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Vota NO al referendum di Fiat Mirafiori |
Il 13 e 14 gennaio si terrà alla Fiat Mirafiori il referendum sull'accordo separato siglato il 23 dicembre scorso. Il nuovo Valletta, Sergio Marchionne e i sindacati complici, firmatari dell'accordo, hanno imposto vigliaccamente tempi strettissimi. Non danno ai lavoratori nemmeno il tempo di svolgere le assemblee e vogliono impedire che, fuori dalla fabbrica, si sviluppi un ampio movimento di solidarietà attorno alla FIOM-CGIL già in atto non solo in ambito sindacale, come dimostrano gli interventi di intellettuali ed economisti.
La posta in gioco al centro di questo referendum è altissima, le questioni in discussione di grandissima rilevanza per le conseguenze nefaste che potranno avere sulle condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori e per il ruolo e l'azione del sindacato. L'intesa separata imposta da Marchionne e avallata dai sindacalisti collaborazionisti contiene un attacco padronale senza precedenti dal dopoguerra ai diritti e alle relazioni sindacati conquistati a prezzo di dure lotte e riporta la condizione del lavoro ai tempi bui, autoritari e antidemocratici del fascismo. Giacché impone un'organizzazione del lavoro finalizzata al supersfruttamento, cancella il contratto nazionale sostituendolo con uno aziendale, demolisce le Rsu per far ritorno alle vecchie Rsa nominate dalle burocrazie sindacali, limita il diritto di sciopero e vieta la rappresentanza sindacale aziendale alle organizzazioni non firmatarie dell'accordo che equivale a cacciare la FIOM e la stessa CGIL dagli stabilimenti Fiat Mirafiori e Pomigliano. Insomma, nella sostanza, restaura relazioni industriali di stampo mussoliniano.
Questo referendum però, come già accadde a Pomigliano, non si svolge in modo libero. Su di esso pesa come un macigno l'infame ricatto occupazionale di Marchionne: o passa l'accordo o porto all'estero investimenti e produzioni. Pesano le fortissime pressioni che provengono da governo e Confindustria, nonché dai partiti della destra e della "sinistra" borghese, PD in testa. Non si vuole un libero pronunciamento dei lavoratori ma un semplice plebiscito, da ottenere in modo coercitivo, oltretutto su materie come la cancellazione del contratto nazionale, le limitazioni al diritto di sciopero e all'agibilità sindacale, l'abolizione della Rsu, la decurtazione della retribuzione della malattia che non possono far parte di un contratto aziendale.
Noi stiamo con la FIOM, di cui ammiriamo il coraggio e la fermezza delle posizioni. Resistendo alle forti ed esplicite pressioni della destra della CGIL, capeggiata dal segretario generale, Susanna Camusso, ha avversato con forza l'accordo padronale e si è rifiutata di firmarlo, anche in forma "tecnica". Condividiamo la sua denuncia secondo cui questo referendum è in buona sostanza illegittimo perché si tiene sotto ricatto e su questioni non disponibili in un'intesa aziendale; e il suo proposito di non accettare l'eventuale "vittoria" del Sì e di continuare la lotta, a partire dallo sciopero generale di 8 ore dei metalmeccanici fissato per venerdì 28 gennaio, "per un vero Contratto nazionale senza deroghe, per le libertà sindacali, per la democrazia, per un lavoro stabile con diritti e contro gli accordi vergogna di Pomigliano e Mirafiori".
Tutto vero. Tuttavia pensiamo che la scelta migliore, anche tatticamente, sia quella di dare una chiara indicazione di voto che è quella di recarsi in massa alle urne e di marcare la scheda con il No. Ciò non solo per dare un supporto esplicito e forte a coloro che sono già convinti di respingere l'intesa, ma anche per cercare di convincere gli indecisi ad unirsi in questa scelta. Come si è già visto nella consultazione referendaria di Pomigliano, non è indifferente e ininfluente la percentuale dei lavoratori che si dichiareranno contrari. Marchionne dice di accontentarsi del 51% di Sì. Sarebbe tuttavia molto difficile ignorare il 49% dei No!
A prima vista e per i meno avveduti, può sembrare che quella in corso a Mirafiori sia una battaglia puramente sindacale che riguarda gli operai della Fiat e al massimo l'insieme dei metalmeccanici. No, non riguarda solo loro, la sua portata è molto più ampia ed è squisitamente politica. Fa parte di un disegno più generale che mira a cancellare lo Statuto dei lavoratori, a controriformare in senso neocorporativo il diritto del lavoro, dare totale mano libera ai padroni, a cambiare le relazioni industriali in senso neocorporativo e neofascista. Fa parte di un progetto di "riforma" costituzionale e istituzionale della forma di governo e di Stato del nostro Paese con caratteristiche neofasciste, presidenzialiste, federaliste, interventiste, razziste e xenofobe.
Pertanto, secondo il PMLI, la battaglia importantissima in atto alla Fiat richiama e rafforza l'esigenza di un nuovo 25 Aprile per liberarsi del nuovo Mussolini, e per fermare e sconfiggere il nuovo Valletta, per l'Italia unita, rossa e socialista.
10 gennaio 2011
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