Il Csm condanna l'archivio di Pompa e Pollari, che è consulente del governo Prodi
(Il documento del CSM -
L'archivio di Pio Pompa) Il Sismi spiava i magistrati Il servizio segreto militare lavorava per il governo Berlusconi. Ma come mai il governo Prodi non ha denunciato il fatto? Dopo la procura di Roma, che ha messo sotto inchiesta l'ex direttore del Sismi e attuale consulente del governo Prodi Nicolò Pollari e l'ex funzionario del servizio Pio Pompa (oggi addetto dalla presidenza del Consiglio al reclutamento di nuovi agenti) accusandoli di peculato, violazione della corrispondenza elettronica e della legge sulla privacy in riferimento all'uso di denaro, uomini e mezzi del Sismi "per scopi palesemente diversi da quelli istituzionali"; il 4 luglio la Prima Commissione del Csm (presieduta dal senatore di AN Gian Franco Anedda, relatore il togato di Unicost Fabio Roia) ha approvato all'unanimità una delibera che condanna risolutamente anche l'attività di spionaggio e dossieraggio operata dal Sismi "a partire dall'inizio dell'estate del 2001 (e cioè da epoca immediatamente successiva alle elezioni del maggio dello stesso anno) e protrattasi, in modo capillare e continuativo, sino al settembre 2003 e, in modo saltuario, sino al maggio 2006 nei confronti di alcuni magistrati italiani ed europei e delle associazioni di riferimento degli stessi (in particolare Magistratura democratica e MEDEL)". L'azione di spionaggio ha avuto come obbiettivo anche il "monitoraggio di iniziative, dibattiti e manifestazioni a carattere 'antigovernativo' con la partecipazione di magistrati". Ha coinvolto almeno quattro procure della Repubblica (Milano, Torino, Roma, Palermo), 203 giudici (47 italiani) di 12 paesi europei. Spiati, intercettati e pedinati per sorvegliarne le iniziative giudiziarie; per intimidirli, delegittimarli con campagne stampa di disinformazione; per screditarli agli occhi dell'opinione pubblica indicandoli come appartenenti a una sorta di "movimento internazionale di magistrati militanti" che si avvale anche di "alleanze con il mondo islamico"; insomma dei "pericolosi sovversivi" che vanno zittiti con ogni mezzo, col ricorso persino ad azioni "anche traumatiche". "Tale attività - si legge nella risoluzione del Csm - si proponeva di conseguire effetti di intimidazione nei confronti di alcuni magistrati e di cagionare perdita di credibilità nei confronti di altri preposti a indagini e processi particolarmente delicati, così aumentando le difficoltà nella collaborazione giudiziaria sopranazionale ed ostacolando, in maniera significativa, l'esercizio indipendente ed efficace della giurisdizione (e ciò anche a prescindere dai danni, professionali e di immagine, per i singoli magistrati interessati)". Non solo. Nell'archivio occulto rinvenuto il 5 luglio 2006 nell'appartamento in uso al Sismi, sito in Roma, via Nazionale 230, gli inquirenti hanno sequestrato anche centinaia di dossier contenti notizie e informative sulla vita pubblica e privata di esponenti politici, giornalisti, alti ufficiali, generali e comandanti delle Forze Armate, schedati da Pollari e Pompa sempre a scopo intimidatorio e ricattatorio perché invisi all'allora capo del governo Berlusconi. Un programma di schedatura di massa illegittimo, anticostituzionale e criminale che chiama alla memoria i piani eversivi del Sifar di De Lorenzo e della P2 di Gelli e forse anche più pericoloso nelle sue finalità dal momento che per 5 anni, non un ufficio periferico, non un gruppo di "schegge impazzite" o qualche apparato "deviato", ma il Sismi stesso nella persona del suo massimo dirigente, ossia il generale Pollari che era continuamente e direttamente informato dei fatti, ha condotto un'attività di spionaggio abusiva con la copertura delle massime istituzioni a livello politico e parlamentare con a capo la presidenza del Cosniglio. In sostanza il Sismi invece di lavorare per "la difesa sul piano militare dell'indipendenza e dell'integrità dello Stato da ogni pericolo, minaccia o aggressione" come prescrive la legge, si è messo alle dirette dipendenze del governo per sottrarlo al controllo dell'opinione pubblica, del parlamento e dei contrappesi costituzionali e preservarlo dalle contestazioni, dalle critiche e dalle opinioni dissenzienti. Ha messo in opera un'organizzazione politico-criminale, dedita allo spionaggio, alla provocazione, al ricatto, alla manipolazione dell'opinione pubblica attraverso il controllo dei mezzi di informazione e perfino alla organizzazione di falsi attentati per incolpare gli oppositori del regime. Volta a favorire i governi "amici", anche stranieri, tramare contro i "nemici" interni e i magistrati "scomodi" considerati "una minaccia alla sicurezza nazionale", una centrale eversiva contro cui diventa "lecito" usare ogni mezzo per neutralizzarla ivi compreso l'attività di spionaggio, la "pianificazione traumatica" e perfino l'eliminazione fisica dei presunti organizzatori. Un apparato dello Stato preposto alla difesa e alla sicurezza nazionale, spiava quello che secondo il diritto borghese è un potere indipendente per conto di un altro potere dello Stato, il potere esecutivo, all'epoca in mano a Berlusconi e alla maggioranza di centrodestra. "È chiaro - scrive il Csm - che le iniziative giudiziarie (soggette ai controlli giurisdizionali previsti dall'ordinamento) e il dibattito politico-culturale sono componenti essenziali della democrazia e nulla hanno a che vedere con aggressioni o minacce che richiedono azioni di 'difesa sul piano militare'; inoltre, il compito dei Servizi è quello di vigilare sulla 'indipendenza e integrità dello Stato' e non sulla stabilità del Governo contingente, qualunque ne sia il segno politico". Uno scenario a dir poco inquietante specie se si pensa che tra le fonti informative di Pompa c'era anche uno, o forse più, appartenenti alle massime cariche dell'ordine giudiziario. Un fatto che non solo è contro la legge - fa notare preoccupato Palazzo dei marescialli - visto che i giudici non possono collaborare con i servizi segreti, ma è anche contro la Costituzione borghese che sancisce l'indipendenza formale della magistratura da ogni altro potere. I nomi dei togati spioni non sono stati resi noti. Per ora la procura di Roma non ha identificato di chi si tratti, ma un riferimento chiaro a un magistrato, che in quel momento ricopriva un "qualificato incarico di supporto governativo" e che viene qualificato come "fonte", è contenuto in una nota sull'Olaf, l'organismo europeo antifrode di cui fanno parte giudici e che, secondo il rapporto, svolgeva "attività antigovernativa". Tra i magistrati finiti negli elenchi di Pompa figurano fra gli altri: Colombo, D'Ambrosio, Boccassini, Greco, Caselli, Bruti Liberati, Salvi, Casson, Natoli e Ingroia. Tutti impegnati, guarda caso, in importanti inchieste di mafia e corruzione che coinvolgono in maniera più o meno diretta Berlusconi e il suo clan con alla testa dell'Utri e Previti. Tra gli schedati figurano anche Stefano Dambruoso e Armando Spataro, tenuti sotto controllo per acquisire informazioni sull'inchiesta inerente il rapimento di Abu Omar; e due attuali consiglieri del Csm: Livio Pepino e Betta Cesqui, entrambi di Magistratura Democratica. Di fronte a tutto ciò sorge spontanea una domanda ancora più inquietante: come mai il governo Prodi pur essendo a conoscenza dei fatti da oltre un anno non solo non ha denunciato le trame eversive del Sismi ma ha addirittura affidato a Pollari e Pompa importanti incarichi governativi? Il dossier inerente alle indagini della procura di Milano sul sequestro dell'imam Abu Omar, operato dalla Cia il 17 febbraio 2003 a Milano in combutta coi servizi italiani che hanno portato alla scoperta dell'attività spionistica di Pollari e Pompa e all'apertura di un nuovo fascicolo, poi trasmesso per competenza alla procura di Roma e affidata al Pm Pietro Saviotti, giacciono sulla scrivania di Prodi fin dall'estate 2006. Perché il governo Prodi invece di smascherare le trame del Sismi continua a mettere i bastoni fra le ruote ai magistrati finendo per reggere il sacco a Berlusconi? Il 26 luglio 2006 ha inviato una lettera "riservata" ai giudici milanesi in cui, a proposito della "pratica delle cosiddette renditions", puntualizza che "risulta apposto il segreto di Stato dal precedente Presidente del Consiglio dei ministri". E aggiunge che "non sussistono, nell'attuale contesto, le condizioni per rimuoverlo". Il giorno successivo anche il ministro Parisi scrive alla Procura milanese facendo presente di essere "vincolato al medesimo segreto di Stato e per le medesime ragioni esposte dal Presidente del Consiglio". Decisione riconfermata lo scorso 25 ottobre anche dal sottosegretario Micheli davanti al Copaco (Comitato parlamentare di controllo sui servizi di informazione e sicurezza e per il segreto di Stato), mettendo con ciò una pietra tombale su qualsiasi richiesta di informazioni degli inquirenti. Berlusconi però ha più volte smentito di aver mai opposto il segreto di Stato alle indagini sul sequestro di Abu Omar; Prodi invece lo ha confermato ma senza fornire il minimo chiarimento. Il risultato è che a tutt'oggi nessuno sa con esattezza come stanno veramente le cose. Siamo arrivati al paradosso: il segreto sul segreto! "Mi auguro sia fatta chiarezza, perché gli italiani ne hanno assolutamente bisogno", ha detto Prodi a chi in questi giorni gli ha chiesto un commento sulla risoluzione del Csm. Ma chi la deve fare la chiarezza se non lui che è capo del governo? Eppure in quelle carte successivamente trasmesse dai giudici di Milano anche al Csm il 18 dicembre 2006 era descritta tutta l'attività spionistica di Pollari e Pompa e anche la strategia adottata per la "neutralizzazione di iniziative, politico-giudiziarie, riferite direttamente a esponenti dell'attuale maggioranza di governo (del premier Berlusconi ndr) e/o di loro familiari (anche attraverso l'adozione di provvedimenti traumatici su singoli soggetti), sedi: Milano, Torino, Roma e Palermo; neutralizzazione o al più ridimensionamento di attività aggressive, politico-giudiziarie, provenienti dall'estero, paesi di interesse: Spagna, Inghilterra". Ma il governo di "centro-sinistra" in tutti questi mesi non solo non ha mosso un dito per agevolare l'accertamento della verità e scoprire per conto di chi e con quali finalità ha agito il Sismi, non solo ha promosso Pollari e Pompa nei ranghi governativi, ma ha addirittura fatto di tutto per proteggere la loro attività criminale presentando ricorso alla Corte Costituzionale contro il Tribunale di Milano per far annullare il rinvio a giudizio di tutti gli imputati del sequestro di Abu Omar e accusando i giudici di Milano di aver "violato il segreto di Stato" e di aver "acquisito elementi informativi sull'identità di 8 dipendenti del Sismi, intercettandone le utenze cellulari, nonché elementi attinenti alla struttura e alle logiche di funzionamento del servizio". Dunque appaiono a dir poco grotteschi i due comunicati con cui, all'indomani della denuncia del Csm, Palazzo Chigi tenta di scrollarsi di dosso ogni responsabilità esprimendo "fiducia nella magistratura" e di prendere le distanze da Pollari affermando che "non ricopre alcun incarico governativo". Nel comunicato ufficiale della presidenza del Consiglio, emesso il 20 novembre 2006 per annunciare il cambio ai vertici del Sismi, si legge testualmente: "Il generale Nicolò Pollari viene proposto per la nomina a Consigliere di Stato e che allo stesso generale è conferito un importante incarico speciale alle dirette dipendenze del presidente del consiglio dei ministri". Una funzione, quindi, già "conferita" in quella data e confermata due mesi dopo dal Consiglio dei ministri del 25 gennaio 2007 che: "Su proposta del presidente ha deliberato la nomina del generale Nicolò Pollari a Consigliere di Stato". Tant´è che, nonostante la sostituzione con Branciforte, l'ex capo del Sismi ha continuato a utilizzare gli uffici di Piazza Maresciallo Giardino. E il Copaco? Presieduto durante il governo Berlusconi da Enzo Bianco (Margherita) e ora dal forzista Claudio Scajola coadiuvato dal suo vice, il diessino Massimo Brutti, cosa ha controllato in tutti questi anni? Perché adesso che il bubbone è scoppiato quasi tutto il "centro-sinistra" è contrario a una commissione di inchiesta parlamentare ma si limita a invocare l'intervento del Copaco dove, visto i precedenti, tutto può essere più agevolmente insabbiato e allo stesso tempo vuole accelerare i tempi perché venga approvata la riforma dell'ordinamento giudiziario in discussione al Senato? Che cosa vogliono coprire tanto gelosamente e d'accordo fra loro i governi della destra e della "sinistra" del regime neofascista? Per quanto riguarda Berlusconi è evidente, avendo lui stesso ordinato al Sismi e al suo uomo Pollari di collaborare ai criminali sequestri della Cia e di spiare i suoi "nemici". Ma Prodi e il "centro-sinistra"? Perché hanno paura di svelare e denunciare questo patto scellerato e punire i responsabili, quantomeno rimuovendoli da ogni incarico? Forse temono che vengano alla luce anche cose inconfessabili che li riguardano? Perché Fassino ripete che "Berlusconi in quanto capo del governo in carica all'epoca dei fatti è comunque il solo e unico responsabile" lasciando intendere che Prodi e il "centro-sinistra" non ne sapevano niente? E perché Massimo Brutti solo ora ha tirato fuori la lettera faxata da Pompa a Berlusconi in cui l'ex funzionario del Sismi si metteva servilmente al servizio del capo del governo offrendosi come "suo uomo fedele e leale"? 11 luglio 2007 |