Guerra intestina in Vaticano Cacciato il presidente dello Ior. Arrestato il maggiordomo del papa La destituzione il 24 maggio di Ettore Gotti Tedeschi, il presidente dell'Istituto opere di religione (Ior), la potente e discussa banca del Vaticano, seguita il giorno seguente dall'arresto del maggiordomo personale del papa, Paolo Gabriele, con l'accusa di essere responsabile della fuga di documenti riservati della "santa sede" pubblicati da alcuni giornali, ha portato alla superficie uno scenario di lotte di potere, di complotti, di ricatti e di veleni che infuria tra le alte gerarchie ecclesiastiche, tanto che lo stesso Ratzinger ha dovuto ammettere l'esistenza di un "vento che scuote la casa di Dio". Secondo le accuse, in casa di Paolo Gabriele sarebbe stata trovata "una mole ingente di carte riservate" con tutta l'attrezzatura occorrente per fotocopiarle. Sarebbe lui il famigerato "corvo" di cui si parla da mesi che avrebbe passato documenti appartenenti ai più stretti collaboratori del papa al giornalista de "Il Giornale" Gian Luigi Nuzzi, parte dei quali li ha pubblicati anche in un suo recente libro, e ad un giornalista de "Il Fatto Quotidiano". Tuttavia la fuga di notizie dalle mura vaticane, e perfino dagli appartamenti privati del papa, sta continuando anche dopo l'arresto del suo maggiordomo, come risulta da documenti riservati fatti pervenire al quotidiano "La Repubblica", il che fa pensare che Gabriele sia solo un capro espiatorio o che i "corvi" siano più d'uno, più probabilmente un gruppo di persone, tra cui presumibilmente alcuni alti prelati, che si muovono in forma organizzata per condurre un attacco agli attuali assetti di potere nella ristretta cerchia che circonda Benedetto XVI. Questo comunque è lo scenario che uno dei sedicenti "corvi" ha descritto in un'intervista anonima a "La Repubblica", spiegando che il loro obiettivo sarebbe quello di "proteggere il papa" dalla troppa invadenza e dalle trame di potere di alcuni dei suoi più stretti collaboratori, e in particolare il potente segretario di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, troppo soggetto a influenze politiche e massoniche, e il segretario particolare del papa, George Gaenswein. Quanto a Gotti Tedeschi, le motivazioni ufficiali della sua destituzione da parte del Consiglio di sovrintendenza dello Ior attengono tutte a questioni inerenti una gestione negligente e poco trasparente della banca, ma in realtà, oltre all'accusa velata di essere anche lui responsabile di fughe di notizie (che l'accusato però respinge con minacce di querela), alla base del suo siluramento ci sarebbero questioni ben più sostanziose, legate ai suoi difficili rapporti con Bertone e ad alcune vicende finanziarie in cui è coinvolta la banca vaticana, nonché ai mutamenti che starebbero intervenendo negli equilibri tra le lobby che si contendono l'influenza sul papato: in particolare, come uomo dell'Opus dei, amico di Tremonti e vicino a Comunione e liberazione, Gotti Tedeschi avrebbe fatto le spese del declino di quest'ultima a favore del movimento dei Focolarini attualmente in ascesa. I contrasti tra Bertone e Gotti Tedeschi sulla gestione dello Ior Altre interpretazioni parlano invece di un contrasto con Bertone, che si sarebbe opposto al suo tentativo di riportare trasparenza nelle finanze vaticane dopo la stagione degli scandali in cui era precipitato lo Ior sotto la direzione di Marcinkus, e in particolare di portare fuori lo Ior dalla lista nera dei cosiddetti "paradisi fiscali". Ratzinger e Gotti Tedeschi avrebbero spinto per la trasparenza, ma alla fine Bertone sarebbe riuscito ad insabbiare tutto, riducendo i poteri dell'Aif, l'autorità che vigila sul riciclaggio. Una lettera del suo presidente, cardinale Nicora, pubblicata da "Il Fatto", aveva infatti messo in luce un aspro scontro con Bertone che premeva per un'interpretazione meno estensiva e retroattiva delle norme antiriciclaggio allo Ior. C'è anche da dire, però, che Gotti Tedeschi risulta indagato dalla procura di Roma per violazione delle norme antiriciclaggio in ordine a una vicenda di 23 milioni di euro dello Ior che dovevano essere trasferiti all'estero da una sede romana del Credito artigiano. Un'altra vicenda che avrebbe fatto precipitare lo scontro tra l'ex presidente dello Ior e il cardinale Bertone è quella del fallito salvataggio del San Raffaele di Milano, dopo la bancarotta della gestione di don Verzè. Bertone avrebbe voluto acquistarlo e creare un polo ospedaliero d'eccellenza con il Bambin Gesù di Roma, considerato un suo feudo personale, ma pur essendo favorevole in un primo momento, Gotti Tedeschi finì per opporsi considerando troppo oneroso l'esborso per lo Ior, appoggiato in questo dai cardinali Bagnasco e Scola. Altre fonti attribuiscono il suo siluramento alla sua rivalità col banchiere Cesare Geronzi e il pupillo di costui e di Bertone, Marco Simeon, un faccendiere nominato alla direzione delle relazioni istituzionali e internazionali della Rai, sponsor dell'opusdeiana Lorenza Lei alla direzione della Rai, e che si mormora sia addirittura un figlio segreto di Bertone. Sia come sia, Gotti Tedeschi non sembra intenzionato ad uscire facilmente di scena, e fa sapere che se non parla è solo perché non vuole "turbare il santo padre". Per ora, almeno. Con la sua defenestrazione, l'arresto del maggiordomo e la costituzione di una commissione d'inchiesta sui "corvi", Bertone ha vinto questo round ma la guerra intestina per il potere continua, come dimostra la fuoruscita di altri documenti. Anche perché è già iniziata la lotta per la successione di Ratzinger, che è molto vecchio e il cui papato, come ha osservato recentemente il teologo tedesco Hans Küng, assomiglia sempre più a una "corte medievale" che egli non riesce a governare. Gli avversari di Bertone e le rivelazioni del "corvo" Chi sarebbero, secondo questo scenario, gli avversari di Bertone? Si parla del cardinale Mauro Piacenza, prefetto della Congregazione per il clero, stimato dal papa e ritenuto possibile successore alla segreteria di Stato. Si parla del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, le cui divergenze con Bertone datano da tempo, e si parla anche dei cardinali lombardi Scola e Tettamanzi. Quest'ultimo, fra l'altro, secondo le rivelazioni fatte arrivare fuori le mura vaticane, era stato costretto da Bertone alle dimissioni dalla carica di presidente dell'istituto Toniolo, che controlla l'Università cattolica e il policlinico Gemelli, e se ne era lamentato inviando una lettera direttamente al papa per sapere se era vero che fosse stata una sua decisione, come gliel'aveva presentata Bertone. Tra le accuse rivolte dai "corvi" a Bertone attraverso i documenti fatti pervenire al "Fatto" e alla trasmissione "Gli intoccabili" di Nuzzi, oltre alla lettera del cardinale Nicora di cui abbiamo già accennato, c'è anche quella dell'uso disinvolto degli aerei di Stato italiani per i suoi spostamenti. E c'è soprattutto una lettera del segretario del Governatorato della Città del Vaticano, l'arcivescovo Viganò (poi fatto rimuovere da Bertone e inviato come nunzio apostolico a Washington), che denunciava una serie di malversazioni, traffici e complotti in Vaticano, e che a detta di chi ha visto gli originali, dipingeva un segretario di Stato influenzato da personaggi esterni e ambienti massonici che gli tolgono autonomia. Del resto questo bubbone non è certo il primo a esplodere nelle segrete stanze vaticane. Anche senza riandare alla storia bimillenaria della chiesa, costellata di intrighi, scandali, delitti e lotte intestine anche ferocissime e sanguinose, o anche solo alle torbide e criminali vicende dello Ior di Marcinkus, di Sindona, della P2 e di Calvi, basta ricordare gli innumerevoli scandali che hanno coinvolto la "santa sede" negli ultimi 15-20 anni, quelli del berlusconismo e dell'alleanza di potere col neoduce piduista, per rendersi conto di quanto gli intrighi, i complotti, la corruzione e le guerre intestine siano connaturati alla chiesa romana. Si pensi per esempio ai politici e ai faccendieri sempre ben accetti entro le mura vaticane, come Luigi Bisignani, da poco condannato per lo scandalo della P4, che già a suo tempo si occupò di portare la maxitangente Enimont a lavare nelle stanze dello Ior e che curava il conto "Omissis" di Andreotti presso la stessa banca. O a Gianni Letta, che Bertone definisce "il nostro ambasciatore presso lo Stato italiano" e la sua corte di corrotti e speculatori, come il "gentiluomo del papa" Angelo Balducci, gran procacciatore di appalti per la banda dei "grandi eventi" di Bertolaso & Co nonché "utilizzatore finale" di un giro di prostituzione maschile all'interno del Vaticano stesso. E si pensi inoltre allo scandalo dell'utilizzo dell'immenso patrimonio immobiliare di Propaganda fide per regali e favori a ministri e uomini politici che poi ricambiavano con altri favori alla chiesa, allo scandalo dei preti e dei vescovi pedofili, alla tuttora irrisolta vicenda del rapimento di Emanuela Orlandi, uccisa probabilmente dalla banda della Magliana, ma la cui verità, a detta degli stessi inquirenti, è sicuramente ben conosciuta entro le mura vaticane. E così via. In ogni caso c'è da attendersi verosimilmente che questa destabilizzante vicenda sia destinata ad avere ulteriori sviluppi, almeno fin quando la resa dei conti interna non si sarà conclusa con un riassetto stabile degli equilibri di potere tra le alte gerarchie vaticane. 6 giugno 2012 |