Al congresso di fondazione di Sel Vendola sguazza nel pantano del capitalismo L'anticomunismo è la stella polare del rinnegato presidenzialista e neoliberale. L'imbroglione di Terlizzi aspira ad essere il leader dei partiti della "sinistra" borghese Dal 22 al 24 ottobre, si è tenuto al teatro Saschall di Firenze il congresso di fondazione di "Sinistra, ecologia, libertà" (SEL) che conclude un percorso iniziato nel gennaio 2009 quando Nichi Vendola uscì dal PRC dopo aver tentato la spallata plebiscitaria al 7° congresso che invece elesse segretario Paolo Ferrero. SEL mette insieme il Movimento per la sinistra di Vendola, Sinistra Democratica di Claudio Fava e Fabio Mussi, Unire la sinistra di Umberto Guidoni (ex PdCI) e l'Associazione Ecologisti guidata da Loredana De Petris. SEL è l'erede del cartello elettorale "Sinistra e libertà" nato il 16 marzo 2009 in vista delle elezioni europee, che comprendeva anche la Federazione dei Verdi (fino all'ottobre 2009) e il Partito socialista italiano (fino al novembre 2009). Strada facendo ha dunque perso qualche pezzo, ma non è detta l'ultima parola. SEL nasce infatti come un partito a tempo, già pronto a morire per lasciare spazio a un partito ancora più largo. Vendola ha spiegato che SEL non è un fine ma uno strumento, il "seme che può morire per far nascere la pianta" perché "bisogna tenere le porte aperte a tutti". Successivamente, in un'intervista a "Gli Altri" del 29 ottobre, Vendola ha precisato qual è il suo vero obiettivo: "L'obiettivo è costruire la sinistra del futuro: plurale, popolare e innovativa". Insomma, una "sinistra" borghese che Vendola si candida a guidare. Ispirato all'anticomunismo SEL non si presenta neanche formalmente come un partito proletario e comunista. Vendola sguazza beatamente nel pantano del capitalismo e non gli passa nemmeno per l'anticamera del cervello di metterlo in discussione dalle sue fondamenta. I "principi fondamentali" di SEL, scritti nel suo documento congressuale, sono infatti: "pace e non violenza, lavoro e giustizia sociale, sapere e riconversione ecologica dell'economia e della società". Tutt'al più Vendola nel suo discorso iniziale si è spinto a chiedere un "nuovo modello sociale e di sviluppo", riesumando un vecchio e logoro slogan riformistico. La verità è che la stella polare che guida il rinnegato presidenzialista e neoliberale Vendola è proprio l'anticomunismo. "Non potevamo chiamarci solo la sinistra perché è un concetto che non comprende in sé gli altri due: sinistra ha significato anche industrializzazione sfrenata, gulag e carri armati", ha sostenuto. E ancora: "L'uscita dallo stalinismo, e dalla sua pedagogia manipolatoria è stato uno dei momenti più belli della nostra vita". Fatto sta che finisce con mettere sullo stesso piano i diritti di Israele e quelli del martoriato popolo palestinese; i diritti degli operai di Melfi e quelli degli imprenditori "di buona volontà". Anche sul piano organizzativo Vendola prende decisamente le distanze da una concezione classica e bolscevica del partito del proletariato. Occorre, dice, "innovare la forma partito, andare oltre le logore modalità novecentesche". Detto fatto. A SEL ci si può iscrivere solo on-line: basta riempire un modulo di adesione via internet, fornire i dati della carta di credito e il gioco è fatto. La tessera arriva a casa. E infatti è già stato denunciato a Cosenza lo scandalo della lievitazione degli iscritti alla vigilia del congresso. La verità è che Vendola ha abbandonato la concezione del partito bolscevico per sposare quella classica del regime neofascista, ossia la concezione del partito del presidente. Non è certo un caso che nel simbolo di SEL, che faceva bella mostra sul podio del congresso, c'è la scritta "Con Vendola" in perfetto stile presidenzialista e berlusconiano. Così come risponde a questa stessa concezione il fatto che Vendola in persona, appena eletto presidente (e portavoce, come indica lo statuto) ha preso la parola per assicurarsi il diritto di cooptare successivamente nell'Assemblea nazionale le personalità, le "risorse" del partito rimaste fuori dal listone bloccato di 250 membri. In sostanza il diritto di farci entrare di forza i suoi pupilli che ne sono risultati trombati come l'ex braccio destro di Bertinotti, Alfonso Gianni, o la giornalista de "il manifesto" Giuliana Sgrena. Vendola chiede ai suoi di lasciare la bandiera rossa, per impugnare quella della "bellezza". "Compagni, - li esorta - dobbiamo smettere di perdere bene tutte le battaglie. Dobbiamo vincere, e vincere bene. E la prima parola per farlo, per tenere insieme tutto, sarà bellezza. Bellezza nelle relazioni, la bellezza dell'incontrarsi tra il mondo vivente e non vivente, bellezza nello scoprirsi gay e nel riuscire a dirlo rompendo il silenzio che ti fa paura". La bellezza, prosegue, "che non è il giovanilismo, ma le ferite del tempo che ci consuma, non sono gli Olimpi pacchiani a metà tra Dioniso e Apicella". E in questa constatazione c'è il massimo della "critica" a Berlusconi che ancora una volta si guarda bene dal denunciare come il nuovo Mussolini continuando a sottovalutarlo e al massimo a sbeffeggiarlo. Presidenzialista e predicatore cattolico Da Berlusconi Vendola ha assimilato la vena populista, il narcisismo, il personalismo e il presidenzialismo. E proprio come Berlusconi egli si presenta, non solo metaforicamente, come il nuovo "messia", l'"unto del signore" chiamato a risollevare le sorti della "sinistra" borghese. "Non sono il presidente di un piccolo partito ma di una grande speranza. C'è un'Italia migliore. La politica la voglio vivere per strada", ha annunciato pomposamente. I suoi discorsi più che interventi congressuali, specie di un partito di "sinistra", sembrano omelie domenicali per quanto evocano nel linguaggio, nelle metafore, nei simboli, il lessico e il patrimonio biblico e cattolico. Era già successo agli Stati generali delle "fabbriche di Nichi" del luglio scorso quando Vendola aveva teorizzato la necessità di un nuovo "umanesimo" di chiaro stampo borghese e cattolico. Ma al congresso ha raggiunto l'apoteosi della retorica cattolica. È come se l'imbroglione di Terlizzi finalmente fosse uscito allo scoperto e si fosse mostrato fino in fondo per quello che è sempre stato, riconciliandosi finalmente con la sua vera natura di prete mancato. Il suo discorso finale che così esordisce: "Ci eravamo smarriti, ci siamo ritrovati", prosegue rivolto in gran parte, e non solo strumentalmente, al mondo cattolico. "Tra le mie tante diversità che vi dovete beccare c'è anche la fede religiosa", sostiene Vendola. "Non intendo certo nascondere la mia fede religiosa, è stata la culla della mia vita". Col mondo cattolico vuol tenere "aperta la porta anche quando la discussione diventa aspra: guai rispondere con vecchie pulsioni anticlericali, con la Chiesa voglio parlare anche dei temi eticamente sensibili". Parla di "Gesù cristo che ci ha insegnato che la storia è il potere dei segni (il legno e i chiodi della croce) e non il segno del potere". Si spinge fino a discettare del "vivente non umano", "non esistono solo le persone ma anche gli animali e le piante che vanno rispettate". Cita persino l'ex presidente democristiano Aldo Moro che "se fosse vivo direbbe di considerare la piazza Fiom una risorsa per il futuro". Aspirante leader dei partiti della "sinistra" borghese Vendola non nasconde certo la sua ambizione di diventare il leader dei partiti della "sinistra" borghese. "Sogno un compromesso tra le forze centriste e di sinistra sulle riforme possibili", ha detto. Un'alleanza che vada dalla Federazione della sinistra, a cui manda a dire che "è finita l'epoca dei risentimenti, iniziamo quella dei sentimenti", all'UDC di Casini, passando ovviamente per il PD di Bersani e l'IDV di Di Pietro. Vendola, che in un incontro diretto con Bersani si è già dichiarato disponibile a un "governo di scopo" per la "riforma" elettorale, punta alle primarie perché "sono il metodo che consente di allargare il recinto della coalizione e superare la logica identitaria dei voti incrociati. Casini che dice no a Di Pietro, Di Pietro che dice no a Casini. Io dico che entrambi sono importanti in una coalizione e le primarie sono il modo per tenerli insieme e coinvolgerli su questioni importanti". Staremo a vedere quanta corda avrà Vendola nella corsa alla leadership della "sinistra" borghese. Per ora dalla sua ha avuto una vasta campagna politica e mediatica sostenuta fin dalla sua rielezione a governatore da "La Repubblica" e da "l'Espresso" di Scalfari, De Benedetti e Ezio Mauro. Può contare sul sostegno di importanti settori della CGIL, a cominciare dal segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, iscritto e delegato SEL al Congresso, così come di Rossana Dettori, segretaria generale della funzione pubblica, di Francesco Sinopoli della segreteria nazionale dei lavoratori della conoscenza, e di Betty Leone (ex SPI-CGIL). Vendola ha inoltre tessuto intensi rapporti di collaborazione con esponenti "ultrasinistri" dei centri sociali come Luca Casarini, Nunzio D'Erme e Andrea Alzetta, detto "Tarzan", di Action. E non manca chi tifa per lui persino tra i padroni e nella destra fascista e massonica, a cominciare dai finiani di Farefuturo. Comunque, al di là di quale sarà il destino di Vendola e il futuro e la durata di SEL, al momento essa rappresenta l'ennesima trappola politica ed elettorale per gli autentici anticapitalisti e fautori del socialismo che ancora non hanno rotto definitivamente con le illusioni elettoraliste, parlamentariste, riformiste e governative. Un'ulteriore manovra della classe dominante borghese e dei suoi servi per riportare l'elettorato di sinistra nell'alveo del "centro-sinistra" e più in generale in quello del regime capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista e interventista. 3 novembre 2010 |