La procura di Busto Arsizio accusa sei dirigenti della società Il vertice Finmeccanica indagato per corruzione e istigazione alla corruzione Tangenti per 51 milioni per la vendita di elicotteri Agusta in India. L'ex manager Borgogni ha dichiarato ai Pm: "L'ascesa di Orsi in Finmeccanica è avvenuta grazie al pagamento di una tangente di 10 milioni alla Lega Nord e a Comunione e Liberazione" Che aspetta Monti a dimissionare l'amministratore delegato di Agusta? I clamorosi sviluppi inerenti il vorticoso giro di tangenti targate Finmeccanica chiamano direttamente in causa il governo Monti e svelano tutte le malefatte dei massimi vertici della holding di Stato che il 13 ottobre sono finiti nel registro degli indagati della Procura di Busto Arsizio con accuse gravi e infamanti di corruzione internazionale e istigazione alla corruzione. Da un'informativa del Nucleo operativo ecologico dei carabinieri (Noe) trasmessa prima alla procura di Napoli, che aveva avviato l'inchiesta, e poi a quella di Busto Arsizio che l'ha ereditata per competenza territoriale, emerge la prova documentale del pagamento di tangenti per 51 milioni per la fornitura di 12 elicotteri Agusta Westland (controllata Finmeccanica) alla polizia indiana, un affare da 556 milioni concluso dall'allora amministratore delegato di Agusta, Giuseppe Orsi. Orsi è indagato insieme a Bruno Spagnolini, suo successore in Agusta, e ai dirigenti Attilio Garavaglia e Luciano Fava e i tre intermediatori esteri, lo svizzero-americano Ralph Haschke, l'italo svizzero Carlo Gerosa e il britannico Christian Michel. A inguaiare Orsi è stato l'ex manager di Finmeccanica Lorenzo Borgogni (travolto da altre inchieste) che il 15 novembre 2011 confessò ai Pm di Napoli che: "L'ascesa di Orsi in Finmeccanica è avvenuta grazie al pagamento di una tangente di 10 milioni alla Lega Nord e a Comunione e Liberazione". Soldi che, a detta di Borgogni, sono stati stornati dalla mega tangente da 51 milioni pattuita affinché Agusta vincesse, nel 2010, l'appalto di fornitura alla polizia indiana. Al momento, l'ex ministro degli Interni e neo caporione leghista Maroni, non risulta indagato, ma a suo carico ci sono oltre alle dichiarazioni di Borgoni che lo indica come lo sponsor politico di Orsi anche alcune intercettazioni di almeno tre telefonate intercorse con lo stesso Orsi che rivelano lo stretto rapporto di amicizia e di scambio di favori fra i due. Infatti nei dialoghi intercettati si sente Orsi che ad esempio il 3 aprile 2011, giorno della sua nomina ad amministratore delegato di Finmeccanica, ringrazia Maroni per tutto quello che ha fatto per lui; ringraziamenti che si ripetono anche il primo dicembre del 2011, col governo Monti già in carica, quando alle 8 di sera Maroni chiama Orsi per complimentarsi della nomina a presidente di Finmeccanica dopo le dimissioni di Guarguaglini. La scena si ripete il 21 dicembre successivo quando Orsi richiama Maroni e, dopo aver parlato e ringraziato dell'appoggio ottenuto nel nuovo Governo Monti, il neo presidente di Finmeccanica offre all'ex ministro la sua casa di Corvara, sulle Dolomiti in Val Badia per un bel soggiorno che Maroni accetta ben volentieri anche se poi tutto salta per sopraggiunti impegni. Durante la telefonata si sente fra l'altro Maroni che ribadisce: "Infatti. Io avevo parlato con Passera per altre cose e lui mi ha detto che era stato lui a insistere non solo per la tua riconferma ma anche per l'estensione a .. poi non so se è vero o no". Parole che confermano il pieno appoggio del governo Monti a Orsi nonostante le inchieste e i sospetti su Finmeccanica fossero già di dominio pubblico. Appoggio a dir poco sospetto visto che Monti a tutt'oggi non ha dimostrato nessuna intenzione di dimissionare Orsi il quale, nonostante l'avviso di garanzia e i gravissimi reati di cui è accusato, continua a rimanere al suo posto. I primi sussulti dell'inchiesta risalgono al 3 marzo scorso quando le cimici degli investigatori intercettano le conversazioni fra Haschke e Gerosa di rientro dalla Svizzera a bordo di una Audi A6. "Io - confessa Haschke e Gerosa - comunque, già da mesi, tutta la documentazione dove c'è il nome Agusta Wetsland l'ho fatta sparire dall'ufficio, contratti compresi, e ho dato tutto a mia mamma". La replica di Gerosa: "Dobbiamo anche riguardare i contratti che abbiamo in cassaforte, meglio tenerli in casa o in una cassetta di sicurezza". Non solo, durante il colloquio i due fanno espliciti riferimenti al ruolo di "Gautam (Khaitan, un mediatore indiano, ndr) che è la nostra linea del Piave, gli ordini di riciclaggio li davamo noi ma il riciclaggio lo faceva lui". Il 2 maggio, la stessa cimice registra Haschke che dice: "Ma se me li fossi intascati tutti io, quei 51 milioni, non eravamo già più qui, no?". Prove inconfutabili da cui è scaturita una immediata richiesta di rogatoria internazionale che ha permesso agli investigatori italiani di mettere le mani sulla famigerata valigetta che da alcuni mesi anima gli incubi e fa tremare i vertici di Finmeccanica, e non solo. Perché all'interno, secondo l'informativa del Noe, c'è una "copiosa documentazione riguardante Agusta Westland International, la corrispondenza e i rapporti con l'India" più un memorandum in lingua inglese con scritto Highly confidential memorandum datato 18 gennaio 2010 che "rivela - scrivono i carabinieri - le pattuizioni degli associati per aggiudicarsi la gara d'appalto internazionale dei 12 elicotteri". Questo materiale è da settembre nelle mani del procuratore di Busto Eugenio Fusco il quale ha iscritto anche Finmeccanica nel registro degli indagati in base alla legge 231 del 2001 che impone alle aziende modelli organizzativi che impediscono la commissione di illeciti. 31 ottobre 2012 |