200 mila sfilano a Vicenza con in testa il Presidio Permanente No Dal Molin La parola d'ordine ufficiale: "Il futuro è nelle nostre mani, giunta Hüllweck, governo Prodi resisteremo un minuto in più. Vergogna". Ma il premier fa orecchie da mercante. Conferma provocatoriamente il raddoppio della base Usa Un gruppo di ragazze vicentine urla la propria rabbia contro il governo unendosi alla delegazione nazionale del PMLI diretta da Branzanti Dal nostro inviato speciale Un grande successo. Una manifestazione storica. Quella che si è svolta sabato 17 febbraio a Vicenza contro il raddoppio della base Usa nella città veneta. Indubbiamente il merito maggiore va al Presidio Permanente e ai Comitati No Dal Molin che l'hanno promossa, organizzata e diretta con encomiabili capacità strategiche, tattiche e organizzative, e al loro spirito unitario con il quale sono riusciti a creare un vasto fronte unito a livello cittadino e nazionale. Il merito va anche ai pacifisti e agli antimperialisti che sono accorsi generosamente da tutta Italia, Sardegna e Sicilia inclusi, per dare man forte ai combattivi vicentini che da mesi si battono contro la giunta locale di "centro-destra" guidata dal forzista Hüllweck e il governo nazionale di "centro-sinistra" guidato dal democristiano Prodi che hanno svenduto Vicenza all'imperialismo americano senza tenere in alcun conto la volontà della stragrande maggioranza dei vicentini. Tutto è filato liscio come l'olio, nonostante il polverone sollevato ad arte una settimana prima con l'arresto di presunti aderenti alle sedicenti "Br", definiti a sproposito "marxisti-leninisti", e la vergognosa campagna denigratoria aperta dal ministro dell'Interno Giuliano Amato, che aveva dichiarato molto probabile l'eventualità di incidenti. IL CORTEO Sin dalle prime ore del mattino i manifestanti hanno cominciato ad affluire a Vicenza con tanti treni speciali e centinaia di pullman, oltre che con mezzi privati, accolti dall'organizzazione del Presidio permanente. In 200 mila, di cui almeno 40 mila erano vicentini, hanno sfilato compatti e solidali per oltre sei chilometri avendo nel cuore, nella mente, sulla bocca, sui cartelli e sugli striscioni una sola volontà: No Dal Molin! Con la coscienza che non si tratta solo di una questione urbanistica e ambientale locale, ma soprattutto di una questione politica di carattere nazionale riguardante la politica estera e di difesa, l'indipendenza e la sovranità nazionali, la sicurezza del Paese, la pace. Il corteo era aperto dai membri del Presidio Permanente, con in prima fila le donne, che tenevano per mano un enorme striscione con sopra scritto: "Il futuro è nelle nostre mani, giunta Hüllweck, governo Prodi resisteremo un minuto in più. Vergogna". Dietro sono sfilati tantissimi vicentini e non, portando le bandiere No Dal Molin, gli studenti, i precari, le delegazioni dei comitati della Val Susa contro la Tav, giunti in circa 2mila e accolti con un grande applauso al momento dell'ingresso nel corteo, quelli contro il No Mose, contro il Ponte sullo Stretto di Messina, e tanti altri, le associazioni pacifiste, cattoliche e quelle ambientaliste, in mezzo al corteo i centri sociali con lo striscione "Ribellarsi è giusto" (una frase di Mao, ma senza le parole finali "contro i reazionari"), rumorosi e colorati come al solito, ancora più indietro i partiti parlamentari, sinistra DS, PRC, PdCI, Verdi, settori della Margherita, "Parlamentari per il no al Dal Molin", PCL e Liga veneta, la Cgil, particolarmente forte la presenza della Fiom e della Flc, i Cobas e le Rdb/Cub che per l'occasione avevano proclamato lo sciopero generale. Erano presenti anche l'Arci, Emergency, Legambiente, Attac, Antagonisti toscani, Uds, Action, Statunitensi contro la guerra venuti da Roma e Firenze e persino dall'America. Tra le organizzazioni cattoliche segnaliamo i Beati costruttori di pace, gli scout, la Tavola della pace, la Comunità cristiani e famiglie cristiani per la pace, missionari e preti come Gallo, Della Sala, Angelo della parrocchia di San Sabino di Bari. LE PAROLE D'ORDINE Tante le parole d'ordine gridate o scritte sui cartelli e striscioni. Tra cui: "Yankee go home", "Taci, il governo 'amico' non ti ascolta", "Governo, guardaci", "Prodi servo degli Usa", "Hüllweck, Prodi, Berlusconi, tutti servi dei padroni", "Prodi e D'Alema come Berlusconi, fate gli interessi dei padroni", "D'Alema, se Vicenza è una pochezza, tu sei una schifezza", "Fassino, D'Alema fate pena", "Galan terrorista" (è il presidente forzista della giunta regionale veneta), "Finanziaria: - scuola, - cultura, - ricerca, + guerra per tutti", "Veronica scrivi anche a Prodi", "Lasciate ogni speranza voi che votate", "E adesso papà e mamma cosa voteranno?". Tra i canti, oltre a "Bella ciao", "L'Internazionale" e "Bandiera rossa", si segnalano: "E noi che siamo donne / paura non abbiamo / la base non vogliamo / la base non vogliamo"; "Rivarà 'sti americani? / paraponzi ponzi pon / i vorìa portar neoplani..". Su uno striscione che rappresentava un carro armato spuntavano dalla torretta Prodi, Fassino, Rutelli e D'Alema. Tra gli animatori che hanno trattenuto i manifestanti durante e dopo il corteo c'era Sabina Guzzanti, la quale tra l'altro, ha detto: "Questo governo se ne strafotte delle manifestazioni". Non è stata smentita. Infatti subito dopo la manifestazione Prodi in un comunicato ha scritto: "Il governo ha detto e continuerà a dire i suoi sì e i suoi no in coerenza con le linee generali di politica interna ed estera che si è impegnato ad attuare con le componenti della maggioranza che lo sostiene, e che hanno approvato e sottoscritto un programma di legislatura che non sarebbe degno di questo nome se cambiasse orientamento sotto la spinta di una manifestazione pure legittima e importante". In mattinata, prima della manifestazione aveva detto: "Ho ritenuto opportuno non modificare la strategia cinquantennale di politica di difesa. Ho fatto una scelta con coscienza, sapendo cosa mi aspettava. Io sono stato coerente con la mia idea di politica estera che deve basarsi su tre pilastri: Onu, Unione europea e Nato". A questo punto c'è da chiedere che farà la "sinistra radicale". Rimarrà al governo con Prodi o starà con il movimento No Dal Molin? IL PMLI Alla manifestazione ha preso parte anche una delegazione nazionale del PMLI guidata dal compagno Denis Branzanti e composta da compagne e compagni provenienti dal Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio e Abruzzo. I marxisti-leninisti hanno tenuto ben alte le bandiere dei Maestri e del PMLI e i cartelli riportanti le parole d'ordine: "No Dal Molin. Via le basi Usa e Nato dall'Italia. Via l'Italia dalla Nato. Via l'Italia dall'Afghanistan e dal Libano. Via il governo Prodi amico degli imperialisti Usa". Il PMLI si è inserito in una posizione molto avanzata del corteo, evitando i soliti camion con la musica sparata a tutto volume e sistemandosi in mezzo ai comitati e agli studenti, dove ha potuto lanciare con forza le parole d'ordine, condivise da molti manifestanti, come ad esempio: "Governo Prodi hai mentito per la base avevi già deciso", "Giunta locale governo nazionale la vostra decisione dovete cambiare" e "No Dal Molin!", ma i marxisti-leninisti hanno denunciato anche la missione di guerra in Afghanistan e quella in Libano chiedendo il ritiro immediato dei soldati italiani. Lanciate a più riprese anche Bella Ciao, Fischia il vento e Bandiera Rossa. La combattività e la determinazione della delegazione del PMLI non poteva certo passare inosservate, innanzitutto ai tanti giovani e giovanissimi presenti nel corteo che hanno sfilato a lungo assieme al PMLI e si sono uniti nel lancio dei cori. Particolarmente agguerrite un gruppo di giovanissime vicentine (quasi tutte ragazze sui 12-13 anni) che si sono unite a noi perché piacevano loro le canzoni e gli slogan contro il governo. Tantissime le fotografie e le riprese televisive alla nostra delegazione, dei manifestanti, ma anche di agenti in borghese. Il PMLI comunque non ha nulla da nascondere, ha sempre dichiarato apertamente i suoi intenti e i suoi militanti e simpatizzanti manifestano sempre a volto scoperto, perché anche le masse devono avere il coraggio di ribellarsi a oppressione e sfruttamento. Molti anche quelli che, ai lati della strada, plaudivano al passaggio del PMLI, salutavano a pugno chiuso, ringraziavano, fotografavano, urlavano "Bravi!" e si univano ai cori. Il lunghissimo corteo, come detto, si è snodato per gli oltre 6 Km del percorso, dal piazzale della Stazione a Campo Marzio, adiacente alla stazione, e quando i primi manifestanti facevano ritorno ai pullman ancora una grossa parte del corteo stava sfilando. L'IMPEGNO DEL PRESIDIO Dal palco si sono succeduti gli interventi di diversi esponenti di Comitati di lotta, centrale ovviamente quello contro il Dal Molin, che ha criticato sia la giunta Hüllweck, contro la quale si è levato spontaneo il grido "Dimissioni! Dimissioni!" sia il governo Prodi che ha fortemente deluso i suoi elettori, e dicendo che la lotta sarà ancora lunga e i vicentini sono disposti ad andare fino in fondo per impedire il raddoppio della base Usa. Cinzia Bottene, parlando a nome del Presidio Permanente e dei Comitati ha detto: "Grazie col cuore, sono molto orgogliosa della mia città, abbiamo dimostrato qual è la vera anima di Vicenza. È certo che non finisce qui". Poi, con molta fermezza ha aggiunto: "Se fossi il sindaco, domani darei le dimissioni. Ai governanti chiediamo coerenza, hanno disatteso il programma. Ma chi ci rimette sono loro, perché non li voteremo più". I RINGRAZIAMENTI Due giorni dopo la manifestazione il Presidio Permanente ha inviato una lettera di ringraziamento a tutte le Organizzazioni, compreso il PMLI, e le persone che hanno aderito e partecipato all'iniziativa. In essa si dice: "Vogliamo ringraziarvi per il sostegno e la solidarietà che ci avete dati; vogliamo ringraziarvi per il lavoro che avete fatto nei vostri territorio. Il futuro è nelle nostre mani anche grazie ad ognuno di voi. Il 17 febbraio rappresenta una tappa nel lungo cammino che abbiamo intrapreso. Dai campi di Rettorgale, dove da più di un mese si trova il Presidio, non ce ne andremo fino a quando non avremo vinto la nostra lotta". La e-mail si conclude con questa parola d'ordine: "Il futuro è nelle nostre mani: difendiamo la terra per un domani senza base di guerra". La compagna Monica Martenghi, a nome dell'Ufficio politico del PMLI, ha risposto immediatamente affermando che "Siamo noi che ringraziamo voi per aver promosso, organizzato e diretto splendidamente la manifestazione su una fondamentale questione di politica estera e di difesa che riguarda l'intero popolo italiano". Le due e-mail sono riportate integralmente su queste pagine del giornale. L'ANIMA ANTIMPERIALISTA DEL CORTEO I marxisti-leninisti hanno presenziato come al solito il più vicino possibile al palco con bandiere e cartelli ed effettuato una buona diffusione de "Il Bolscevico", di volantini riportanti il documento dell'Ufficio politico e di altro materiale, nonostante la precedenza sia stata data alla partecipazione al corteo e non alla diffusione. Molto richiesta la bandiera dei Maestri, che è stato possibile vendere solo alla fine del corteo a 2 operai della Fiom di Bergamo che hanno dichiarato di volerla portare allo sciopero della "Same" che ci sarebbe stato di lì a pochi giorni. La delegazione del PMLI è stata seguita passo passo dal Centro e al termine il Segretario generale, compagno Giovanni Scuderi, ha telefonato al Responsabile della delegazione per complimentarsi con tutti i compagni presenti per il grande servizio reso a tutto il Partito. La Commissione per il lavoro di Organizzazione del CC del PMLI ha inviato un messaggio ai membri della delegazione nazionale in cui vi è scritto tra l'altro: "Care compagne, cari compagni, col cuore gonfio di riconoscenza, i dirigenti nazionali del PMLI con alla testa il compagno Giovanni Scuderi e questa Commissione vi ringraziano calorosamente per l'importante missione che avete compiuto sabato scorso a Vicenza. Sotto la direzione del compagno Denis Branzanti voi avete rappresentato al meglio il nostro amato Partito. Il grande successo che abbiamo ottenuto, lo dobbiamo esclusivamente a voi. Alla vostra unità, combattività, disciplina e spirito di sacrificio proletari rivoluzionari, alla vostra capacità di comunicativa e di coinvolgimento. Voi avete rappresentato l'anima antimperialista dell'imponente corteo dei 200 mila manifestanti. Sotto la direzione del compagno Denis Branzanti, voi avete compiuto una missione storica, in una manifestazione storica che rimarrà negli annali del movimento pacifista e antimperialista italiano... Voi a Vicenza avete scritto una bella pagine che non sarà mai dimenticata dal PMLI.'' La rossa e determinata partecipazione del PMLI è stata ripresa e mandata in onda da diverse televisioni, in particolare La7, Rai1 e Rai3, e in alcuni casi hanno mandato in onda immagini molto belle, silenzio totale invece dalla carta stampata. Il PMLI quindi è stata l'autentica anima antimperialista della manifestazione di Vicenza, che non si limita a criticare giunta e Governo, a chiedere che la base Usa non venga raddoppiata, e che ci sia un patetico "segnale di discontinuità", ma che rivendica con forza la chiusura di tutte le basi Usa e Nato in Italia, che l'Italia esca dalla Nato, che i militari italiani se ne vadano dall'Afghanistan, dal Libano e da tutti i paesi in cui sono tuttora presenti, che se ne vada il governo Prodi amico degli imperialisti Usa. Non ci si può certo accontentare della "conferenza sulle servitù", né tanto meno spostare di qualche chilometro la base, come hanno già dichiarato che sarebbero disposti a fare i partiti della cosiddetta "sinistra radicale", di fronte alla tracotanza del democristiano Prodi che ha detto che indietro non si torna, fregandosene della piazza come faceva Mussolini e più recentemente il neoduce Berlusconi. Bisogna in ogni caso insistere con la lotta di massa e di piazza, utilizzare tutti i metodi di lotta utili e necessari, per impedire al governo Prodi di svendere Vicenza agli Usa e di fare dell'Italia una portaerei dell'imperialismo americano. 21 febbraio 2007 |