(La tossicodipendenza in Italia)
Affossiamo la legge fascista Fini sulla droga
Il ddl Fini sulla droga, scritto a tre mani con il ministro dell'interno Pisanu e della sanità Sirchia e approvato all'unanimità dal Consiglio dei ministri della Casa del fascio il 13 novembre 2003, ha iniziato il suo iter parlamentare al Senato con l'approvazione all'unanimità in seduta congiunta da parte delle commissioni giustizia e sanità.
Presto approderà alla Camera. Il "centro-sinistra" dalle colonne de l'Unità afferma che il provvedimento avrà un iter "lungo, lacerante e accidentato" ma non c'è assolutamente da fidarsi dell'opposizione di cartone visto che il governo del neoduce Berlusconi in questi quasi quattro anni ha messo a segno senza alcun serio ostacolo parlamentare una serie impressionante di controriforme neofasciste e non ci vuole un mago per prevedere che continuerà imperterrito nella sua nefasta opera. è necessario quindi intensificare la lotta di piazza e di massa per impedire sia varata la legge Fini e per buttare giù il governo Berlusconi prima che produca altri irreparabili danni al Paese.

Una legge fascista
La legge Fini ha l'obiettivo di colpire con pesantissime sanzioni penali milioni di giovani che fanno uso di droghe leggere e di sbattere in gattabuia gettando la chiave centinaia di migliaia di vittime dei mercanti di morte di droghe pesanti: un affare miliardario che fornisce i capitali da riciclare alle holding della mafia, camorra, 'ndrangheta e "sacra corona unita", ieri come oggi colluse e protette dai vertici dello Stato borghese e delle sue istituzioni nazionali e locali.
I principi che ispirano la legge sono quelli classici dei fascisti: ossia la "tolleranza zero" verso le vittime e la tolleranza massima verso i carnefici.
Secondo questa mostruosa e aberrante politica non c'è alcuna differenza tra droghe leggere e pesanti, non c'è differenza tra chi fa uso personale di una sostanza stupefacente e chi la produce, la trasporta, la spaccia. Se passerà questa mostruosità repressiva sarà infatti punita severamente la detenzione per uso personale e ciò concretamente vuol dire che per un paio di spinelli si rischierà da 6 fino a 20 anni di carcere. Ciò è quanto scritto nelle due tabelline allegate al disegno di legge che identificano il quantitativo "massimo tollerabile" in termini di principio attivo in: 200 mg di eroina, 0,05 milligrammi di Lsd, 250 mg di cannabis, 600 mg di cocaina. Superate queste dosi, davvero minime, per il governo Berlusconi scatta la "cura" del carcere, dei prefetti e dei questori, per "evitare che i giovani si facciano del male", ha detto Fini alla festa per il decennale di AN, per "curare la malattia uccidendo il paziente", diciamo noi.
Sotto la "soglia tollerata" stabilita dai gerarchi di regime si allunga la sfilza di sanzioni amministrative: ritiro della patente, del passaporto, del permesso di soggiorno, obbligo di firma, "coprifuoco". Il ddl Fini punta poi esplicitamente a depotenziare i Servizi pubblici per le tossicodipendenze (Sert) delle Asl, già alle prese con croniche carenze di personale e strutture, e in prospettiva a cancellarli per dirottare per intero i miliardi dello Stato verso le lucrose "comunità terapeutiche" sullo stile della fabbrica di schiavi di S. Patrignano. Sono proprio i dirigenti-manager delle cosiddette comunità terapeutiche i veri ispiratori e beneficiari della linea dell'allievo di Almirante.
Per "fatto di lieve entità" la legge prevede la sospensione dell'ordinanza di arresto solo se l'interessato "accetta di compiere un percorso di recupero per un periodo equivalente alla durata della pena" e a tal proposito alle "comunità terapeutiche" private è concessa non solo la piena parificazione con le strutture pubbliche ma anche per la prima volta la possibilità di "certificare lo stato di tossicodipendenza", una prerogativa finora di competenza strettamente medica. In sostanza, sotto la minaccia del carcere, viene restaurato su larga scala il "trattamento sanitario obbligatorio" (tso) abolito quasi totalmente dalle legge 883 del 1978 istitutiva del Ssn.
Altro punto gravissimo e per certi versi criminale è il divieto imposto ai medici di somministrare il metadone con terapie di mantenimento, quelle attualmente considerate da tutta la comunità scientifica internazionale le più efficaci nella disintossicazione da eroina e assolutamente consigliate alle donne tossicodipendenti durante la gravidanza dove le conseguenze dell'abuso di eroina possono portare a conseguenze disastrose sia per la donna che per il nascituro.
Per controllare l'applicazione del provvedimento è stato rafforzato il "Dipartimento nazionale per le politiche antidroga", presieduto in prima battuta dal prefetto Pietro Soggiu e da Nicola Carlesi di AN, sotto il controllo diretto del premier e del ministro dell'Interno.

Calpestata la volontà popolare
Dopo la vomitevole campagna che riunì intorno a Craxi vecchi e nuovi fascisti, P2, destra democristiana e destra "sociale", nel 1990 venne approvata la legge 162 che sanciva come reato il consumare droghe, senza distinzione tra leggere e pesanti. Tale legge, conosciuta come Iervolino-Vassalli, dal nome dei due ministri firmatari, ha creato una "caccia" ai tossicodipendenti col risultato che una valanga di consumatori e piccoli spacciatori ha varcato la soglia delle "patrie galere", al punto che ormai un detenuto su tre è appunto tossicodipendente. Ne è conseguito pure un ingolfamento degli uffici giudiziari, alle prese con un'infinità di piccoli procedimenti invece che con i grandi reati, i grandi scandali e crimini che piagano l'Italia capitalista e neofascista.
Il referendum abrogativo del 1992 aveva garantito tuttavia la parziale depenalizzazione del consumo per uso personale. Il risultato schiacciante del referendum stralciava infatti alcune norme della legge Iervolino-Vassalli, nota anche come legge Craxi, raccolta nel testo unico delle leggi in materia di stupefacenti e sostanze psicotrope (n. 309/90). Veniva infatti abrogato il criterio della "dose media giornaliera" stabilita dal ministro della sanità (art. 75-78), ritenuta antiscientifica poiché non si può stabilire per legge una dose uguale per tutti in quanto diverse sono le condizioni neurologiche, psicologiche, ambientali e la storia personale dei pazienti e soprattutto perché non tiene conto del fenomeno della tolleranza alle droghe. Veniva stralciata l'enorme mole di sanzioni, divieti e obblighi (art. 75-120 e 121) inflitti al consumatore che "rifiutava o interrompeva un programma terapeutico-riabilitativo". Furono abrogati anche gli articoli che obbligavano qualsiasi medico a segnalare al Sert chi abbia usato anche occasionalmente le sostanze proibite in palese violazione del segreto professionale e del diritto alla riservatezza dei pazienti. La vittoria referendaria fu importante ma parziale e insoddisfacente poiché, sebbene depenalizzato, resterà illecito il possesso e la detenzione per uso personale di droghe (anche leggere) e il tossicodipendente passibile di sanzioni, anche se esclusivamente amministrative.
Berlusconi, calpestando ancora una volta la volontà popolare, vuol fare tabula rasa delle conquiste referendarie e restaurare nella sua versione originale la legge del suo ex-padrino politico Craxi, con l'aggiunta di una serie di norme ancor più smaccatamente proibizioniste e fasciste.

Un'ondata repressiva sta per abbattersi sulle masse giovanili
Per intuire la dimensione dell'ondata repressiva che sta per abbattersi sulle masse popolari e in particolare su quelle giovanili basta citare alcuni dati di un rapporto Eurispes-Telefono azzurro secondo il quale tra il 28% e il 33% dei ragazzi fra i 12 e i 19 anni è venuto a contatto con le droghe: in questa fascia d'età il 25% fuma frequentemente i derivati della cannabis, il 2%, pari a 92mila adolescenti tira cocaina, il 3%, pari a 138mila adolescenti, fa uso di allucinogeni e anfetamine. Secondo un'altra stima almeno il 15% dei giovani tra i 18 e i 25 anni farebbe uso di cocaina. è evidente che il governo Berlusconi vuole "raddrizzare la schiena" di questi ragazzi deviati riempiendo le carceri, mantenere sotto un continuo ed asfissiante controllo poliziesco le masse giovanili, soprattutto quella parte di esse che sta osando ribellarsi al governo e lotta per affossare la controriforma gentiliana della scuola e regalare favolosi profitti alle "comunità terapeutiche" private e no profit secondo quel terribile mix di liberismo sfrenato e neofascismo che ha caratterizzato fin dall'inizio la sua azione politica.

Mobilitiamoci!
Noi siamo contro la droga, sia chiaro, ma essa non si combatte con la legge Fini. Questa legge va affossata, insieme al governo che l'ha ideata, con una grande mobilitazione di massa perché il consumo non può in alcun modo essere considerato reato. Vanno invece subito tolte dalla clandestinità tutte le droghe leggere. Occorre altresì depenalizzare il consumo delle droghe pesanti e procedere alla somministrazione controllata di eroina, cocaina, morfina e metadone tramite strutture pubbliche, in condizioni igieniche ottimali e senza che ciò comporti alcuna repressione e schedatura poliziesca dei tossicodipendenti.
Legalizzare le droghe leggere e depenalizzare il consumo di quelle pesanti non significa affatto eliminare il mercato nero sul quale si fonda buona parte dell'impero economico criminale. Significa "solo" assestargli un duro colpo e farlo arretrare, impedire a chi gestisce il traffico un controllo asfissiante e capillare su interi quartieri e zone e su decine di migliaia di giovani. è ovvio che ancora esisterà il mercato nero, poiché è illusorio sperare che tutti i tossicodipendenti si rivolgano alle strutture pubbliche, tuttavia esso sarà notevolmente ridimensionato e costretto a inventarsi nuovi sbocchi.
Noi chiediamo che lo Stato destini alla lotta contro la droga il frutto dei sequestri ai danni di produttori e trafficanti, partendo dalla costruzione di attrezzati centri pubblici di cura, disintossicazione e riabilitazione. Nella scuola deve essere istituita una seria, scientifica informazione contro l'uso delle droghe e sui loro effetti.
Comunque sia, la lotta alla droga si può in definitiva vincere solo sul piano politico, rimuovendo i fattori economici e sociali che ne facilitano l'espansione, in primo luogo dando un lavoro stabile, a tempo e salario pieno e sindacalmente tutelato ai giovani e a tutti i disoccupati, sviluppando il Mezzogiorno, risanando le periferie urbane, facendo della scuola e dell'Università un servizio sociale goduto dal popolo e dal popolo controllato, dando la casa a chi ne ha bisogno, incrementando i servizi sociali pubblici.
In ultima analisi solo abbattendo il capitalismo e conquistando il socialismo si affosserà il mostro della droga, nell'immediato gli si possono però spuntare gli artigli.
Mobilitiamoci subito contro la legge fascista Fini sulla droga!

23 febbraio 2005