Viva il fronte unito contro la demolizione e privatizzazione dell'istruzione universitaria per l'università pubblica e gratuita Si allarga a macchia d'olio la lotta del movimento degli studenti e dei lavoratori dell'università contro i "tagli" previsti dalla Finanziaria e dalla controriforma Gelmini; si susseguono le assemblee, i sit-in e le manifestazioni, come a Roma dove lunedì 13 ottobre almeno un migliaio di studenti ha sfilato tra i viali della Sapienza per protestare "contro la privatizzazione dell'università". Il corteo è stato organizzato dai collettivi della Facoltà di Scienze (matematica, fisica, scienze naturali). "Gelmini, Brunetta ci avete stancato: il sapere non va privatizzato" è stato lo slogan più gettonato. In molti Atenei è stato annunciato il blocco della didattica, una forma di lotta che, come è accaduto altre volte in passato, potrebbe abbracciare in breve tempo tutti gli atenei del paese. Contestatissimo è il decreto legge 112 del 18 giugno 2008, collegato alla Finanziaria 2009, e convertito il 6 agosto nella "Legge balneare" 133/2008 dal titolo "Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria" Nefaste e devastanti sono le conseguenze per gli studenti, per i precari, e per tutti coloro che vivono e lavorano nelle università pubbliche. L'insieme delle norme prevede infatti un taglio del Fondo del finanziamento ordinario (FFo) pari ad 1 miliardo e 400 milioni di euro nei prossimi 5 anni, un taglio del 46% sulle spese di funzionamento degli atenei, la possibilità per le università (già diventate aziende) di trasformarsi in fondazioni di diritto privato, un blocco del turn-over al 20% (dal 2009 al 2013 per ogni 10 dipendenti che andranno in pensione se ne potranno assumere solo 2). Solo quest'ultima norma produrrà in termini finanziari un risparmio per lo Stato di 64 milioni di euro nel 2009, 190 milioni di euro nel 2010, 316 milioni di euro nel 2011, 417 milioni di euro nel 2012, 455 milioni di euro nel 2013, mentre la stangata complessiva sull'università ammonterebbe a quasi 4 miliardi di euro in 5 anni. Da non dimenticare ancora gli effetti combinati dell'art. 49 della legge 133/2008 (divieto di ricorrere al medesimo lavoratore con più tipologie contrattuali per periodi di servizio superiori al triennio nell'ultimo quinquennio), e del 37-bis inserito nel ddl 1441 in corso d'approvazione parlamentare (cancellazione della procedura delle stabilizzazioni), che produrranno il blocco delle forme contrattuali a tempo determinato in enti dove la frequenza di corsi è scarsa e il licenziamento in tronco (dopo tre mesi dall'entrata in vigore del ddl) di chi aveva già ricevuto garanzie dallo Stato di un percorso per andare a stabilizzare la propria attività professionale; e ancora la triennalizzazione dei rinnovi contrattuali per la docenza (si passa da 2 a 3 anni per ridiscutere la parte normativa e quella economica del contratto). Il governo del neoduce Berlusconi, è evidente, punta dritto allo smantellamento dell'università pubblica al punto che, denunciano le associazioni dei docenti, "con la riduzione progressiva prevista dalla legge, il Fondo di finanziamento ordinario non basterà neppure a pagare gli stipendi" mentre "con il blocco dell'80% del turn-over, insieme all'ondata di pensionamenti prevista per i prossimi anni dovuta a cause demografiche e alla nuova normativa, verrà ridotto rapidamente il personale impedendo il reclutamento di giovani" e "il risultato sarà una spinta alla privatizzazione, che è già in atto in forma strisciante e potrebbe culminare con la trasformazione delle università in fondazioni, possibilità ammessa dalla legge, mentre già proliferano autoproclamati 'centri di eccellenza' per 'ristrette élite di studenti'". La stessa denuncia dei ricercatori sottolinea come l'obiettivo sia concedere "totale libertà di decisione alle imprese circa l'utilizzo della ricerca e del sapere, minandone la libertà e l'autonomia dagli interessi privati". La stessa denuncia degli studenti che mettono l'accento su come la legge "metterà a rischio lo stesso funzionamento della didattica e della ricerca universitaria e comporterà un drastico aumento delle tasse universitarie, degli sbarramenti e dei numeri chiusi". A proposito delle fondazioni di diritto privato nessuno si è fatto ingannare: "non offriranno alcuna garanzia in merito al diritto allo studio, al mantenimento dell'offerta formativa e alla situazione lavorativa di dipendenti e precari". I ricercatori precari se va bene resteranno "precari e ogni via d'accesso all'assunzione sarà impedita". La rete che li coordina, nel bombardare il ministro Gelmini, ha voluto a tale proposito ricordare la beffa del decreto "mille proroghe" varato dal precedente governo Prodi, quando con un emendamento (presentato dai deputati del PD Ghizzoni, Rusconi, Benzoni, Froner, Colasio, De Biasi, Volpini, Tocci, Tessitore, Giulietti e Villari) i concorsi da ricercatore per accedere ad una posizione stabile all'università sono stati bloccati a partire dal 1° marzo scorso. Dagli estenuanti tavoli di confronto istituzionale con l'ex-ministro Fabio Mussi sembrano avere appreso la lezione: non ci si può fidare degli esponenti del "centro-sinistra"! Per questo denunciano: "Non riteniamo opportuno inseguire Crui e Cun nella richiesta di una trattativa. Qualsiasi progetto sull'università deve essere discusso negli atenei fra tutte le componenti (studenti e personale strutturato e non strutturato), non imposto da coloro che, in qualità di esponenti degli Organi di governo, ci hanno portato al disastro nell'università". Anche i collettivi studenteschi di sinistra sembrano aver capito gli errori del recente passato, e se da un lato giustamente continuano a criticare le istituzioni accademiche nazionali filo-governative e baronali sottolineando l'avvenuta "spaccatura nella Crui che ha determinato la nascita dell'Aquis" bollato come "un tentativo lobbistico di accaparrarsi i pochi fondi da parte di alcune università dentro il progetto di Confindustria", dall'altro si stanno unendo senza pregiudizi alle larghe masse studentesche e ai lavoratori dell'università in un unico grande fronte di lotta, che in certi casi, come a Bologna, ha abbracciato anche gli insegnanti delle scuole e gli studenti di ogni ordine e grado: in difesa della scuola e dell'università pubbliche, per abbattere il governo del neoduce Berlusconi, dovere ed obiettivo prioritario di ogni sincero democratico e antifascista! Cronaca della protesta A Firenze oltre all'occupazione del Polo scientifico di Sesto Fiorentino è scoppiata la mobilitazione permanente alla facoltà di Ingegneria e il blocco della didattica si estende anche alla facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali (MFN). Giovedì 9 ottobre, il consiglio di Facoltà di Scienze MFN dell'Università di Firenze, dopo due settimane di astensione dalla didattica dei ricercatori e di occupazione degli studenti, ha deliberato uno slittamento di un mese dell'inizio delle lezioni, determinando di fatto il blocco della didattica. A Torino dopo la grande assemblea/presidio in occasione della riunione del Senato accademico, i lavoratori dell'università hanno ottenuto la cancellazione dell'inaugurazione dell'anno accademico, una seduta speciale ed aperta del Senato accademico sulla legge 133 e il tema "fondazioni" e una futura assemblea con tutte le componenti dell'ateneo ed il rettore. Il 16 ottobre si svolgerà la "Giornata di astensione dal lavoro di ricerca e didattica dei precari di università ed enti di ricerca torinesi". A Parma si è svolta una giornata di protesta con volantinaggio all'ingresso del Campus e conseguente blocco della circolazione sulla tangenziale. A Bologna l'8 ottobre è stato un grande successo per l'assemblea generale convocata dalla Rete dei Ricercatori Precari di Bologna presso il dipartimento di Matematica. Studenti, ricercatori precari, docenti, insegnanti delle scuole elementari, medie, superiori hanno dato vita ad una nuova sigla: "Assemblea di Ateneo - No Gelmini" che il 10 ottobre è scesa in piazza al fianco degli studenti medi mobilitati dall'Uds. Per il 15 e il 16 ottobre, in coordinamento con il mondo della scuola che propone la "Notte bianca", il movimento universitario ha annunciato blocchi della didattica e lezioni in piazza. Altra richiesta: "una presa di posizione del Senato, con dimissioni, per protesta, dei membri e del rettore, e che non si dia inizio all´anno accademico". La mobilitazione generale in tutto l'ateneo è stata indetta in coordinamento anche con i precari del Cnr. A Napoli Federico II si prospetta l'ipotesi di bloccare l'anno accademico e i ricercatori stanno prendendo in esame di richiedere il completo blocco della didattica a loro affidata. Continua l'occupazione dell'Orientale con il supporto degli "autonomi" del centro-sociale Ska. A Pisa l'università è scesa in piazza compatta, ricercatori, professori, amministrativi e studenti e la facoltà di Scienze ha convocato un consiglio straordinario. il 9 ottobre, in contemporaneo con le facoltà in lotta del capoluogo toscano, il Consiglio straordinario della facoltà di Lettere di Pisa ha deciso la sospensione della didattica di una settimana facendo propria la mozione uscita dall'Assemblea generale di ateneo del giorno prima. L'assemblea generale del personale dei tre Atenei pisani denuncia che "stanno smantellando l'Università pubblica"; gli studenti "autonomi" hanno deciso l'occupazione della sala stampa del rettorato e del Polo didattico Carmignani. A Palermo la facoltà di Ingegneria è in stato di agitazione con svolgimento di alcune lezioni nei luoghi pubblici della città e proposta di blocco della didattica attraverso la rinuncia a incarichi di supplenza (per i ricercatori) e a carichi aggiuntivi (per i professori). A Roma "La Sapienza" i docenti della facoltà di Scienze e della facoltà di Psicologia1 stanno raccogliendo le firme per ritirare la disponibilità a ricoprire i corsi; Anche a Roma1 si prospetta un blocco della didattica a cui si aggiunge una massiccia mobilitazione studentesca con l'organizzazione di assemblee giornaliere in varie facoltà. A Cosenza Nella facoltà di Lettere e Filosofia dell'Unical un grande striscione che recitava: "Università fuori dalle logiche di mercato: la cultura non si privatizza". Il Comitato formatosi a seguito dell'Assemblea del 25 settembre ha organizzato un'Assemblea generale l'8 ottobre, che ha visto una vastissima partecipazione di docenti, di studenti e di personale tecnico-amministrativo. Tutti gli interventi hanno auspicato la nascita di forme di mobilitazione che coinvolgano tutto il mondo della scuola e della formazione in tutte le sue componenti, dal personale docente alle famiglie. L'Assemblea ha messo all'ordine del giorno una serie di proposte che sono state approvate all'unanimità: "Costituzione di un'Assemblea permanente"; "Autogestione dell'Aula Filologia 8 (nelle ore pomeridiane, tutti i giorni) come luogo d'incontro e di informazione per tutta l'università"; "Convocazione di un'Assemblea di Ateneo, in Aula Magna, prevista per il giorno 28 ottobre, alle ore 10:00"; "Richiesta di convocazione di una seduta del Senato Accademico che si esprima chiaramente, con approvazione di una specifica mozione, contro l'ipotesi di trasformazione dell'Unical in fondazione universitaria di diritto privato (ex Legge 133, art. 16)"; "Richiesta di un coordinamento e di una sinergia tra il mondo della scuola e il mondo universitario, per convergere in comuni iniziative di lotta"; "L'invio di una lettera aperta alle famiglie, per spiegare le ragioni della protesta e rendere coscienti delle conseguenze delle recenti scelte legislative del Governo in materia di istruzione e di università"; Organizzazione di "lezioni in piazza" nei centri di Rende e Cosenza". L'Assemblea, conclude il documento, "aderisce alle prossime iniziative di sciopero previste per il 17 e il 31 ottobre, e a tutte le altre che nasceranno in futuro". 15 ottobre 2008 |