Il papa rinuncia alla visita all'Università di Roma Vittoria della scienza e della laicità alla "Sapienza" Esultano gli studenti e i docenti. Presidente della Repubblica, governo e casa del fascio solidarizzano con Ratzinger Ruini attacca gli studenti e il sessantotto e organizza l'adunata dei cattolici papisti in piazza San Pietro "Magnifico Rettore, con queste poche righe desideriamo portarla a conoscenza del fatto che condividiamo appieno la lettera di critica che il collega Marcello Cini le ha indirizzato sulla stampa a proposito della sconcertante iniziativa che prevedeva l'intervento di papa Benedetto XVI all'Inaugurazione dell'Anno Accademico alla Sapienza. Nulla da aggiungere agli argomenti di Cini, salvo un particolare. Il 15 marzo 1990, ancora cardinale, in un discorso nella città di Parma, Joseph Ratzinger ha ripreso un'affermazione di Feyerabend: 'All'epoca di Galileo la Chiesa rimase molto più fedele alla ragione dello stesso Galileo. Il processo contro Galileo fu ragionevole e giusto'. Sono parole che, in quanto scienziati fedeli alla ragione e in quanto docenti che dedicano la loro vita all'avanzamento e alla diffusione delle conoscenze, ci offendono e ci umiliano. In nome della laicità della scienza e della cultura e nel rispetto di questo nostro Ateneo aperto a docenti e studenti di ogni credo e di ogni ideologia, auspichiamo che l'incongruo evento possa ancora essere annullato". La lettera, indirizzata al Rettore Renato Guarini e firmata da 67 docenti dell'Università "La Sapienza" di Roma, che diventano presto oltre 700, giudica "sconcertante" la decisione di concedere a Benedetto XVI il discorso di apertura della cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico prevista per giovedì 17 gennaio. Tra i firmatari compaiono i fisici Andrea Frova, autore con Mariapiera Marenzana di un libro su Galileo e la Chiesa, Luciano Maiani, presidente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e tanti altri. Mentre il Rettore mena il can per l'aia, il collettivo di Fisica e i collettivi di facoltà "Rete Autoformazione", in sintonia con i firmatari, si mobilitano ed organizzano la "settimana anticlericale", 4 giorni di protesta fino a giovedì 17 gennaio, contro l'intervento di Benedetto XVI. I manifestanti, tra cui numerosi docenti, si riuniscono davanti al dipartimento di Fisica dove allestiscono banchini illustrativi, distribuiscono il "pranzo sociale anticlericale" e attaccano ai muri i manifesti, tra cui la parodia del ministro dell'Università Fabio Mussi e del sindaco di Roma Walter Veltroni riuniti in un abbraccio al papa. "Noi l'abbiamo chiamata la Santa alleanza dell'inquisizione alla Sapienza", dicono gli organizzatori inneggiando al "sapere, che non ha bisogno di preti". La mobilitazione è vivace e creativa, i manifesti e gli striscioni sulla statua della Minerva all'ingresso dell'università recitano: "Fra Giordano è bruciato, Galileo ha abiurato, noi resisteremo contro il Papato". Mercoledì 16 mattina l'aula del Senato accademico viene occupata da centinaia di studenti. Dopo una lunga mediazione - condotta da un funzionario di polizia del commissariato Trevi, Marcello Cardona - il Rettore concede agli studenti un piccolo spazio all'ingresso della Sapienza per manifestare all'indomani. A quel punto, visto che i filmati della contestazione avrebbero fatto il giro del mondo, il Vaticano valuta il rischio di un danno all'immagine di Benedetto XVI, l'infallibile, l'incontestabile. Un comunicato stringato diffuso dalla sala stampa della "Santa Sede" annuncia: "A seguito delle ben note vicende di questi giorni, si è ritenuto opportuno soprassedere all'evento. Il Santo Padre invierà, tuttavia, il previsto intervento". Dietro le quinte sono già in movimento i carroarmati televisivi guidati da Ruini che imperverseranno nei giorni successivi. All'annuncio liberatorio della "rinuncia" scoppia un grande applauso all'università "Ha vinto il corpo vivo dell'università" - dicono i protagonisti della contestazione, mentre un piccolo gruppo di studenti cattolici si radunano nella cappella della Sapienza per una veglia di preghiera notturna. Gli studenti progressisti invece festeggiano "È stata una grande vittoria, una pagina importante della vita politica del paese - dicono in una conferenza stampa - Non c'è stata nessuna cacciata del Papa, l'occupazione del Rettorato chiedeva e ha ottenuto di poter manifestare all'interno dell'università giovedì mattina. Uno spazio per esprimere liberamente le proprie espressioni, per contestare opinioni, posizioni e poteri che vengono ritenuti lesivi dei diritti di tutti. Non si è trattato di violenza né di una cacciata, ma di un esercizio di libertà". Vengono confermate le iniziative di protesta per la giornata successiva contro il Rettore che si è affrettato ad avvisare i docenti che: "il papa verrà di nuovo invitato nell'università", ma anche contro Mussi e Veltroni: il "ministro - annunciano - sarà contestato perché ha smantellato l'università pubblica, confermato la legge Moratti, aumentato la selezione alle lauree specialistiche e aumentato le tasse universitarie". Il sindaco "perché è uno dei principali artefici del pacchetto sicurezza, che avvia politiche liberticide e restringe la possibilità del dissenso". I docenti ricordano ai mass-media in una lettera che "l'inaugurazione dell'anno accademico ha una funzione di indirizzo dell'anno, e dunque le parole di Benedetto XVI potevano essere interpretate come una guida nella didattica", precisando che "non vi sarebbe stato contraddittorio in aula perché il pontefice avrebbe pronunciato il suo discorso e nessuno avrebbe potuto dirgli nulla". Tante le e-mail di solidarietà tra cui quella dei Cobas: "Questa decisione del Vaticano è una grande vittoria di tutti coloro che sono convinti che l'ingerenza delle gerarchie nella sfera pubblica può essere fermata". Arriva la fatidica giornata di giovedì 17 e studenti e docenti trovano il campus completamente militarizzato e superblindato dalle "forze dell'ordine". Con i contestatori tenuti forzatamente a distanza, a proposito di libertà di parola, è il prorettore Marietti a leggere nell'Aula Magna dell'ateneo più grande d'Europa l'intervento del papa, una vera e propria apologia dell'università medioevale con annesso "invito" ad aprire subito corsi di teologia, a cominciare dalle facoltà di lettere e filosofia, medicina e giurisprudenza. Mussi e Veltroni sono in piedi, accanto ad un'oscura cricca di baroni e docenti, impiegati, rettori, generali, ambasciatori che applaudono al grande assente con un ripetuto "Viva il Papa", dimenticando di aggiungere soltanto il suffisso "Re". Gli strilli dei servi salgono al cielo Ratzinger, il lupo travestito da agnello sacrificale intanto fa la conta di quanto ha raccolto da questa ennesima provocazione. Attorno a lui scendono subito in campo i ciellini di "Comunione e Liberazione": "I Papi hanno potuto parlare ovunque nel mondo. Anche in Paesi come la Turchia o Cuba. Ora Ratzinger viene respinto da un Ateneo che fu fondato proprio da un Pontefice. Questa è davvero una vergogna per l'Italia". La Conferenza episcopale italiana "esprime la propria incondizionata vicinanza a Benedetto XVI oggetto di un gravissimo rifiuto che manifesta intolleranza antidemocratica e chiusura culturale". Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano per non essere da meno invia subito a Ratzinger una lettera personale "per esprimere il suo sincero, vivo rammarico, considerando inammissibili manifestazioni di intolleranza e preannunci offensivi che hanno determinato un clima incompatibile con le ragioni di un libero e sereno confronto", e aggiungendo: "ci sono cose che mi preoccupano, come quando vedo che rispuntano piccoli gruppi che si fregiano di sigle anticlericali: questo termine in Italia viene da un'altra epoca, viene da un passato che credevamo di aver chiuso e superato, non lo usava più nessuno". Questo rinnegato del comunismo già nel discorso d'insediamento davanti alle Camere riunite in seduta comune si era inchinato al papa nero condividendo con lui "il riferimento ai valori umani e cristiani che sono patrimonio del popolo italiano, ben sapendo quale sia stato il profondo rapporto storico tra la cristianità e il farsi dell'Europa" (sic!); Scontate le parole del dittatore democristiano Romano Prodi il cui "primo sentimento è di condanna per gli episodi di intolleranza che sono avvenuti in questi giorni. Nessuna voce deve tacere nel Paese, a maggior ragione quella del Papa". Che faccia tosta! Il vicepremier ex radicale e anticlericale Francesco Rutelli rincara: "Questa è una vittoria degli intolleranti che si traduce in una sconfitta per tutte le persone che amano la libertà" mentre per il ministro degli Esteri Massimo D'Alema "il clima di tensione è stato creato da atteggiamenti e prese di posizione estremistiche che non rappresentano affatto la maggioranza degli italiani". Il segretario del Pd e neopodestà di Roma Veltroni proprio nel discorso pronunciato all'inaugurazione dell'anno accademico della Sapienza dice che "quel che è successo non è tollerabile per un paese democratico... ogni atteggiamento di intolleranza, come quelli che si sono manifestati in questi giorni verso il Pontefice, fa male alla democrazia e alla libertà" e che "La sua mancata partecipazione alla cerimonia prevista per il 17 gennaio rappresenta una sconfitta della cultura liberale". Il suo compare ex-Ds ora leader di Sinistra democratica, il ministro dell'università e della ricerca scientifica Fabio Mussi, fa lo gnorri: "non capisco perché Benedetto XVI non possa oggi pronunciare qui di persona il suo discorso". Sulla stessa linea il presidente della provincia di Roma, Enrico Gasbarra: "Come cattolico e come ex studente de 'La Sapienza' sono profondamente amareggiato. Si tratta di un fatto molto grave che mi ha colpito come rappresentante delle istituzioni", e il presidente della regione Lazio, Piero Marrazzo: "Non si può mai e per alcun motivo prescindere dall'impegno a garantire il diritto di parola a tutti. L'annullamento della visita del Papa rappresenta davvero una brutta notizia". Il pappagallo di Ratzinger Pier Ferdinando Casini (Udc), riferendosi ai 67 docenti, aggiunge: "Se questi sono i maestri dei nostri figli, c'è da aver paura per il nostro futuro". Mentre il galantuomo Mastella, allora ministro della Giustizia, critica il governo perché avrebbe dovuto "chiedere scusa per quegli imbecilli che non hanno consentito al Papa di parlare". "Un branco selvaggio di ignoranti e di razzisti ha cacciato il Papa da un'università che ormai è la vergogna del Paese. Meritiamo che tutto il mondo ci rida dietro e ci consideri esseri inferiori", vomita Alessandra Mussolini, capo-squadrista della fascistissima "Azione Sociale". Più o meno le stesse parole che vengono usate nello studio cardinalizio, senza contradditorio, del leccapiedi del Vaticano Bruno Vespa; la Sapienza viene definita "una discarica accademica". "Come cittadino italiano - afferma il piduista filo-mafioso Berlusconi - trovo avvilente che proprio nel mio Paese, proprio a Roma, culla della civiltà cristiana, sia impedito al Pontefice di prendere la parola". Opportunistica l'"equidistanza" del segretario del Prc Giordano: "Occorre garantire la libertà di espressione del Pontefice, come le ragioni di chi contesta". Gran parte del parlamento e del governo partecipa alla parata di domenica 20 gennaio in Piazza S. Pietro costruita mediaticamente da monsignor Ruini per far apparire gli anti-papa una sparuta, isolata e antidemocratica minoranza nostalgica del '68. Fuori dal coro dei palazzi del potere borghese sono rimasti in pochi, il leader dello Sdi Enrico Boselli: "Spiace che il Papa abbia annullato la visita, ma l'interventismo delle gerarchie cattoliche nella vita pubblica determina critiche che la Chiesa deve attendersi". La battaglia continua Per noi marxisti-leninisti la lotta delle studentesse, degli studenti e dei docenti della Sapienza è una iniziativa storica e senza precedenti per arginare l'offensiva oscurantista e l'ingerenza del papa, del Vaticano e della Chiesa cattolica negli affari interni dello Stato italiano. Un segnale forte e una controffensiva anche contro il tentativo di questi ultimi di egemonizzare il governo, i partiti parlamentari e il popolo italiani. A loro quindi va tutto il nostro appoggio anche perché hanno difeso apertamente la laicità dell'Università e dell'istruzione, la libertà della scienza. In questo senso non possiamo non criticare fermamente quegli scienziati rimbambiti come il "fisico" Antonino Zichichi che ha sconfessato pubblicamente i suoi colleghi romani invitando il pontefice a Erice nel suo cosiddetto "Centro di Cultura Scientifica". Il nostro auspicio invece è che questa lotta possa estendersi in tutte le scuole e le università pubbliche del paese, affinché il papa non vi metta mai più piede. I manifestanti della Sapienza meritano la solidarietà di tutti i democratici e i progressisti perché impedendo a Ratzinger di sbarcare armi in pugno nell'università, hanno materializzato nella sua mente medioevale e fascista i fantasmi della Grande Rivolta del Sessantotto, quando anche nelle università tedesche gli studenti non credenti e credenti, cattolici e non, si scagliavano violentemente contro la Chiesa di Roma accusandola di crimini e di oscurantismo e il "professore" Ratzinger era costretto a lasciare l'università di Tubinga per rifugiarsi nella fortezza di Ratisbona dove lavorerà alacremente alla Restaurazione. 23 gennaio 2008 |