Vendola congela la legge sulla ripubblicizzazione dell'Acquedotto pugliese La ripubblicizzazione dell'Acquedotto pugliese (Aqp) era stato uno dei punti principali del programma sul quale il neoliberale e presidenzialista Nichi Vendola nel marzo scorso aveva chiesto all'elettorato di sinistra la riconferma a governatore della Puglia. Un punto che doveva essere realizzato addirittura entro i primi cento giorni di governo e che invece giace nel limbo del dimenticatoio. Si ricorderà che l'acquedotto pugliese, il più grande d'Europa, fu trasformato in società per azioni (spa) a totale capitale pubblico nel 1999 dall'allora governo del rinnegato D'Alema. Vendola aveva promesso la sua ripubblicizzazione già al primo mandato e allo scopo aveva presentato in pompa magna la decisione di nominare, nell'aprile 2005, presidente della Aqp Spa Riccardo Petrella. Proprio Petrella si dimetterà nel novembre 2007 perché, come sostenne allora, "Non sono riuscito a ripubblicizzare nulla", e aggiungeva: "la maggioranza regionale punta a farne una holding mondiale come Acea". Dopo le dimissioni di Petrella per ben due anni il comitato pugliese "Acqua bene comune" non ha avuto alcun contatto con la giunta regionale. Anzi nel febbraio 2009 iniziano da parte di correnti del PD pressioni per vendere tutto ai privati. In più il comune di Bari si candida a ospitare il World Water Forum, il vertice promosso e gestito dalle multinazionali dell'acqua e dalla banca mondiale. Ma si avvicinano le elezioni. Nel luglio 2009 Vendola torna ad incontrare i movimenti contro la privatizzazione dell'acqua e avvia con loro un percorso che porterà alla costituzione di un tavolo tecnico paritario (metà esperti della Regione, metà indicati dai movimenti) che partorirà una legge per la ripubblicizzazione dell'acquedotto pugliese. Tale legge stabilisce, fra l'altro, che l'Aqp diventerà un'"azienda pubblica regionale, soggetto di diritto pubblico" gestito con "partecipazione sociale". Il testo doveva essere approvato entro il 31 dicembre dell'anno scorso. Ma dopo una serie di tira e molla con chi addirittura avrebbe voluto cancellare la dicitura "soggetto di diritto pubblico" per lasciare un'ambigua e generica formulazione, i tempi per la sua approvazione non ci sono più. Vendola, a nome della sua coalizione, il 5 marzo 2010 in una conferenza stampa, prende allora l'impegno di ripubblicizzare l'acquedotto entro i primi cento giorni di legislatura. L'11 maggio la giunta approva il testo che però sparisce e riappare solo il 21 luglio quando viene spedito alle commissioni competenti ma a tutt'oggi non sono state ancora calendarizzate le audizioni. Ben che vada se ne riparlerà a dicembre. Intanto l'Aqp annuncia il ridimensionamento di due unità territoriali a Brindisi e a Trani, che comporta l'"esubero" di ben 170 lavoratori. Il Comitato pugliese "Acqua bene comune" chiede la sospensione della "riorganizzazione" visto che un'azienda che è avviata alla ripubblicizzazione non dovrebbe far mancare i presidi sul territorio. A mezzo stampa Vendola fa sapere: "Non rispondo alla lettera del Comitato. Posso soltanto affermare che non siamo in Unione Sovietica". (Sic!). Lasciando intendere che pur essendo il maggior azionista, la regione non intende affatto intervenire, perché secondo il liberista Vendola l'azienda ha diritto di prendere le sue decisioni in piena autonomia. Il Comitato è preoccupato anche del fatto che il comune di Bari, "in pieno accordo con la Regione Puglia" come ha sostenuto l'assessore all'urbanistica Elio Sannicandro, ha di nuovo rilanciato la propria candidatura a sede del World Water Forum, che ha come obiettivo esplicito di diffondere la visione dell'acqua come bisogno e bene economico, nonché quello di costruire i presupposti per la privatizzazione dei servizi idrici. E pensare che Vendola si vantava di voler fare della Puglia "il luogo, aperto su tutto il Mediterraneo, di una Accademia internazionale dell'Acqua bene comune". 13 ottobre 2010 |