La vera battaglia da fare contro Berlusconi Le evidenti difficoltà in cui Berlusconi si dibatte, attaccato da ogni parte per la sempre più grave situazione economica e sociale e per il discredito che i suoi continui scandali gettano sulle istituzioni e sul Paese, alimentano le illusioni su una sua imminente caduta, magari attraverso un colpo di palazzo sul modello del 25 luglio 1943 che portò alla destituzione di Mussolini da parte dei suoi gerarchi nel Gran consiglio del fascismo. Il leader del PD liberale, Bersani, non avendo la forza né il coraggio di chiamare il suo elettorato a scendere in piazza con tutti gli antifascisti e i democratici antiberlusconiani per dare la spallata finale al neoduce e al suo governo neofascista in camicia nero-verde, invoca "qualcuno che gli stacchi la spina", confidando sul fascista ripulito Fini. E si è offerto per un governo "a tempo" con "tutti quelli che ci stanno", da Fini a Vendola e Lega compresa, che gestisca il dopo Berlusconi facendo una nuova legge elettorale e i provvedimenti più urgenti per poi portare il Paese alle urne. Anche la presidente di Confindustria, Marcegaglia, che aveva assaggiato di recente il manganello mediatico del premier, si è fatta interprete della crescente inquietudine per il paranoico distacco dalla realtà di cui egli dà sempre più segno e che va di pari passo col suo sguazzare nel vizio e nella perversione, arrivando ad affermare davanti ai "giovani industriali" riuniti a Capri che "il Paese è in preda alla paralisi e l'iniziativa del governo non c'è in un momento difficilissimo dell'economia". Aggiungendo anche che "bisogna ritrovare il senso della dignità delle istituzioni", perché "ne va anche della nostra credibilità all'estero", con evidente allusione all'ultimo scandalo a luci rosse di Berlusconi in cui era coinvolta anche una minorenne. Anche se si è ben guardata dal mettere in dubbio la sopravvivenza di questo governo e del suo leader, non vedendo all'orizzonte alternative credibili. Ma soprattutto ad alimentare le aspettative di un 25 luglio imminente è stata la convention di Futuro e libertà a Bastia Umbra (Perugia), con i durissimi attacchi di Fini a Berlusconi, sia sul piano politico che morale, e il suo invito a dichiarare la crisi di governo e salire al colle per dare le dimissioni. Questo come passo imprescindibile per formare un altro governo, con dentro anche l'UDC di Casini e con un'agenda e un programma tutti da ridiscutere, col quale il premier possa sperare di portare a termine la legislatura. Passo in assenza del quale - ha sottolineato Fini - FLI ritirerà la sua delegazione dall'attuale governo e gli darà solo un "appoggio esterno". Le illusioni della "sinistra" borghese L'ultima sfida di Fini a Berlusconi ha fatto sognare la "sinistra" borghese, che vede nel fascista ripulito - stante lo smarrimento e la balcanizzazione del PD - l'unico oggi in grado di liberare il Paese da Berlusconi, a giudicare dall'editoriale di Massimo Giannini su La Repubblica dell'8 novembre dall'eloquente titolo "È arrivato il 25 Aprile". Dando ormai per imminente la caduta di Berlusconi ("questione di ore, tutt'al più di giorni"), il vicedirettore del quotidiano di De Benedetti, Scalfari e Mauro si spinge fino ad affermare: "Sembra impossibile, eppure il 25 Aprile è arrivato davvero. Gianfranco Fini chiude il sipario su Berlusconi e sul berlusconismo". Sullo stesso terreno illusorio e fuorviante si era spinto ancor prima della convention perugina il trotzkista Valentino Parlato su il manifesto del 3 novembre, sia pure paventando che la caduta di Berlusconi, se ci sarà, potrebbe essere "un 25 luglio senza un 25 aprile". Ma subito dopo auspicava che "si voti il 25 aprile del 2011, festa della Liberazione. Un 25 luglio non ci basta, ed è anche pericoloso". Insomma, se La Repubblica auspica un nuovo 25 Aprile guidato dal fascista ripulito Fini per far vincere la "destra borghese presentabile" su quella impresentabile di Berlusconi, Il Manifesto ne auspica uno elettoralistico e parlamentare per far vincere la sempre più smarrita "sinistra" borghese: non si sa quale delle due versioni di stravolgimento di questa fulgida data sia la più assurda e mistificatoria. Certo che un nuovo 25 Aprile è necessario e urgente, per buttare giù il nuovo Mussolini e per fermare la macelleria sociale e le controriforme neofasciste, presidenzialiste, federaliste, liberiste e razziste che sta infliggendo al Paese; ma serve un 25 Aprile autentico, attraverso la lotta di massa nelle piazze e animata dallo stesso spirito antifascista dei partigiani, e non quello illusorio, ambiguo e fuorviante coltivato dalla "sinistra" borghese inclusi i trotzkisti, che sperano solo in un crollo del neoduce sotto il peso dei suoi scandali, o sotto i colpi della magistratura, o per un colpo di palazzo di qualcuno all'interno del "centro-destra" come Fini che lo faccia cadere togliendogli l'appoggio. Inefficacia della "battaglia morale" Eppure costoro dovrebbero avere imparato che queste strade non portano a nulla. Quante volte in questi anni hanno dato il neoduce già spacciato e la sua stagione giunta alla fine, e invece costui si è sempre ripreso e rafforzato più che mai? Le campagne sui suoi scandali sessuali lasciano il tempo che trovano, come ha già dimostrato il precedente caso Noemi, e così sta accadendo con l'ultimo scandalo, quello di Ruby. Il premier depravato e puttaniere se ne strabatte delle accuse di circondarsi di prostitute, anche minorenni, anzi lo rivendica come un suo diritto alla "carne fresca" e al relax; e i suoi gerarchi gli fanno il coro rinfacciando ai "moralisti" della "sinistra" borghese di venerare "icone" non meno puttaniere come Kennedy e Mitterrand. Anche la chiesa, sempre pronta a scagliare anatemi moraleggianti contro l'aborto, l'eutanasia, l'omosessualità, le coppie di fatto ecc., diventa "stranamente" silenziosa se non ipocritamente compiacente e perdonante quando si tratta dei vizi del nuovo Mussolini, bestemmie e orge comprese. Nel nulla sono andate a finire le accuse di "abuso di potere" per le pressioni sulla Questura di Milano, e altrettanto succederà per la convocazione del premier davanti al Copasir presieduto da D'Alema, che il PD ha voluto invocando la questione della "sicurezza", non avendo null'altro a cui attaccarsi. D'altronde lo stesso Napolitano, che la "sinistra" borghese e i trotzkisti esaltano come un baluardo a difesa della Costituzione e contro gli assalti di Berlusconi, in realtà anche in questo frangente ha fatto da sponda al neoduce, auspicando come ha fatto il 3 novembre all'inaugurazione di una mostra sul Risorgimento, che "anche nell'Italia di oggi, di fronte a tante tensioni che sono in qualche misura fisiologiche, ma lo sono solo in qualche misura, non esageriamo, prevalesse sempre il senso dell'unità che abbiamo conquistato": un chiaro richiamo a tutti, il suo, ad abbassare i toni e lasciar governare Berlusconi per tutta la legislatura, in modo da evitare le elezioni anticipate, che il rinnegato del Quirinale, in sintonia con la Confindustria, non fa mistero di considerare la peggiore delle iatture. Per un autentico 25 Aprile Quanto a Fini si vedrà se farà seguire alle parole i fatti raccogliendo il cerino da Berlusconi, che lo ha sfidato a farlo cadere in parlamento e ostenta sicumera forte del sostegno di Bossi, oppure cercherà di prendere ancora tempo per rafforzarsi prima delle elezioni che tutti danno per quasi certe in primavera. La "sinistra" borghese lo spera, ma su un fatto di sicuro non ci piove: egli non lavora certo per essa o per il "bene" delle istituzioni e del Paese, ma per realizzare le sue grandi ambizioni politiche, che nell'immediato puntano a logorare Berlusconi, rafforzarsi a sue spese e guadagnarsi sempre più il favore della destra borghese, che finora ha puntato tutto sul neoduce ma che adesso comincia a guardarsi intorno; e a medio-lungo termine puntano a contendere a Berlusconi l'egemonia del "centro-destra" e la stessa conquista del Quirinale: "Abbiamo grandi ambizioni, nessun traguardo ci è precluso", si è non per nulla confessato il presidente della Camera alla convention umbra. Quindi se Berlusconi cadesse per mano sua il Paese cascherebbe dalla padella nella brace continuando la sua deriva a destra. Magari più lentamente e in maniera più "condivisa" con la "sinistra" borghese, forse, ma non si tratterebbe certo di un'inversione di rotta di segno democratico e antifascista. La vera battaglia contro Berlusconi non può essere perciò condotta dall'interno del palazzo, ma dal di fuori e contro di esso, nelle piazze e attraverso la lotta di massa. Il nuovo Mussolini va buttato giù con la lotta di piazza, con un autentico nuovo 25 Aprile sull'esempio della gloriosa Resistenza e dell'eroica rivolta antifascista e anticapitalista del Luglio '60. Solo così le masse saranno le protagoniste coscienti di una svolta politica vera e potranno imporre al governo che verrà dopo di cancellare tutte le leggi e i provvedimenti antipopolari, liberisti, neofascisti, presidenzialisti, federalisti, razzisti e interventisti di Berlusconi e dei precedenti governi, compresi quelli di "centro-sinistra" di Prodi, D'Alema e Amato. Diversamente, se Berlusconi dovesse cadere non sotto i colpi delle masse in rivolta ma per manovre politiche, e anche non considerando un suo sempre possibile ritorno al potere, ci sarebbe al massimo solo un cambio della guardia tra un governo borghese e un altro; magari un nuovo governo di "centro-destra" più "presentabile" e aperto al centro, magari perfino un nuovo governo della "sinistra" borghese, o comunque con il suo appoggio. Ma il regime neofascista plasmato dal nuovo Mussolini resterebbe intatto; e pur con forme e tempi diversi continuerebbero la macelleria sociale e le controriforme neofasciste, presidenzialiste e federaliste: lo stesso film che le masse hanno già visto facendo l'amara esperienza del secondo governo Prodi. 10 novembre 2010 |