Al vertice Ue di Bruxelles prevalgono i nazionalismi. Accordo al ribasso sul nuovo trattato europeo Concessioni alla Polonia, alla Gran Bretagna e all'Olanda Tolta ai popoli ogni possibilità di intervenire Nel vertice del 21 e 22 giugno a Bruxelles i leader dei Ventisette hanno raggiunto un'intesa sul mandato per la Conferenza intergovernativa che dovrà redigere il nuovo Trattato e riscrivere le regole per l'Unione europea (Ue). Solo all'alba del 23 giugno la presidente di turno dell'Unione europea, la cancelliera Angela Merkel, e il presidente della Commissione Jose Manuel Barroso annunciano in conferenza stampa l'accordo faticosamente raggiunto nel vertice che doveva togliere la Ue dalle secche della bocciatura della Costituzione europea nei referendum del 2005 in Francia e Olanda. Un accordo al ribasso, segnato dal prevalere dei nazionalismi, che è stato possibile solo dopo ampie concessioni alle richieste di Polonia, Gran Bretagna e Olanda e che darà il via ai lavori di una conferenza intergovernativa (CIG) incaricata di elaborare il testo di un nuovo Trattato le cui linee guida sono indicate negli allegati del comunicato finale del vertice. "La CIG - sottolinea il comunicato finale vertice - è invitata ad elaborare un trattato (in seguito denominato 'trattato di riforma') che modifichi i trattati esistenti allo scopo di rafforzare l'efficienza e la legittimità democratica dell'Unione allargata nonché la coerenza della sua azione esterna. Il progetto costituzionale, che consisteva nell'abrogazione di tutti i trattati esistenti e nella loro sostituzione con un unico testo denominato 'Costituzione', è abbandonato. Il trattato di riforma integrerà nei trattati esistenti, che restano in vigore, le innovazioni risultanti dalla CIG del 2004". Il percorso individuato prevede l'inizio dei lavori della conferenza il 23 luglio e la fine entro il prossimo ottobre: "la CIG concluderà i lavori il più presto possibile, e in ogni caso entro il 2007, al fine di concedere tempo sufficiente perché il trattato risultante possa essere ratificato prima delle elezioni del Parlamento europeo del giugno 2009". Il documento finale del vertice è stato emesso come Conclusioni della presidenza e inizia con: "Il Consiglio europeo conviene che, dopo due anni di incertezza sul processo di riforma dei trattati dell'Unione, è giunto il momento di risolvere la questione e di far andare avanti l'Unione. Il periodo di riflessione ha nel frattempo offerto l'occasione di svolgere un ampio dibattito pubblico e ha contribuito a preparare il terreno a una soluzione". A dire il vero il dibattito si è svolto tutto dietro le quinte tra i rappresentanti dei 27 paesi e le conclusioni prevedono che poiché non si arriverà al testo di una vera e propria Costituzione, definitivamente accantonata, ma di trattati che modificano quelli esistenti per cui non è necessario nessun pronunciamento referendario ma solo l'assenso dei singoli membri. Con il che si toglie ai popoli ogni possibilità di intervenire sul futuro istituzionale dell'Unione europea. Con gran sollievo di chi come il neopresidente francese Sarkozy non deve passare da un nuovo referendum o dell'inglese Blair, o meglio del suo successore Brown, che il referendum lo aveva rimandato a tempo indeterminato. Nello specifico gli indirizzi principali dettati alla CIG dal vertice di Bruxelles prevedono che la Ue avrà personalità giuridica, un presidente stabile per due anni e mezzo e non sei mesi a rotazione, un responsabile della politica estera e di difesa che si chiamerà ancora "Alto rappresentante" e non "ministro degli Esteri" come scritto sulla Costituzione ma con in aggiunta l'incarico di vicepresidente della Commissione, l'inglobamento dei poteri del Commissario europeo alle relazioni esterne e il diritto di presiedere i Consigli dei ministri degli esteri. La lunga lista dei compiti che dovrà eseguire la CIG è nata da un estenuante braccio di ferro che ha occupato la gran parte del tempo del vertice e imposto il suo prolungamento fino all'alba del 23 giugno. Il documento preparato dalla presidenza tedesca è stato contestato e modificato in particolare su richiesta di Polonia e Gran Bretagna, ma anche di altri paesi, nella baraonda segnata dal prevalere dei nazionalismi, degli interessi imperialisti nazionali, sullo "spirito" imperialista comunitario. Un segnale emblematico è stato il comportamento di Blair che ha portato a casa diverse modifiche pur avendo già firmato il testo definitivo della Costituzione. La Gran Bretagna ha ottenuto che il ministro degli esteri dell'Unione continui a chiamarsi "Alto rappresentante della politica estera", a sottolineare la prevalenza delle politiche estere imperialiste nazionali su quelle comunitarie; ha ottenuto tutti gli "opt out", ovvero la possibilità di tirarsi fuori dalle regole comunitarie nei settori che desiderava e in particolare in quello del rispetto della Carta dei diritti fondamentali e nelle disposizioni in materia di giustizia e fisco. La Polonia ha imposto il rinvio dell'applicazione delle nuove regole di votazione nei casi in cui non è prevista l'unanimità. Con i criteri previsti dal trattato di Nizza, Varsavia ha un voto il cui peso è convenzionalmente di poco inferiore a quello dei paesi più grandi, con il meccanismo della doppia maggioranza previsto per il futuro (che richiede il parere favorevole del 55% degli stati che rappresentino allo stesso tempo il 65% della popolazione) il proprio peso sarebbe ridimensionato. Il presidente polacco Lech Kaczynski ha ottenuto che il nuovo sistema entri in vigore non con il nuovo trattato nel 2009 ma nel 2014, con una ulteriore proroga al 2017 nel caso un paese ritenga necessario ricorrere ancora al meccanismo definito a Nizza. Kaczynski voleva un peso ancora maggiore per il suo ma ha dovuto far buon viso a cattiva sorte nel momento in cui si è trovata isolata e con la Merkel che proponeva agli altri 26 paesi di dare il via alla conferenza intergovernativa senza la Polonia. Francia e Olanda hanno ottenuto che dal testo fossero eliminati tutti i riferimenti ai simboli. Sono quindi spariti l'inno (l'Inno alla gioia di Beethoven), la bandiera blu con le dodici stelle gialle, il motto ("L'Unione nella diversità") e la menzione che "la moneta dell'Unione è l'euro", anche se nei fatti resteranno. Il presidente francese Sarkozy ha ottenuto che nel testo sia tolto il riferimento, tra gli obiettivi dell'Unione, alla "concorrenza libera e non falsata" nel mercato interno per garantirsi contro pressioni dei partner alle politiche protezionistiche francesi e con Blair ha lavorato contro il ministro degli Esteri europeo. L'Olanda ha ottenuto anche che i parlamenti nazionali possano contestare e rispedire a una nuova discussione a Strasburgo eventuali decisoni dell'europarlamento non gradite. un maggiore controllo dei parlamenti nazionali sul processo legislativo europeo, a scapito del parlamento europeo. Agli altri paesi, i 18 che avevano già ratificato la Costituzione, non è rimasto altro che ingoiare le mediazioni pilotate dalla Mer-kel, dolersi dell'occasione mancata come ha fatto Prodi e attaccarsi alla possibilità di procedere eventualmente alle cosiddette cooperazioni rafforzate, alle intese in singoli settori con quelli che ci stanno; l'Europa a doppia, o multipla velocità. "Alla fine ciò che conta - ha commentato la Merkel nella conferenza stampa - è che siamo riusciti ad uscire dall'impasse e a rilanciare il Trattato su basi nuove. E lo abbiamo fatto portando tutti e 27 gli Stati membri sulla stessa strada: tutti hanno dovuto accettare qualcosa o rinunciare a qualcosa". O meglio a spostare le contraddizioni al tavolo della conferenza intergovernativa e della discussione del nuovo Trattato. 27 giugno 2007 |