Al vertice di Bruxelles L'Ue getta le basi per l'indipendenza del Kosovo sotto il suo controllo Intanto invia a Pristina una forza civile e di polizia composta da 1.800 uomini Serbia e Russia si oppongono Al vertice europeo di Bruxelles del 14 dicembre l'Ue ha approvato un documento nel quale afferma che preso atto del fallimento dei negoziati finora condotti fra Serbia e Kosovo farà in pieno la sua parte per accompagnare il processo di transizione in atto verso un nuovo status per la provincia serba a maggioranza albanese. In altre parole ha gettato le basi per arrivare all'indipendenza del Kosovo sotto il suo controllo. Lo ha detto chiaramente il presidente francese Nicolas Sarkozy sottolineando che la questione del Kosovo non è "né della Russia né degli Stati Uniti" ma degli europei. D'accordo con Romano Prodi secondo il quale è stata presa una "importante decisione politica, le cui modalità di esecuzione saranno decise dai ministri degli Esteri in una prossima riunione", che dovrebbe tenersi entro la fine del prossimo mese di gennaio. Da quanto già discusso in sede Ue e Nato si tratterebbe in un primo momento dell'invio di una forza di 1.800 uomini, fra poliziotti, doganieri e magistrati, che dovrebbero affiancare per poi sostituire la missione Unmik dell'Onu che ha amministrato la provincia serba dal 1999. Per ammorbidire l'opposizione della Serbia alla realizzazione dell'indipendenza del Kosovo i 27 hanno dichiarato di voler accelerare il percorso di avvicinamento di Belgrado alla Ue attraverso la firma dell'accordo di associazione e stabilizzazione e il riconoscimento alla Serbia dello status di Paese candidato all'adesione. La provincia del Kosovo abitata a maggioranza albanese, secondo la Risoluzione dell'Onu numero 1244 approvata dopo l'intervento militare della Nato contro la Serbia nel 1999, è parte della Federazione Jugoslava che ora non esiste più. Ha un parlamento e un governo autonomi pur restando sotto il protettorato internazionale dell'Onu. E una troika delle Nazioni Unite, composta da Unione Europea, Russia e Stati Uniti, ha avuto il compito di condurre il negoziato fra Kosovo e Serbia per cercare di raggiungere un accordo verso uno status definitivo della regione. Per Pristina il risultato doveva essere l'indipendenza del Kosovo; contraria la Serbia appoggiata dalla Russia. I negoziati sono terminati il 10 dicembre con un nulla di fatto. E con i dirigenti kosovari che annunciavano l'intenzione di procedere verso la proclamazione unilaterale dell'indipendenza. Contrari la Serbia e la Russia. Il governo di Belgrado non ha nessuna intenzione di mercanteggiare l'ingresso della Serbia nell'Unione europea in cambio del riconoscimento dell'indipendenza del Kosovo ha sostenuto il vicepremier Bozidar Djelic dopo le decisioni del vertice europeo di Bruxelles. Mentre il ministro serbo per il Kosovo, Slobodan Samardzic, ha ribadito che "quale che sia lo sbocco dei negoziati, il Kosovo resterà per sempre parte della Serbia". Anche il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha ammonito chi "appoggia l'indipendenza del Kosovo pensi con estrema attenzione alle conseguenze perché in tal caso quegli stessi Paesi violerebbero il diritto internazionale, e noi una violazione del genere non la sosterremo. Provocherebbe una reazione a catena, nei Balcani e in altre parti del mondo". Serbia e Russia non intendono rispettare la volontà della maggioranza albanese del Kosovo che vuole l'indipendenza. Su cui la Ue imperialista, d'intesa con gli Usa, vuole mettere il cappello. 19 dicembre 2007 |