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Affluenza record col 57% dei votanti ai referendum del 12-13 giugno 2011
Stravince il Sė
Quasi 26 milioni hanno detto no alla privatizzazione dell'acqua, al nucleare, al legittimo impedimento. Ruolo fondamentale dei Comitati referendari
Seconda disfatta di Berlusconi. Va abbattuto con un nuovo 25 Aprile |
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Una vittoria strepitosa, voluta, sperata ma non scontata, che resterà scritta nella storia referendaria e politica del nostro Paese come in passato lo sono stati i referendum sul divorzio e sull'aborto.
I quattro referendum del 12 e 13 giugno 2011 hanno raggiunto il quorum alla grande. Non succedeva dal 1995 che i referendum raggiungessero la soglia minima del 50% più uno degli elettori. Hanno infatti votato il 57% degli aventi diritto. Dato che scende al 54,8% se si considerano anche gli elettori all'estero.
Un risultato già di per sé straordinario visto che il governo e i partiti che lo sostengono, in combine con i mass media di regime, hanno fatto di tutto per sabotare e oscurare i referendum. Ma diventa addirittura strepitoso se si considera che i Sì stravincono ovunque. Quasi 26 milioni di elettori hanno detto votando Sì, no alla privatizzazione dell'acqua, al nucleare e al legittimo impedimento.
Una potente sberla in piena faccia al governo e a Berlusconi che avevano tentato di tutto per impedire il raggiungimento del quorum e la vittoria dei Sì: impedendo l'accorpamento con le elezioni amministrative di maggio; approvando norme diversive sul nucleare che hanno costretto la Corte di Cassazione e quindi la Corte costituzionale a riconfermare il referendum alla vigilia della stessa consultazione; il ritardo con cui è stato dato il via alla campagna referendaria da parte degli enti preposti; l'oscuramento mediatico da parte delle televisioni nazionali e della più grande stampa nazionale; gli inviti più o meno espliciti ad andarsene al mare; la dichiarazione di astensione dello stesso Berlusconi; e, persino ad urne aperte, la dichiarazione del ministro degli Interni Maroni che dava per certo il raggiungimento del quorum e che è suonato come un invito a coloro che ancora non lo avevano fatto a non andare alle urne.
Scarso anche l'impegno dei partiti del "centro-sinistra" e in particolare del PD che specie per quanto riguarda i referendum sull'acqua, di cui uno fra l'altro riguardava una legge approvata dal "centro-sinistra" e firmata dallo stesso Di Pietro, ha prima osteggiato i referendum, poi li ha ignorati, quindi li ha subiti e solo oggi, a risultato acquisito, tenta di cavalcarli a proprio vantaggio.
La verità è che in questa clamorosa vittoria hanno avuto un ruolo fondamentale e decisivo i Comitati referendari che sono riusciti a fare a meno dei grandi media di regime affidandosi soprattutto a una propaganda militante, nelle piazze, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle università. Riscoprendo mezzi di propaganda politica e referendaria come i banchini, i megafoni, i volantinaggi, il porta a porta, persino i comizi con gli autoparlanti sulle macchine come non si vedeva ormai da decenni. E' soprattutto merito dei movimenti e dei comitati di lotta contro la privatizzazione e mercificazione dei beni comuni che hanno iniziato la loro battaglia ormai da dieci anni che è culminata con la raccolta di ben oltre 1 milione e 400 firme, un record mai raggiunto prima, per i referendum contro la privatizzazione dell'acqua, in imponenti manifestazioni di piazza come quella del 20 marzo 2010 a Roma, e ora in questo vittorioso risultato referendario. E oggi meritatamente festeggiano nelle piazze di tutta Italia.
Il PMLI è peraltro felice e orgoglioso di aver fin dall'inizio appoggiato questi movimenti e questi comitati, contribuendo ovunque gli è stato possibile, prima alla raccolta delle firme per i referendum e poi ai Comitati referendari per i 4 Sì.
Il quorum e la vittoria dei Sì
Tutti i quattro quesiti referendari hanno raggiunto il quorum. Negli 8.092 comuni italiani, per un totale di 47.117.456 elettori aventi diritto, l'affluenza alle urne è stata del 57%. Solo se vi si aggiunge i 3.300.496 elettori italiani all'estero che hanno fatto registrare una partecipazione al voto del 23,7%, il dato complessivo scende al 54,8%, andando comunque assai al di là delle più rosee previsioni. La percentuale di votanti è pressoché identica per tutti i quattro referendum. Si possono distinguere solo se si prendono in esame i decimali. Risulta così che il più partecipato è stato il secondo referendum sull'acqua che ha fatto registrare il 57,03% di votanti; il primo referendum sull'acqua ha invece registrato il 57,02%; il terzo (nucleare) il 56,99% e il quarto (legittimo impedimento) il 56,98%.
La regione che in assoluto ha fatto registrare la più alta partecipazione è il Trentino-Alto Adige col 64,6%. Segue a ruota l'Emilia-Romagna (64,1%) e la Toscana (63,6%). Al di sopra della media nazionale tutte le regioni fuorché Lombardia, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia. Il quorum è stato comunque raggiunto in tutte le regioni. Nelle regioni meridionali ovviamente l'astensionismo è un fenomeno talmente esteso e radicato che fa più fatica a rientrare seppure in occasione di referendum.
Significativo l'apporto della Sardegna col suo 58,6% di partecipazione. Occorre ricordare che in tale regione neanche un mese fa l'elettorato era stato chiamato a esprimersi in un referendum consultivo contro le centrali nucleari conseguendo già in quella occasione un pieno successo.
A livello provinciale il record di affluenza alle urne spetta a Reggio Emilia col 68,5% in tutti e quattro i referendum, seguito a ruota da Firenze (67,5%) e Bolzano (66,7%). Il dato più alto per quanto riguarda i comuni capoluoghi è invece quello di Livorno in cui ha votato il 68,3% degli aventi diritto.
E' evidente che a questo risultato ha contribuito in modo determinante l'elettorato di sinistra che ha dato prova di unità e combattività politica e referendaria, una grande coscienza della posta in gioco, una grande prova della propria disponibilità a cacciare dal potere Berlusconi. Ivi compresi una buona parte di elettori astensionisti di sinistra che solitamente disertano le urne per le elezioni politiche e amministrative e che invece in questa occasione hanno deciso di recarvisi. Secondo un sondaggio sarebbero almeno il 25% degli astensionisti che in questa occasione si sarebbero invece recati alle urne.
Da registrare che anche una parte dell'elettorato del "centro-destra" è andato alle urne e ha votato per i 4 Sì o per qualcuno di essi, consentendo di raggiungere il quorum e di dare una salutare lezione a Berlusconi e Bossi.
Questo risultato referendario, fra l'altro, conferma che l'astensionismo è un voto vero e proprio e che l'elettorato lo usa come tale in modo sempre più consapevole per esprimere la propria posizione e la propria volontà. Lo dimostra, anche il voto di ballottaggio in Sicilia: nelle località dove oltre al voto dei referendum si svolgevano i ballottaggi del voto amministrativo, ci sono scarti di affluenza alle urne del dieci e venti per cento in più a favore dei referendum. Ciò significa che ci sono state ampie fette di elettorato che pur recandosi alle urne per il referendum hanno rifiutato la scheda per il ballottaggio. Per esempio nel comune di Capo D'Orlando, dove ha votato l'80,6% per i referendum, solo il 70,5% per il ballottaggio. A Favara si registra il 73,4% ai referendum contro il 57% alle amministrative.
Il Sì ha prevalso in tutti i referendum e ovunque. Complessivamente, compresi i voti espressi all'estero, sono stati 25.935.372, pari al 95,3%, i Sì sul 1° quesito; 26.130.637 (95,8%) sul 2° quesito; 25.643.652 (94,1%) sul 3° quesito; 25.736.273 (94,6%) sul 4° quesito. La differenza fra i vari quesiti è veramente ridotta e non significativa. Ciò significa che anche gli elettori di "centro-destra" che si sono recati alle urne hanno votato massicciamente Sì anche su quesiti come il legittimo impedimento che riguarda in prima persona gli interessi di Berlusconi.
I Sì sono decisamente oltre il 90% in tutte le regioni. Da notare che se in genere le regioni meridionali hanno dato un minor apporto al raggiungimento del quorum, massiccio e sempre sopra la media nazionale è stato il loro contributo alla vittoria del Sì. In tutte le regioni del Sud infatti il Sì si attesta oltre il 97%, e, nel caso della Calabria e della Sardegna va oltre il 98%.
Continuare la lotta
Comunque la si metta, la maggioranza assoluta dell'elettorato italiano ha votato contro la privatizzazione dell'acqua, il nucleare e il legittimo impedimento. Se per assurdo tutti quelli che non sono andati a votare vi fossero andati e avessero votato no, il Sì avrebbe comunque prevalso.
Il neoduce Berlusconi e il suo compare secessionista neofascista Bossi non possono quindi accampare alcuna giustificazione. Si tratta semplicemente di una seconda sonora disfatta dopo quella delle elezioni amministrative parziali di maggio e i relativi ballottaggi. Tanto più che era stato lo stesso Berlusconi a caricare questa consultazione referendaria di un significato politico complessivo.
Ma il neoduce non demorde e pur riconoscendo a denti stretti il risultato a favore dei referendari, non intende affatto prendere atto della sconfitta e farsi da parte e tanto meno sloggiare da palazzo Chigi.
E' perciò indispensabile non abbassare la guardia e cullarsi nell'illusione che i giochi siano bell'e fatti. Rimane al contrario del tutto aperta la questione di un nuovo 25 Aprile per abbattere il nuovo Mussolini prima che compia altri scempi politici e sociali. Oggi, più di ieri, sappiamo che esiste una forza immensa che non ne può più di Berlusconi ed è disposta a fare la propria parte per liberarsene.
Però attenzione, né con Berlusconi né con eventuali futuri governi della "sinistra" borghese, che peraltro hanno già dato prova di essere campioni di privatizzazioni e liberalizzazioni, i risultati referendari sono al sicuro. Né tantomeno sono garantiti gli interessi e il futuro della classe operaia, delle masse popolari e giovanili. Come ha giustamente affermato la Commissione per il lavoro di organizzazione del CC del PMLI, nella lettera di ringraziamento alle istanze intermedie e di base e alle simpatizzanti e ai simpatizzanti che hanno partecipato alla propaganda del PMLI per i 4 Sì ai referendum, e che pubblichiamo a parte, "E' vero: il vento è cambiato, ma è ancora quello borghese, perché non mette in discussione il sistema capitalistico e il suo ordinamento istituzionale. C'è tanto da lavorare perché soffi veramente un nuovo vento, quello rivoluzionario che porti al potere il proletariato e al cambiamento del sistema economico, il socialismo. Non creiamoci quindi pericolose illusioni. Sotto la direzione e un governo della 'sinistra' borghese non cambierà sostanzialmente niente sul piano di classe e della lotta contro l'imperialismo e la guerra imperialista".
14 giugno 2011
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