Un evento nuovo e incoraggiante da sostenere (Il
punto 4 della lettera) "1644 compagni marxisti-leninisti-maoisti" cinesi chiedono la rimozione di Wen Jiabao Il premier cinese è accusato di "aver applicato una linea revisionista, rovesciato la base economica socialista cinese e restaurato il capitalismo" Oscurati totalmente dai grandi mezzi di informazione del regime revisionista e fascista cinese, il 15 luglio scorso "1644 compagni marxisti-leninisti-maoisti", fra i quali compaiono professori universitari, studiosi, consulenti di governo, ricercatori e esponenti della sinistra cinese, hanno scritto una lettera al Comitato centrale del Partito comunista cinese ed al Comitato permanente dell'Assemblea popolare nazionale (il parlamento) chiedendo "risolutamente" la rimozione dell'attuale primo ministro Wen Jiabao. È un fatto nuovo, incoraggiante e sicuramente da sostenere, senza precedenti da quel che ci risulti. Oggettivamente si tratta di un attacco frontale contro tutta la linea politica ed economica del partito revisionista e del regime cinesi, di cui Wen Jiabao è uno dei rappresentanti maggiormente di destra. Che assume ancora più importanza dato che, in apertura, i firmatari rivolgono una critica piuttosto netta alla politica di "riforma e apertura" inaugurata da Deng Xiaoping nel 1978 e che determinò il ritorno della borghesia al potere e lo smantellamento del socialismo. "Negli scorsi trent'anni", scrivono, "abbiamo cambiato bandiera, specie dal XIII Congresso del Partito (1987, ndr), quando il segretario generale Zhao Ziyang sollevò la 'grande bandiera del socialismo con caratteristiche cinesi' al posto della grande bandiera del marxismo-leninismo-pensiero di Mao Zedong, e sempre più si è messo in pratica il revisionismo: la politica di riforma e apertura si è così allontanata dallo scopo di perfezionare il sistema socialista e in Cina è comparso il grave problema della restaurazione del capitalismo". I firmatari sostengono che: "La correttezza della linea politica e ideologica decide tutto: perseverare nel marxismo-leninismo-pensiero di Mao Zedong significa attenersi allo spirito dei quattro principi cardinali; distaccarsi dal marxismo-leninismo-pensiero di Mao Zedong farà degenerare anche gli altri tre principi cardinali e perciò non sarà più possibile restare fedeli ai quattro principi cardinali". Si tratta dei quattro principi cardinali (via socialista, dittatura democratica popolare, direzione del PCC, marxismo-leninismo-pensiero di Mao) che furono elaborati da Deng nel 1979 per mascherare la restaurazione del capitalismo. Manca tuttavia una critica esplicita del "socialismo di mercato" e della linea attuale del PCC, che anzi vengono quasi visti in contrapposizione alla restaurazione del capitalismo. Mancanza forse motivata da ragioni tattiche? Partendo dal presupposto che "l'economia pubblica ha già perso il suo ruolo di colonna portante della base economica socialista", gli autori attaccano l'attuale sistema economico cinese, lo strapotere delle multinazionali e degli investimenti stranieri e la sempre maggiore portata dell'economia capitalistica privata cinese, con nefaste conseguenze, fra cui: "gli operai, i contadini e il resto del popolo lavoratore sono stati politicamente ed economicamente emarginati", "polarizzazione fra ricchi e poveri", "una gravissima corruzione" e "degenerazione sociale generale", "fuoco distruttivo dell'occidentalizzazione", "apatia del popolo", "stagnazione delle convinzioni ideali". Da qui, i firmatari respingono con decisione il rapporto congiunto della Banca Mondiale e del Consiglio di Stato cinese dal titolo: "Cina 2030: costruire una società moderna, armonica e creativa ad alto reddito" (che delinea il prossimo percorso delle riforme economiche cinesi verso la privatizzazione totale dell'economia), definito "un prodotto della collusione fra forze interne ed estere", il cui scopo "è la distruzione totale delle imprese statali cinesi e la conseguente disgregazione, smembramento e distruzione della Cina". "... questo tipo di riforma economica", attivamente messa in pratica dal governo cinese, "è a favore dello Stato e del popolo di tutto il Paese? La risposta è del tutto negativa. Si tratta di un fatto estremamente grave per quel che riguarda lo sviluppo economico generale, l'indipendenza e la sicurezza economiche del Paese, in violazione della Costituzione e spingendo prepotentemente per una rapida attuazione, metodi che di per sé sono torti estremamente gravi e distruttivi commessi contro lo Stato ed il popolo, al punto che potrebbero essere definiti delitti". Indicando in Wen Jiabao il responsabile dell'applicazione (nonché dell'ideazione) di questa linea economica, i firmatari argomentano la richiesta di dimissioni al paragrafo 4 della lettera che riportiamo integralmente in questa pagina, rivolgendogli accuse che potrebbero valere benissimo anche per Hu Jintao e gli altri rinnegati cinesi. Essi sostengono che Wen "ha applicato una linea revisionista, rovesciato la base economica socialista cinese e restaurato il capitalismo". Nel campo delle proposte, gli autori chiedono sostanzialmente di "stabilizzare e rafforzare l'attuale sviluppo delle imprese statali e incrementarne la competitività", "permettere che l'economia pubblica socialista recuperi e rafforzi gradualmente la sua posizione preminente", "implementare una politica di autosufficienza rispetto l'economia estera", poteri di "controllo da parte delle masse", "posizione preminente dei lavoratori nelle imprese", e l'impiego delle entrate economiche per migliorare il tenore di vita del popolo. Ad oggi non sappiamo che conseguenze abbia avuto questa lettera aperta, eccetto che è stata riportata da tutti i principali siti di sinistra cinesi ancora online (altri sono stati chiusi dopo l'arresto di Bo Xilai, il segretario del PCC della megalopoli di Chongqing e rivale della futura leadership, a marzo). Certo è che la cricca revisionista e fascista di Pechino, che si appresta a rinnovare i propri vertici al XVIII Congresso del PCC previsto entro l'anno, con la probabile ascesa di Xi Jinping al posto di Hu Jintao come segretario generale del partito e presidente della Repubblica, e dell'attuale vicepremier Li Keqiang al posto di Wen Jiabao, è tutt'altro che intenzionata a invertire la rotta della superpotenza imperialista. Come conclude la lettera: "Le contraddizioni interne ed internazionali di oggi sono attorcigliate e complesse e ci troviamo davanti ad una gran mole di problemi, ma dal punto di vista strategico noi dobbiamo disprezzare le difficoltà, mentre dal punto di vista tattico dobbiamo prestarvi importanza. Il punto principale è che le larghe masse dei membri del Partito Comunista Cinese e le masse del popolo di tutta la Cina si uniscano sotto la grande bandiera del marxismo-leninismo-pensiero di Mao Zedong, sormontino le innumerevoli difficoltà e avanzino indomiti!". 5 settembre 2012 |