Il Vietnam revisionista e capitalista si allea con l'imperialismo americano contro la Cina imperialista dei rinnegati del comunismo La marina Usa sposterà il 60% della sua flotta nel Pacifico e riapre le basi militari anche in Vietnam Lo scorso 2 giugno il segretario alla difesa Usa Leon Panetta intervenendo al vertice sulla sicurezza "Shangri-La dialogue", tenuto a Singapore, aveva annunciato che entro il 2020 la marina americana avrebbe spostato il 60% della propria forza nel Pacifico modificando la situazione attuale che vede le navi americane divise al 50% tra Pacifico e Atlantico. Un ridispiegamento strategico delle forze dell'imperialismo americano deciso da Obama per fronteggiare l'accresciuta presenza militare della potenza imperialista concorrente cinese. Per ospitare le sei portaerei e le altre squadre navali per un totale di oltre 170 mezzi, una trentina in più delle attuali, saranno costruite nuove basi, aggiungeva Panetta. Una o più saranno certamente in Vietnam, a quanto risulta dagli esiti della visita ufficiale che il segretario alla difesa americano ha compiuto a fine giugno a Hanoi e dal caloroso saluto ricevuto dal generale Vu Chien Tang. Il Vietnam revisionista e capitalista si allea con l'imperialismo americano contro la Cina dei rinnegati del comunismo. E un anno dopo la sigla dei primi accordi militari fra i due paesi l'imperialismo americano si prepara a ritornare probabilmente nelle basi da cui era stato cacciato dalla guerra di liberazione del popolo vietnamita. Un funzionario della Difesa ha sottolineato che "simbolicamente questi luoghi sono legati a una storia ancora troppo recente e per andare avanti nella trattativa bisognerà trovare un modo di interagire proprio con questi simboli". Presto fatto. Il regime revisionista e capitalista di Hanoi ha già dimenticato i milioni di morti sotto le bombe degli aerei Usa, il capo di stato maggiore americano, generale Martin Dempsey ha affermato che "certamente non ce ne andremo in giro con lo zaino pieno di bandiere americane cercando posti per piantarle, vogliamo però costruire una partnership con questi paesi, vogliamo affermare la nostra presenza nel segno dei nostri comuni interessi". Ovvero tenere a bada la concorrente Cina capitalista. Panetta a Hanoi ha sottolineato "l'enorme potenziale" delle basi vietnamite in questa operazione di contenimento e controllo di Pechino. Altri spazi per i nuovi mezzi dislocati nella regione gli Usa li cercheranno anche in Thailandia, Filippine, Singapore. Già nell'aeroporto di U-Tapao, 150 chilometri a sud di Bangkok, con una pista di oltre 3 chilometri che è la più lunga dell'Asia, costruita dagli americani per colpire il vicino Vietnam, Usa e Thailandia stanno costruendo uno scalo militare ufficialmente destinato a diventare il centro di pronto intervento in caso di tsunami e altri disastrosi eventi naturali. Alla bisogna utile anche alla strategia di confronto con la Cina. 11 luglio 2012 |