La XIV legislatura inaugurata all'insegna del neofascismo aperto
LA CASA DEL
FASCIO CONQUISTA LE PRESIDENZE DEL SENATO E DELLA CAMERA
Eletti Pera
e Casini. L'Ulivo vota scheda bianca, applaude ed elogia gli eletti.
Bertinotti fa "molti auguri di buon lavoro'' a Casini e lo applaude quando
cita il papa
GUZZANTI DICE QUEL CHE PERA NON HA POTUTO DIRE
Forte del
risultato elettorale la casa del fascio passa all'incasso, e mentre al suo
interno è in corso la bagarre sulla spartizione delle cariche di governo, si
aggiudica le presidenze del Senato e della Camera. Ma a differenza del '94 lo fa
mettendo da parte l'arroganza dei vincitori e sfoderando il fair play nei
confronti dell'altro polo, eleggendo alle due massime cariche istituzionali dopo
la presidenza della Repubblica due "moderati'' non sgraditi
all'opposizione, il forzista Marcello Pera e il CCD Pier Ferdinando Casini,
rispettivamente al Senato e alla Camera. E il "centro-sinistra'' apprezza
vivamente il gesto, in ossequio al principio maggioritario della
"alternanza'', al punto da non presentare propri candidati e astenersi
nelle votazioni per facilitare l'elezione dei due rappresentanti designati da
Berlusconi. Che difatti così si congratula con sé stesso per l'abile mossa:
"Siamo partiti bene. Abbiamo scelto due personaggi, Pera e Casini, che
hanno dato ampia dimostrazione di disponibilità al dialogo''.
Questa nella sostanza la cronaca di quanto successo nelle due giornate del 30 e
31 maggio in parlamento, dove con l'elezione delle presidenze dei due rami si è
aperta ufficialmente la XIV legislatura. Pera è stato eletto alla presidenza di
palazzo Madama al primo turno, con 178 voti a favore. Oltre ai voti della casa
del fascio Pera ha ottenuto anche quelli dei senatori a vita Agnelli, Andreotti,
Cossiga e Bo. Ci sono state 134 schede bianche, quelle dei senatori dell'Ulivo,
mentre quattro voti sono andati all'altro senatore a vita, l'ex segretario del
PSI De Martino, votato da Rifondazione.
PARTENZA "COL PIEDE GIUSTO''
L'elezione di Pera è stata salutata da scroscianti applausi, sia da destra che
da sinistra dell'aula, a sottolineare il "gradimento'' anche da parte della
ex maggioranza. Il capogruppo uscente, poi riconfermato, dei senatori diessini,
Angius, definisce l'elezione di Pera "una partenza col piede giusto''. Il
presidente del Consiglio Amato dichiara che anche se non l'ha votato, Pera è
comunque "una brava persona''.
Il neoeletto non delude il clima consociativo che si respira nell'aula, e nel
suo discorso di insediamento non la smette di sottolineare che si farà
"garante'' di tutte le componenti del Senato, in sintonia con il
"bipolarismo politico che è nei fatti'': "Il mio dovere - ha detto
infatti Pera a proposito del suo ruolo di `regolatore del gioco' tra maggioranza
e opposizione - è di consentire alla maggioranza di governare realizzando il
programma che si è data, di garantire all'opposizione la critica di quel
programma''. E in questa visione di "divisioni rispettose'' dei ruoli,
premendo sul tasto del nazionalismo e dell'imperialismo, Pera ha auspicato che
si possano anche realizzare "molte decisioni condivise'' quando "si
tratti della collocazione internazionale dell'Italia nell'Europa e nel mondo
occidentale, della fedeltà ai nostri alleati'', e quando siano in gioco
"interessi strategici o l'onore della patria'', o "questioni
essenziali che riguardino la giustizia e il diritto'', ecc.
Stesso e forse ancor più marcato clima consociativo alla Camera, con l'elezione
del democristiano Casini al quarto turno, quando secondo il regolamento è
caduto il quorum dei due terzi ed è bastata la maggioranza assoluta. Il leader
del CCD è stato eletto con 343 voti, grazie anche all'astensione dei deputati
dell'Ulivo, che si sono uniti alla maggioranza nel tributargli un lungo applauso
in piedi. Rifondazione ha votato un proprio candidato, Giuliano Pisapia,
lamentando con il suo capogruppo Giordano di non aver potuto votare un candidato
comune espresso dal "centro-sinistra''.
Anche Casini come Pera si è voluto presentare come "garante'' di tutti,
maggioranza e opposizione, citando come modelli da imitare tra i suoi
predecessori "l'indimenticabile Nilde Jotti, donna di parte ma rispettosa
di tutti'' e il DS Violante, "grande protagonista della politica e del
parlamento''. Il presidente uscente, a cui l'intera aula sollecitata da Casini
dedica un lungo applauso, ringrazierà poi il suo successore abbracciandolo
commosso a fine discorso.
"ORGOGLIO DEMOCRISTIANO''
Pur esaltando Berlusconi e inviando un "riconoscente saluto'' a Ciampi,
l'allievo di Bisaglia e pupillo di Forlani non ha comunque rinunciato a
rivendicare con orgoglio le sue radici di democristiano doc, e tra un
"saluto deferente a Giovanni Paolo II'' e un ricordo degli ultimi
presidenti della Repubblica democristiani, Leone, Cossiga e Scalfaro, tra una
citazione di De Gasperi e un'apologia del suo concittadino Prodi per il suo
ruolo europeo, ha voluto rievocare gli "anni d'oro'' in cui quando per la
prima volta entrò a Montecitorio "la DC guidava il governo e interpretava
larga parte del Paese'', per arrivare a sostenere che "riconoscere i torti
e le ragioni di quegli anni, non vuol dire riaprire ferite che si sono in gran
parte rimarginate. Vuol dire cercare di costruire il futuro del nostro Paese su
una visione più equa e più giusta di quello che è stato il nostro passato''.
E a differenza di Pera, che aveva chiuso il suo discorso di investitura in
chiave liberale, con un "viva la libertà'', Casini ha democristianamente
invocato sul suo capo la benedizione della madonna di San Luca.
Anche nei suoi confronti il polo avversario è stato prodigo di applausi ed
elogi. Al già citato abbraccio di Violante sono seguiti i complimenti e gli
apprezzamenti personali di Fassino e D'Alema. Anche Bertinotti, tanto per non
smentire il suo incallito opportunismo, pur definendo "molto conservatore''
il discorso di Casini ha finito col fare "molti auguri di buon lavoro'' al
nuovo presidente della Camera. E questo dopo che già il rifondatore del
trotzkismo era stato notato anche lui spellarsi le mani ad applaudire il
passaggio del saluto al papa.
Ma al di là del clima ecumenico e bipartisan in cui si sono svolte le due
elezioni, il loro nero e crudo succo politico è stato ben espresso da un
testimone diretto come il vicedirettore de "Il Giornale'' e neoeletto
senatore per la casa del fascio, Paolo Guzzanti, che in una sorta di diario da
"primo giorno di scuola'', così commenta sul foglio berlusconiano
l'elezione di Pera e le sue implicazioni: "Quando mancano tre voti al
quorum qualcuno sbaglia e scatena un applauso prematuro, ma l'applauso si
protrae per ogni volta che il nome Pera è pronunciato. Poi arriva il quorum
vero, ed è l'ovazione. Il centrosinistra tace, ma si sente che non c'è
ostilità. Marcello Pera è eletto, si scatena un applauso felice, liberatorio,
allegro, e ci spelliamo volentieri le mani. Sento una certa felicità nobile che
mi invade. Le curiosità spicciole sul mobilio, i colori, i questori, il
personale impeccabile che serve il Parlamento, hanno meno importanza. Sento,
sentiamo che siamo di fronte a un fatto storico di portata storica: nel primo
anno del nuovo secolo e millennio, un Parlamento nuovo di zecca, una vera
`camera introvabile' come dissero una volta i francesi, si insedia e si insedia
con una fisionomia che rompe totalmente con i vecchi parlamentini della vecchia
Repubblica, con tutti i feudi, i gruppetti di interdizione e di malumore. Qui
siamo nella nuova democrazia: ha vinto uno dei due poli ed è il polo dei
liberali''.
Il neofascista Guzzanti dice insomma fuori dai denti quello che né Pera né
Casini hanno potuto dire fino in fondo: la XIV legislatura si è inaugurata
all'insegna del neofascismo aperto sotto le sembianze della "democrazia
bipolare''. Il nuovo parlamento non ha più alcun legame con la vecchia
repubblica democratico-borghese, ma è in tutto e per tutto il parlamento della
seconda repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista. Un
parlamento ancor più nero di prima, contro il quale come al governo Berlusconi
dobbiamo condurre una guerra totale e senza tregua.
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