Alla vigilia della visita di Obama "Via le basi Usa dal Giappone" La manifestazione nell'isola di Okinawa dove il Pentagono progetta la costruzione di una nuova base Oltre 30 mila persone hanno dato vita lo scorso 8 novembre nella cittadina di Ginowan, nell'isola di Okinawa, a una manifestazione contro le basi Usa presenti e in progetto nell'isola mentre nel corso di una partecipata assemblea popolare gli abitanti del capoluogo Naha hanno votato un documento inviato al governo di Tokyo che in sintesi si riassume nello slogan "Via le basi dall'isola, via le basi dal Giappone". Gli abitanti di Naha chiedevano inoltre la punizione del marine ubriaco che nei giorni precedenti aveva investito un passante e che si era sottratto all'arresto rifugiandosi nella base, protetto da un'immunità che non è più prevista per i reati comuni ma che le autorità militari americane continuano ad applicare. La richiesta di chiudere le basi Usa era diretta al nuovo premier Yukio Hatoyama, dallo scorso settembre alla guida di un governo di coalizione di "centro-sinistra", che in campagna elettorale aveva promeso di rimettere in discussione l'accordo sulle basi americane nel paese stipulato dal precedente governo nel 2006. Quell'accordo, per quanto riguarda le installazioni nell'isola di Okinawa, prevede la chiusura della base di Futenma che si trova nel centro di una città di fatto militarizzata; la riduzione del numero dei soldati con lo spostamento di 8 mila marines, degli attuali 25 mila presenti, nell'isola di Guam, che è territorio americano; la costruzione di una nuova base e di un eliporto presso il villaggio di pescatori di Henoko, nella parte nord dell'isola. Un progetto dalle pesanti conseguenze ambientali, che occuperebbe un'intera baia in una zona protetta dall'Unesco e dove vivono specie animali in via di estinzione, secondo la denuncia della popolazione della zona che ha dato vita a un movimento contro la realizzazione dell'eliporto. 18 novembre 2009 |