Il vertice della Ue semina illusioni sul lavoro ai giovani Una piccola minoranza di essi avrà solo formazione e apprendistato Tagli su lotta alla povertà, ricerca e innovazione. La Bei non finanzierà i progetti dei paesi ad alto debito Sul tavolo del vertice dell'Unione europea (Ue) del 27 e 28 giugno a Bruxelles erano arrivati freschi freschi i dati della Commissione che calcolava nei 27 paesi membri un numero di almeno 6 milioni di giovani disoccupati, considerati i lavoratori sotto i 25 anni; la cifra saliva a 7,5 milioni considerando quei giovani che non va neppure più a scuola, né segue una formazione, cioè che hanno ormai abbandonato ogni speranza. I giovani senza lavoro nella Ue hanno raggiunto il tasso medio del 23,5%, con punte che superano il 50% in Spagna e Grecia. Per salvare le banche i 27 hanno stanziato 700 miliardi di euro, per fronteggiare l'emergenza lavoro dei giovani hanno fatto fatica a trovare solo 6 miliardi da spendere in due rate tra il 2014 e il 2015. Nei commenti a fine vertice c'è chi faceva salire la cifra a 9 miliardi come il primo ministro italiano Enrico Letta, col possibile recupero di poste non spese del bilancio, chi sottolineava che potranno diventare 60 con l'intervento della Banca europea degli investimenti (Bei). Al momento possiamo dire che il vertice ha seminato illusioni sul lavoro ai giovani a partire dal fatto che non ci sono nemmeno i 6 miliardi promessi. La loro disponibilità è legata all'approvazione del bilancio Ue 2014-2020, su cui il vertice ha trovato un accordo ma che deve passare ancora al vaglio e al voto dell'europarlamento; l'assise di Strasburgo ha già minacciato di bocciarlo dato che è stato tagliato di oltre il 10% e i tagli peseranno soprattutto nella lotta alla povertà, ricerca e innovazione. Eppure anche il socialdemocratico tedesco Martin Schultz, presidente dell'europarlamento, aveva affermato che era "in gioco l'avvenire di un'intera generazione di europei, in altri termini il futuro dell'Europa stessa. L'Unione europea non ha futuro se i giovani di oggi, che saranno gli adulti di domani, non ci credono più". La cancelliera Merkel e il presidente francese Hollande avevano messo nero su bianco nel loro incontro del 30 maggio scorso che "la lotta contro la disoccupazione dei giovani è la sfida sociale e politica più importante che abbiamo di fronte". Poi a Bruxelles la montagna non partorisce nemmeno un topolino e la Merkel, già impegnata nella campagna elettorale per le prossime politiche, si è mossa per conto proprio organizzando per il 3 luglio a Berlino una conferenza dei ministri del lavoro sulla lotta alla disoccupazione dei giovani a cui Hollande si è autoinvitato. I 6 miliardi saranno destinati al progetto chiamato "garanzia giovani" che propone a ogni giovane nei quattro mesi dalla fine degli studi o dalla perdita del lavoro un apprendistato, uno stage oppure una formazione con proseguimento degli studi, forse anche una occupazione. Il progetto è stato approvato dai 27 ministri degli affari sociali della Ue ma tradotto in legge solo da Finlandia e Austria che l'hanno applicato si dice con un certo successo. Forse perché i due paesi hanno numeri assoluti di disoccupazione giovanile non drammatici come quelli dell'area mediterranea, situazioni nelle quali le briciole disposte dal vertice di Bruxelles possono fornire a una piccola minoranza di disoccupati solo formazione e apprendistato. L'altra gamba su cui poggerebbe l'intervento dei 27 a sostegno dell'occupazione giovanile sarebbero gli interventi della Bei che dovrebbe facilitare la concessione dei crediti bancari alla piccola e media impresa finalizzata all'assunzione di giovani. "La Bei giocherà un ruolo fondamentale nel finanziamento di progetti che altrimenti resterebbero senza credito", ha dichiarato il presidente della Commissione Josè Barroso. Intanto però il vertice ha tagliato il rifinanziamento della banca, il cui aumento di capitale di 10 miliardi di euro che nella prima bozza doveva aumentare "del 50% sin dal 2013" è scalato a "almeno il 40% nel periodo 2013-2015". Tale ricapitalizzazione avrebbe avuto il potere di mettere in movimento un giro di finanziamenti fino a 60 miliardi di crediti supplementari. In secondo luogo le modalità di intervento della Bei ancora non sono definite, lo saranno nel prossimo autunno, alla faccia dell'emergenza disoccupazione. E non è detto che la discussione sull'intervento della banca sia breve, dato che da una parte Germania, Olanda, Finlandia, Svezia sono schierati per un intervento estremamente prudente della Bei in particolare a sostegno dei paesi ad alto debito, accampando il pericolo del rischio di perdita del rating AAA, quello della massima affidabilità, della banca. La salute delle banche viene sempre prima di tutto. Questi paesi hanno imposto il taglio del rifinanziamento della Bei sostenuto fra gli altri da Francia e Italia e non è difficile immaginare chi vincerà il braccio di ferro sulle modalità di intervento della banca: difficile che i progetti dei paesi ad alto rischio vedano un euro. Non sappiamo in quale gruppo di paesi si collocherà la Croazia che è entrata nella Ue l'1 luglio diventando il 28mo paese membro. Un appuntamento celebrato in pompa magna dai governi europei, non altrettanto dalla popolazione tanto che lo scorso 14 aprile solo il 20,74% degli elettori si è recato alle urne per votare i 12 europarlamentari che spettavano al paese. Per rimanere nel tema del vertice possiamo sottolineare che la Croazia registra un tasso di disoccupazione medio di poco sotto al 20%, ma quello giovanile è al 51%, al terzo posto subito dopo la Grecia e la Spagna. 3 luglio 2013 |