Bruxelles Il vertice Ue adotta tre misure nel tentativo di salvare l'euro Ampliato il fondo salva-Stati. Ricapitalizzazione delle banche. Dimezzato il debito della Grecia C'è voluto un lungo percorso, iniziato il 22 ottobre con l'incontro tra Angela Merkel e Nicolas Sarkozy per mettere a punto l'intesa che l'asse franco-tedesco ha portato il giorno seguente sul tavolo del vertice di Bruxelles dei 27 capi di Stato e di governo dell'Unione europea (Ue), vertice che ha avuto una appendice nel pomeriggio del 26 ottobre e l'atto finale nella riunione notturna dell'eurogruppo per far sì che i governi europei si impegnassero sulle tre misure che dovrebbero consentire loro di salvare l'euro: il dimezzamento del debito greco, la ricapitalizzazione delle banche e l'ampliamento del fondo salva stati. Ovvero il tamponamento della principale falla che rischia di dare il via all'effetto domino e di trascinare alla bancarotta altri paesi e l'euro, la crisi della Grecia; l'irrobustimento delle banche, a partire da quelle francesi e tedesche piene di titoli di stato greci, affinché possano assorbire la botta del dimezzamento dei titoli di Atene senza innescare altri capitomboli; un salvagente più efficace per sostenere gli altri paesi in difficoltà, dal Portogallo all'Irlanda, dalla Spagna all'Italia. I cinque paesi sono elencati uno per uno nel documento finale del vertice con sotto la lista della cose ancora da fare secondo la ricetta liberista che punta a rafforzare la crescita economica attraverso controriforme sociali dal carattere strutturale e la demolizione dei diritti dei lavoratori. Sono i diktat della Ue cui devono sottomettersi i paesi in difficoltà se vogliono ricorrere agli aiuti finanziari. Nel pomeriggio del 26 ottobre, i 27 paesi europei trovavano un accordo per la ricapitalizzazione delle banche e lasciavano i veri nodi del summit ai rappresentanti dei 17 paesi dell'eurozona. Solo alle 4 del mattino il presidente del consiglio europeo Herman Van Rompuy poteva annunciare che "un accordo su un piano globale è stato trovato" e il presidente francese Sarkozy poteva dichiarare che "se avessimo lasciato cadere la Grecia, dopo sarebbe toccato all'Italia. E poi sarebbe stata la fine dell'Europa. Con l'intesa si è evitata una catastrofe inimmaginabile". Il piano Ue prevede che le banche e i fondi privati che hanno i titoli greci si accollino il 50% di perdite sul valore nominale, un carico di 257 miliardi di euro. Di conseguenza il debito greco scende al 120% del prodotto interno lordo (pil), dall'attuale 166%, un livello che i partner europei sperano possa essere gestito con minori difficoltà dal governo di Atene che dopo le ultime stangate altro non aveva da spremere se non la svendita delle bellezze del paese. In parallelo i paesi dell'eurozona hanno deciso di portare il capitale del fondo salva stati, l'Efsf, a mille miliardi di euro; il fondo ne ha spesi finora meno di 200 a favore di Grecia, Irlanda e Portogallo. Queste misure si aggiungono a quella della ricapitalizzazione delle banche, decisa nel vertice a 27. Si tratta di circa 70 banche europee che dovranno venire ricapitalizzate, per raggiungere la quota del 9% del capitale coperta da fondi propri entro il prossimo 30 giugno. L'Efsf interverrà con 30 miliardi per le banche greche, le altre dovranno cercarsi i soldi sul mercato. Una misura che non è detto funzioni dato che le banche più in difficoltà sono quelle italiane che hanno bisogno di 14,8 miliardi di euro di ricapitalizzazione e quelle spagnole cui servono 26,2 miliardi di euro, e sono quelle dei due paesi più in difficoltà. 2 novembre 2011 |