Sul vertice di Londra Gli aggressori imperialisti della Libia non devono decidere la sorte di Gheddafi Spetta solo al popolo libico prendere una decisione sul suo oppressore Il vertice di Parigi del 19 marzo aveva dato il via all'intervento militare in Libia per applicare la risoluzione 1973 dell'Onu "a protezione dei civili". Quello di Londra del 29 marzo aveva, secondo il premier inglese David Cameron, fra gli obiettivi quello di accelerare l'aiuto "umanitario" e dare un contributo per discutere la via d'uscita politica, incoraggiando i libici a "definire" il loro futuro. O meglio a dettarlo, tanto che al vertice hanno partecipato i ministri degli Esteri di 37 paesi, i rappresentanti di Unione europea, Onu e Nato, un esponente di secondo piano della Lega araba mentre era assente l'Unione africana pur invitata. Ma era assente pure il Consiglio nazionale di transizione (Cnt) libico. Forse il Cnt, riconosciuto ufficialmente al momento solo da Francia, Qatar e dall'Italia che tenta di recuperare il ritardo nei confronti della concorrente imperialista Francia, sarà presente alle riunioni del "comitato di pilotaggio", composto da rappresentanti di tutti i partecipanti al summit di Londra che ha già in programma due riunioni, in Qatar e a Roma, per "coordinare" il sostegno alla nuova Libia. Che i paesi imperialisti stanno mettendo a punto, cominciando dalle trattative che sembrano iniziate con emissari di Tripoli per decidere la sorte di Gheddafi. Non spetta ai paesi imperialisti decidere né delle modalità dell'uscita di scena del dittatore né del futuro del paese. Sono due questioni la cui titolarità è del popolo libico. Neanche la risoluzione Onu, pur violando la sovranità del paese, ne parla. Se la Libia non sarà libera da Gheddafi e dagli imperialisti, il popolo libico cadrà dalla padella nella brace. Al momento a dettare la danza sono Obama, Sarkozy e Cameron, che hanno tirato nella cabina di regia anche Angela Merkel e lasciato fuori il neoduce Berlusconi, escluso il 28 marzo dalla video-conferenza di preparazione del vertice. Bisogna "accrescere la pressione per far sapere chiaramente a Gheddafi che deve andarsene", ha sostenuto la segretaria di Stato americana Hillary Clinton a nome degli altri. Che stanno valutando la possibilità di fornire armi al Cnt dato che i bombardamenti Nato finora sembrano non bastare. La risoluzione Onu avrebbe stabilito anche l'embargo sulle armi alla Libia ma i paesi imperialisti la tirano come a loro piace. Fino a un episodio significativo avvenuto il 4 aprile nel golfo della Sirte dove un pattugliatore turco della squadra navale della Nato incaricata di applicare l'embargo di armi ha bloccato una nave del Cnt che da Bengasi stava trasportando armi e viveri verso la città assediata di Misurata. Di fronte alla richiesta "o ci date tutte le armi e andate avanti con le medicine, o tornate indietro", il comandante ha deciso di rientrare a Bengasi. Dal Cnt ha saputo che altre tre imbarcazioni erano state fermate e costrette a tornare indietro. Mentre il fronte della battaglia tra gli insorti libici e le forze di Gheddafi si è spostato attorno alla città petrolifera di Brega, passata di mano diverse volte negli ultimi giorni, la Nato ha informato che nel periodo dal 31 marzo al 4 aprile sono state oltre 700 le missioni compiute dai propri aerei. Che hanno causato diverse vittime civili. Il 31 marzo gli aerei imperialisti hanno attaccato un camion di munizioni a Zawia el Argobe, 15 chilomentri da Brega, e hanno distrutto anche due abitazioni con un bilancio di sette morti e 25 feriti tra la popolazione. Altri 13 tra insorti e civili sono rimasti uccisi dopo un raid aereo alla periferia di Brega. La portavoce della Nato, Oana Lungescu, ha precisato che gli aerei della Nato hanno diritto "a difendersi" se qualcuno spara contro di loro e che "è difficile verificare i dettagli esatti" del "presunto" raid "perché non ci sono fonti affidabili sul terreno". Si comincia a replicare il triste copione che contraddistingue le denunce seguite spesso da vergognosi insabbiamenti dei raid e delle vittime civili nell'Afghanistan occupato. Senza tener di conto inoltre delle notizie rivelate da diverse fonti sulla presenza di truppe di terra americane, francesi e inglesi che sarebbero già da settimane all'opera in Libia proprio col compito ufficiale di guidare i tiri degli aerei sui bersagli militari. In violazione della stessa risoluzione Onu che vieta esplicitamente l'invio di truppe di terra. 6 aprile 2011 |