Bankitalia accusa Verdini di conflitto di interessi da 60 milioni di euro Il coordinatore del Pdl è accusato anche di gravi carenze antiriciclaggio al Credito cooperativo fiorentino Gli accertamenti ispettivi condotti dalla Banca d'Italia presso il Credito Cooperativo Fiorentino (Ccf) dal 25 febbraio al 21 maggio scorsi hanno evidenziato "gravi carenze" degli organi aziendali, in particolare carenze sotto il profilo dell'antiriciclaggio, con "totale accentramento dei poteri" nella figura dell'allora presidente Denis Verdini (coordinatore nazionale del Pdl) ed "estesi profili" di potenziale "conflitto di interessi" dello stesso Verdini con quelli della banca, per affidamenti pari a 60,5 milioni di euro. Sono le motivazioni contenute nella delibera 553 con cui gli organi ispettivi di Bankitalia il 27 luglio hanno chiesto ed ottenuto dal ministro dell'Economia e dalla Segreteria del Comitato interministeriale per il credito e il risparmio (Cicr) il commissariamento del Credito Cooperativo Fiorentino sempre più crocevia finanziario dell'inchiesta sulla cosiddetta "P3", tanto da costringere il presidente Verdini a fare "un passo indietro" e a rassegnare le dimissioni dalla guida della banca fiorentina. In particolare, gli ispettori di Bankitalia hanno rilevato "una ampia deviazione della gestione aziendale dai canoni propri del modello mutualistico", con gravi riverberi su altri profili. L'Istituto di Vigilanza ha riscontrato "gravi anomalie ed irregolarità nelle relazioni creditizie hanno condotto ad una elevata lievitazione dei livelli di concentrazione e di deterioramento della qualità degli impieghi" e all'accentuarsi di rischi di carattere operativo. Le criticità gestionali, inoltre, "hanno determinato il sostanziale azzeramento della capacità reddituale" dell'istituto. Durante gli accertamenti è stata appurata l'esistenza di un esecutivo della banca "scarsamente autorevole" e di un collegio sindacale "privo di sufficiente indipendenza". Il governo societario è risultato "totalmente accentrato" nelle mani del presidente Denis Verdini (che era in carica dal 1990), "principale fautore della politica di espansione creditizia verso clientela di grandi dimensioni, fra cui rientrano anche iniziative riconducibili al suo gruppo familiare", in contrasto con le indicazioni che in passato erano venute dall'istituto di Vigilanza e con le stesse "linee strategiche elaborate per il triennio 2008-2010, che prevedevano la diversificazione del portafoglio crediti a favore delle famiglie e delle piccole e medie imprese". Bankitalia ha, inoltre, rilevato che Verdini "risulta indagato in diverse sedi giudiziarie in relazioni a ipotesi di corruzione e riciclaggio, in concorso con uno dei titolari del gruppo Fusi-Bartolomei, gruppo imprenditoriale principale affidato della banca, al quale il dott. Verdini risulta legato da relazioni d'affari". Inoltre, sempre secondo Bankitalia, Verdini "ha omesso di fornire piena informativa, ai sensi dell'articolo 2391 del codice civile, circa la sussistenza di propri interessi potenzialmente in conflitto con quelli della banca, per affidamenti complessivamente ammontanti a euro 60,5 milioni", riconducibili ad iniziative sia in ambito editoriale, sia in ambito immobiliare, "in parte connotate da situazioni di difficoltà finanziaria". Rilievi sono mossi anche all'ex direttore generale dell'istituto fiorentino, ampiamente tollerante "nei confronti delle condotte palesemente anomale" dei principali clienti. "Prive di approfondimento - accusa ancora l'Istituto di Vigilanza - sono rimaste talune operazioni volte ad effettuare, con modalità anomale e in assenza di registrazioni nell'Archivio Unico Informatico, il trasferimento di un importo di 500 mila euro in favore di due clienti classificati a sofferenza", uno dei quali sottoposto a indagini per riciclaggio. Inoltre, "solo nel corso degli accertamenti ispettivi" e in seguito all'avvio di indagini giudiziarie, il Credito Cooperativo Fiorentino "ha provveduto a segnalare i versamenti per complessivi 800 mila euro in favore di una delle società editoriali riconducibili al dott. Verdini, effettuati nel periodo giugno-dicembre 2009 da soggetti non conosciuti, interessati in iniziative economiche di dimensioni modeste o da tempo cessate". Verdini ha già sostenuto che quel versamento di 800 mila euro rientrava in un'operazione da 2,6 milioni di aumento di capitale del Giornale della Toscana. 1 settembre 2010 |