Guidata da Obama a Strasburgo La Nato celebra il 60° compleanno mandando altri 5.000 soldati in Afghanistan Rasmussen sarà il nuovo segretario dell'Alleanza atlantica Una Nato anacronistica, una Nato superata? Niente di tutto questo per l'Alleanza militare dell'imperialismo occidentale, guidata il 4 aprile scorso dal presidente statunitense Barak Obama a Strasburgo e circondata da una crescente ostilità dei popoli e degli antimperialisti, nel vertice straordinario che ha celebrato il suo sessantesimo compleanno. Il nuovo esponente della "sinistra" imperialista ha chiesto all'Europa uno sforzo sull'Afghanistan, in uomini, mezzi e fondi. E dal Vecchio continente non si sono certo tirati indietro. L'Europa ha infatti risposto offrendo di inviare a Kabul 5mila militari in più: il grosso (3mila) per una presenza temporanea al fine di "garantire" lo svolgimento delle elezioni del 20 agosto prossimo in un "clima di ragionevole sicurezza". E il resto per rafforzare il personale addetto all'addestramento di polizia e esercito afghano, impegnati massicciamente nel tentativo di fiaccare la valorosa resistenza di quel martoriato paese che da tempo tiene botta al governo locale fantoccio di Karzhai e all'imperialismo occidentale invasore. Al nuovo contributo militare imperialista si aggiunge quello finanziario: 100 milioni di dollari a favore dell'esercito nazionale afghano e altri 500 per "l'assistenza alla popolazione civile". L'Italia in camicia nera ha annunciato, per bocca del ministro della Difesa La Russa, il raddoppio dello sforzo originariamente previsto con 524 uomini in più tra soldati e carabinieri, oltre a 3 elicotteri e 2 aerei da trasporto. Altri 600 soldati arriveranno dalla Germania, stesso numero dalla Polonia, diverse centinaia da Gran Bretagna e Francia. Il presidente Usa Obama, visibilmente soddisfatto, ha tenuto a precisare che comunque dall'Europa si aspetta di più: "È stato compiuto un sostanziale passo avanti'', ha affermato il volto nuovo dell'imperialismo, ma "avremo bisogno di più risorse e di uno sforzo sostenuto per raggiungere i nostri traguardi finali". Già il giorno prima Obama aveva chiesto all'Europa di rafforzarsi militarmente nell'ambito Nato "nell'interesse della sicurezza reciproca, per sconfiggere il pericolo di un attacco terroristico che è più probabile oggi in una città europea che negli Usa. E per sconfiggere al-Qaida in Afghanistan". "Non possiamo permetterci di perdere l'Afghanistan" ha dichiarato il presidente francese Sarkozy, mentre per il cancelliere tedesco Merkel il teatro afghano e il suo futuro "rappresentano un autentico test per l'Alleanza". Il vertice di Strasburgo ha indubbiamente celebrato più di un aspetto positivo per l'imperialismo occidentale e al tempo stesso fornito nuovi motivi ai popoli e a tutti gli antimperialisti per rinvigorire la lotta contro la Nato e la sua politica guerrafondaia: il suo 60° compleanno, l'esordio di Obama e la caduta delle facili illusioni sparse a piene mani dalla "sinistra" borghese mondiale, falsi comunisti in testa, sulla sua cosiddetta "nuova" politica, il rientro a pieno titolo, dopo 43 anni, della Francia nel dispositivo militare dell'Alleanza, l'ingresso di Albania e Croazia. E dulcis in fundo l'accordo tra i 28 paesi membri sulla nomina dell'attuale primo ministro della Danimarca, Anders Fogh Rasmussen, liberale alla guida da 8 anni di un governo di centro-destra, a prossimo segretario generale della Nato. "È un politico con un'eccellente reputazione - ha sottolineato Obama -, sono sicuro che sia l'uomo giusto per guidare la Nato". Su Rasmussen c'era il veto della Turchia, poi caduto grazie all'insistenza dello stesso Obama e del neoduce Berlusconi col presidente turco Gul, presente a Strasburgo, e col premier Erdogan in linea diretta da Ankara. La Turchia ha ottenuto in cambio la nomina di un suo assistente al nuovo segretario generale della Nato per la pianificazione della difesa, di un suo vice per il disarmo e quella dell'inviato speciale dell'Alleanza atlantica in Afghanistan. Altresì la Danimarca si impegna a chiudere l'emittente curda sul proprio territorio, con gli Usa che si fanno garanti dell'accordo. Un mercimonio imperialista a tutto tondo alle spalle dei popoli e delle lotte per l'indipendenza e la sovranità nazionali. 8 aprile 2009 |