Sulla base di un compromesso Berlino-Parigi Il vertice europeo vara gli aiuti alla Grecia Intervento Fmi e prestiti bilaterali "Abbiamo bisogno di una decisione al vertice su come affrontare il caso Grecia, o l'incertezza continuerà. Non possiamo andare avanti così, perché questo minaccerebbe la stabilità dell' area euro", sosteneva il 23 marzo il presidente della Commissione Barroso alla vigilia del vertice di Bruxelles che si sarebbe aperto il 25, e nel quale, dopo settimane di discussioni con la Germania in particolare restia a cacciare un soldo, l'Unione europea è stata costretta, per salvare l'euro, a rispondere alle disperate invocazioni di aiuto del premier ellenico Georgio Papandreou. Il governo socialista di Atene ha fatto la sua parte col varo di una pesantissima stangata, osteggiata dai lavoratori con tre scioperi generali, e continuava a bussare cassa ai partner europei. L'accordo definito a Bruxelles prevede la richiesta di un aiuto finanziario di 10 miliardi al Fondo monetario internazionale (Fmi), che già si era detto disponibile dopo le misure antipopolari varate dal governo Papandreou, e aiuti bilaterali, se saranno necessari, da parte dei paesi dell'euro che si sono impegnati a concedere ulteriori prestiti per circa 15 miliardi, in proporzione alle quote di ciascun paese nella Banca centrale europea (Bce). La soluzione del ricorso al Fmi, controllato dagli Usa, non è piaciuta ai vertici della Bce, a partire dal responsabile il francese Trichet, che avrebbero voluto una soluzione europea. L'ipotesi di discutere di un Fondo monetario europeo che avrebbe avuto il compito di aiutare i paesi del Vecchio continente in difficoltà finanziarie è stata al momento accantonata ma non è detto che non torni di attualità soprattutto se altri paesi dell'eurozona si troveranno in difficoltà. Il compromesso di Bruxelles è stato messo a punto nell'incontro del pomeriggio del 25 marzo tra la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy. All'intesa tra Berlino e Parigi ha contribuito anche il Presidente della Ue Herman Van Rompuy e solo in parte quello della Bce, Jean-Claude Trichet. Un piatto servito già confezionato nella cena del 25 marzo ai partner dell'eurogruppo. La Grecia ha bisogno di raccogliere entro due mesi oltre 20 miliardi di euro per finanziare il suo debito pubblico. La quota che potrebbe coprire il Fmi arriverebbe a un massimo di 10 miliardi, con un tasso di interesse dell'1,5% contro il 6,3% richiesto dal mercato finanziario cui si è rivolto il governo greco. Con questo contributo Atene risparmierà mezzo miliardo in interessi. Se l'intervento del Fmi non fosse sufficiente, interverrà la Bce. In ogni caso si tratta di finanziamenti destinati non a risollevare l'economia della Grecia quanto a tranquillizzare i detentori del debito greco, che sono soprattutto le banche francesi, tedesche e svizzere. Che tremano di fronte alla prospettiva di un fallimento della Grecia: le banche francesi hanno titoli greci per 79 miliardi di dollari, una cifra simile a quelli delle banche svizzere mentre gli istituti tedeschi hanno titoli per 43 miliardi. E non solo, accanto ai titoli greci, le banche hanno anche quelli di Portogallo, Spagna e Irlanda, gli altri paesi dell'eurozona in difficoltà. In totale l'esposizione franco-tedesca sul debito dei quattro paesi è stimata sopra i 900 miliardi di dollari. 31 marzo 2010 |