Vertice dell'organizzazione di Shanghai per la cooperazione dei paesi dell'Asia Centrale Vi ha partecipato per la prima volta il presidente dell'Iran Ahmadinejad La partnership di Shanghai si basa sulla sicurezza comune ma di fatto tende a escludere gli Usa dall'area Il vertice dell'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Sco, nella sigla inglese) che si è svolto nell'omonima città cinese lo scorso 15 giugno si è chiuso, come i precedenti, con la firma di una serie di accordi di cooperazione commerciale e finanziaria tra gli stati membri e con la dichiarata soddisfazione per il successo dell'incontro da parte dei due principali protagonisti, il presidente cinese Hu Jintao e quello russo Vladimir Putin. Putin ha sottolineato che l'Organizzazione "ha accumulato una grande esperienza di cooperazione autonoma, aperta e costruttiva" mentre Hu Jintao ha ribadito che i partner continueranno a "promuovere 'lo spirito di Shanghai' e a lavorare per creare una Sco che permetta una cooperazione più pragmatica, un'azione più efficace e un ruolo più importante". Il cosiddetto "spirito di Shanghai" è secondo il vertice di Pechino "un nuovo concetto di sicurezza che chiede fiducia reciproca e sicurezza comune, eguaglianza e consenso, nessuna ostilità contro un paese terzo o una regione". Cina e Russia sono due grandi potenze imperialiste e la loro cooperazione, anche quella definita dagli accordi dalla Sco, al di là delle dichiarazioni formali nasce dai reciproci interessi imperialisti. Certo si presentano con un carattere diverso da quello sprezzante e arrogante degli Usa, della Nato e della Ue condito da "guerre preventive", aggressioni e occupazioni. E insieme Mosca e Pechino rafforzano la Sco per tenere il concorrente imperialismo americano fuori dalla loro area. L'organizzazione è nata nel 1996 ma è stata formalizzata nel giugno 2001 nell'incontro tenuto a Shanghai tra i presidenti di Cina, Russia, Kazakhistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan. La Sco non è definita come alleanza militare ma prevede esercitazioni comuni contro il "terrorismo". Nel vertice dello scorso anno sono stati ammessi come osservatori India, Pachistan e Mongolia. I paesi riuniti nella Sco rapresentano tra l'altro metà della popolazione mondiale e controllano un quarto delle forniture mondiali di petrolio. Nel vertice del 15 giugno scorso sono stati firmati contratti e accordi commerciali per un valore di 2 miliardi di dollari; la Cina ha aperto una linea di credito di oltre 900 milioni di dollari e la Russia di circa 500 milioni in favore delle esportazioni da parte degli altri paesi dell'Asia centrale. Cifre che attestano la crescita della cooperazione economica tra i paesi della Sco, di una alleanza regionale che assume un peso anche politico sempre maggiore. Un segnale per gli Usa era venuto lo scorso anno quando Washington si vide rifiutare l'invito come osservatore al vertice; ruolo concesso invece a India, Pachistan e Mongolia. Il rifiuto fu anzi accompagnato dall'invito alla Casa Bianca a togliere le basi costruite in Asia centrale a supporto dell'aggressione all'Afghanistan. Poche settimane dopo l'Uzbekistan diede lo sfratto agli americani. Nel vertice del 15 giugno scorso l'invito come osservatore è stato invece concesso per la prima volta all'Iran. Il presidente iraniano Ahmadinejad in un discorso trasmesso dalla televisione cinese ha manifestato l'interesse dell'Iran affinché "questa organizzazione diventi un organismo forte e influente in campo economico, politico e commerciale a livello regionale e internazionale così da evitare tentazioni delle potenze dominanti a usare le loro forze e a ingerirsi negli affari di altri stati". 28 giugno 2006 |