Intervenendo alla Camera
BERTINOTTI
ESPRIME IDEE ASSURDE E FUORVIANTI SULLA GUERRA ALL'AFGHANISTAN
Il capofila
dei neorevisionisti e trotzkisti non ha il coraggio di dire la verità e ciancia
di una "notte della politica''
Il PRC ha
votato in parlamento contro l'entrata in guerra dell'Italia. E' un fatto
importante, anche se dovuto, ma non sufficiente ad assolvere il gruppo dirigente
e la politica attuale di questo partito. Certamente conta come si vota, ma anche
le analisi e le motivazioni che sottendono tale voto non sono da meno. Vale ciò
che si dice ed anche ciò che, per opportunismo e viltà, non si dice.
Bertinotti, che il 7 novembre è intervenuto al dibattito alla Camera a nome del
suo partito, aveva l'occasione per attaccare duro il governo del neoduce
Berlusconi e l'entrata in guerra dell'Italia sostenuta dalla casa del fascio e
da gran parte dell'Ulivo, ma non l'ha fatto. Poteva lanciare un appello al
proletariato e alle masse popolari a fermare questa guerra fornendo loro il
perché, contro chi, come e con quali mezzi si deve reagire, ma non l'ha fatto.
In tono dimesso e balbettante ha pronunciato un intervento confuso e a ben
guardare vile e omertoso. Ha distorto fatti e avvenimenti, espresso idee assurde
e fuorvianti sulla guerra all'Afghanistan, sulla situazione internazionale,
sulla realtà politica italiana. Un intervento che di fatto mira a confondere le
idee agli antimperialisti e al movimento contro la guerra.
Si parte dalla definizione riduttiva, sbagliata e pericolosa che Bertinotti dà
di questa guerra. "Questa guerra è ingiusta ed inefficace - afferma il
segretario del PRC -. Ingiusta, come testimoniano i morti incolpevoli, le
popolazioni afghane che fuggono la morte, i talebani, ed ora anche le bombe;
come testimoniano in Afghanistan le donne e gli uomini di Emergency. Questa
guerra è ingiusta ma è inefficace. Ormai è più di un mese: tutti gli
obiettivi dichiarati sono falliti, falsificati, contraddetti. Non un solo
terrorista è stato preso; al contrario, il fondamentalismo e il fanatismo sono
cresciuti in aree a rischio nel mondo''.
Dunque, per Bertinotti, questa guerra è "ingiusta'' solo per i suoi
effetti non per i suoi fini, è ingiusta solo perché colpisce vittime innocenti
e non perché è una guerra imperialista, di aggressione, illegittima e illegale
che calpesta il diritto internazionale e mette in pericolo la pace nel mondo.
Ancor più assurdo è definire questa guerra "inefficace''. In realtà,
questa guerra è tutt'altro che inefficace dal punto di vista dell'imperialismo
perché lo scopo non è tanto quello di combattere il terrorismo quanto quello
di sottomettere l'Afghanistan e tenere sotto controllo la via del petrolio,
nonché quello di regolare i conti con tutti i governi del mondo, i popoli e
qualsiasi opposizione che non accettano passivamente il dominio imperialista.
La lotta al terrorismo è solo il pretesto per scatenare questa guerra che
covava ormai da tempo. Come un pretesto fu l'invasione del Kuwait da parte di
Saddam Hussein per scatenare la guerra contro l'Irak. Ciò che c'era in ballo
allora come oggi è il controllo di un'area strategica, che va dal Golfo Persico
all'Asia centrale, da cui dipende il soddisfacimento del fabbisogno energetico
dell'intero occidente capitalistico per i prossimi decenni. Si calcola che il
30% di tutti i giacimenti mondiali di gas naturale siano sepolti nel sottosuolo
del Turkmenistan e l'unica via per portarli in Occidente è quella che dovrà
passare per l'Afghanistan.
Solo un rimbambito come Bertinotti può credere davvero che lo scopo
dell'entrata in guerra dei paesi imperialisti sia "l'acquisizione di uno
status-symbol di potenza'' e che siamo entrati in una "seconda
globalizzazione''.
Afferma infatti Bertinotti: "Siamo ormai entrati nella seconda
globalizzazione: la globalizzazione dello stato di crisi, di cui il terrorismo e
la guerra sono le manifestazioni più drammaticamente evidenti. Siamo entrati in
una condizione di instabilità assoluta e di incertezza. Questa seconda
globalizzazione, che produce nuove ingiustizie ed incertezza, calamita un nuovo
ordine delle grandi alleanze triangolari tra gli Usa, la Russia e la Cina.
L'entrata in guerra per paesi, nazioni e Stati sembra essere l'acquisizione di
uno status-symbol di potenza, la fissazione di una sorta di gerarchia mondiale,
sotto la quale rimane l'incertezza, la crisi, l'ingiustizia, che rappresentano
il male principale del mondo''.
Quando la smetterà il capofila dei neorevisionisti e trotzkisti italiani di
abbaiare alla luna? Quando si deciderà a nominare l'imperialismo come il
responsabile della guerra, dell'oppressione e delle ingiustizie nel mondo? Prima
era la globalizzazione neoliberista il nemico da combattere, ora è la
"seconda globalizzazione'', mentre il "male principale'' nel mondo
sarebbero "l'incertezza, la crisi, l'ingiustizia'' senza né padri né
madri.
La globalizzazione è solo il mercato unico imperialista, è un aspetto della
politica economica dell'imperialismo. Ma è l'imperialismo, il sistema
imperialista, i paesi imperialisti più forti che dominano il mondo. Già nel
1915 Lenin lucidamente e sinteticamente analizzava l'ultima fase del
capitalismo, quella dell'imperialismo: "Tutto
il mondo si fonde in un unico organismo economico, tutto il mondo è diviso fra
un pugno di grandi potenze'' (Progetto di Risoluzione della sinistra di
Zimmerwald).
Tutto questo non è cambiato dopo l'11 settembre. Quello che è cambiato dopo i
folli e miopi attentati a New York e Washington è solo che questi hanno dato il
pretesto all'imperialismo per accrescere la sua oppressione all'esterno e la sua
fascistizzazione all'interno come dimostrano le legislazioni di emergenza varate
in diversi paesi fra i quali Usa, Francia e Italia.
Ancor più gravemente Bertinotti non ha avuto il coraggio di dire la verità
sulla situazione politica italiana e sui motivi che hanno spinto la classe
dominante borghese del nostro Paese a entrare in guerra. "è cominciato
l'ingresso dell'Italia nella guerra, - ha detto in aula - a segnare una
escalation ed un protagonismo incomprensibili. è cominciata così la notte
della nostra politica: la morte della politica ridotta alla sua protesi
militare''.
Per Bertinotti dunque l'ingresso dell'Italia in guerra è frutto di qualcosa di
"incomprensibile'' e non della volontà dell'imperialismo nostrano di
partecipare in prima persona e in prima fila a un'impresa che ha come scopo il
dominio imperialista del mondo. Ciancia di una "notte della politica'' per
la situazione politica italiana, anche se il direttore di "Liberazione''
Curzi ha evidentemente cercato di rimediare, senza comunque riuscirci, titolando
la pubblicazione dell'intervento del segretario del PRC "La notte della
Repubblica''. Altro che "morte della politica'', la guerra è la
quintessenza della politica imperialista, non è un'anomalia estranea e
incomprensibile ma il prodotto inevitabile della politica imperialista di
predominio, di saccheggio e di soffocamento dei Paesi poveri e del Terzo mondo.
Cos'altro aspetta Bertinotti per prendere atto e dichiararlo apertamente che in
Italia ormai siamo in pieno regime neofascista che ha stracciato la Costituzione
in tutte le sue parti ivi compresa quello della politica estera e militare e che
la partecipazione dell'Italia alla guerra imperialista all'Afghanistan ne è una
naturale e logica conseguenza? Prima parlava di "pericolo di svolta
autoritaria'', ora di "notte della politica'', ma cosa ci vuole ancora per
affermare che in Italia è stato da tempo restaurato il fascismo sotto forme
nuove, nuovi metodi e nuovi vessilli, il cui nome ufficiale è quello della
seconda repubblica? Cosa aspetta a dire chiaramente che il governo del neoduce
Berlusconi è un governo neofascista dalla testa ai piedi e occorre quanto prima
dichiarargli guerra totale sul piano politico, sindacale e sociale? E come può
tacere sulle gravi responsabilità del "centro-sinistra'' e sui DS in
particolare coi quali insiste a ricercare un dialogo in vista di una futuribile
collaborazione governativa? Non può essere semplice miopia politica quella di
Bertinotti, ma imbroglio e opportunismo politici tipici dei trotzkisti e dei
riformisti storici alla Turati.
14 novembre 2001
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