Le ultime inchieste sullo smaltimento rifiuti Nel novembre 2007 la Dia di Napoli esegue una serie di arresti nell'ambito di un'indagine sulla "pressione mafiosa, attivata da affiliati al clan La Torre, dominante a Mondragone, esercitata dal 2001 fino alla prima metà del 2005, nei confronti della Eco4." Secondo gli inquirenti il clan La Torre avrebbe operato una "profonda infiltrazione" all'interno "dell'amministrazione comunale di Mondragone". Pressione ed infiltrazione che hanno trovato un rilevantissimo e indispensabile - è spiegato nella nota dei pm - dato di sintesi e di collegamento tra le diverse entità (pubblica amministrazione da un lato e sodalizio La Torre dall'altro) nella figura di Giuseppe Valente, già presidente del consorzio Ce4. Nella loro ricostruzione i pm spiegano che, "per un miglior controllo dell'amministrazione comunale, soggetti contigui al clan mondragonese, tra cui Maria D'Agostino, già consigliere comunale, e Gennaro Sorrentino, si costituirono nell'anno 2004 persino in gruppo politico, così da continuare a inquinare l'azione politico-amministrativa, attraverso lo schermo partitico". "Il gruppo stesso - spiegano ancora gli inquirenti - è risultato dapprima 'innominato' per poi collegarsi strutturalmente con più ampie organizzazioni operanti anche a livello nazionale, essendo peraltro assolutamente indifferente l'area politica cui legarsi". Se le precedenti indagini "consentivano di accertare la compartecipazione occulta mafiosa dell'Eco4 Spa - ente piegato agli interessi patrimoniali del vertici del clan dei Casalesi attraverso l'azione dei fratelli Sergio e Michele Orsi e la stabile e continuativa contribuzione finanziaria del clan campano dagli stessi garantita - lo sviluppo investigativo "ha consentito di chiarire la genesi della società mista e il supporto che la stessa società continuativamente garantiva alla stabilità dell'assetto politico del comune di Mondragone, anche e soprattutto attraverso la contrazione di accordi connessi al versamento della tangente estorsiva". Secondo gli investigatori, la gara indetta dal Consorzio Ce4 per l'individuazione del partner privato sarebbe stata aggiudicata nel 2002 all'Ati capeggiata dalla 'Flora Ambiente', facente capo ai fratelli Michele e Sergio Orsi, "grazie ad un'intesa corruttiva e ad un'ingegnosa turbativa d'asta, coinvolgendo i privati aggiudicatari, il presidente del consorzio Giuseppe Valente ed il presidente della commissione di gara, Claudio De Blasio", il sub commissario più longevo del commissariato straordinario di governo. "L'importanza della gara e la conseguente costituzione della società mista Eco4 Spa - proseguono i pm - si coglieva dai successivi sviluppi quando, in un tempo decisamente breve, la Spa Eco4 diverrà affidataria, in via diretta e senza gara alcuna, della quasi totalità dei servizi di raccolta nei comuni compresi nel territorio del consorzio... Tali affidamenti diretti verranno consentiti anche attraverso una pluralità di provvedimenti emessi dal Commissariato di governo per l'emergenza rifiuti - spiegano i pm della dda - atti del tutto estranei ai poteri dell'ente e rilasciati in occorrenza con la concessione di utilità corrispettive per il funzionario pubblico interessato, nonché mediante una insistente azione corruttiva ed abusiva diretta a ottenere il rilascio della certificazione antimafia (problema sorto nei rari casi in cui i comuni optavano formalmente per la gara pubblica)". Secondo gli inquirenti, in questo versante, come in altri, veniva richiesto l'intervento e la copertura di referenti politici come i parlamentari Mario Landolfi (ex ministro e coordinatore di AN in Campania), Nicola Cosentino (coordinatore regionale di Forza Italia) e Coronella (senatore e leader provinciale di AN). "Il racconto tra gli interessi degli imprenditori privati, domini della società mista Eco4 Spa e gli interessi degli amministratori e politici, si coglieva in occasione delle contese elettorali quando numerose persone venivano assunte presso l'Eco4 Spa, su richiesta di esponenti politici, per motivi elettorali. L'attività investigativa ha consentito di infrangere il patto di omertà che ha finora legato gli amministratori dell'Eco4 Spa - partner del socio occulto mafioso, riconducibile agli esponenti locali del clan dei Casalesi - alla criminalità organizzata di Mondragone, svelando l'esistenza di una coeva tangente periodica, pari a 15 mila euro mensili, versata dai vertici della società mista Eco4 Spa, per circa 4 anni". Dalle indagini è emerso che la tangente costituiva "una rilevante fonte di reddito criminale del gruppo, vitale per l'ordinaria amministrazione dello stesso e la dipendenza finanziaria del clan dai determinatori della spesa pubblica comportava ineludibilmente - secondo una stringente logica economica - una sua dipendenza rispetto all'amministrazione locale". Tale soggezione finanziaria si sarebbe tradotta nell'intervento richiesto dalla parte politica al clan locale, poi attuato, nel dare sostegno alla giunta comunale, apporto che vedrà poi necessariamente implicata, per la concessione di posti di lavoro, la parte imprenditoriale. Secondo gli inquirenti sarebbe evidente un rapporto di reciprocità funzionale tra politici e camorristi "che ha visto i primi in posizione sovraordinata rispetto ai secondi". Le indagini hanno consentito di individuare in Antonio La Torre uno dei mandanti delle attività estortive, all'epoca in cui era latitante in Scozia e in Aniello Pignataro il co-esecutore. Scrivono ancora i pm nella nota che "emergeva altresì il ruolo di Giuseppe Valente, presidente del Consorzio Ce4, nella rilevante e prolungata tassazione estorsiva. Questi risultava infatti decisivo, nella sua veste di plenipotenziario del sindaco di Mondragone Conte Ugo, per i rapporti con il clan La Torre e di vero e proprio alter ego del sindaco, sia nella fase di conclusione della pattuizione estortiva sia in quella esecutiva, ruolo volto a impedire ai fratelli Orsi di sottrarsi alla domanda di denaro proveniente dall'indicato gruppo criminale". Landolfi è indagato con altre 19 persone con l'ipotesi di "concorso in corruzione e truffa aggravati dal favoreggiamento camorristico". Venerdì 10 gennaio il pm Stefania Buda, della sezione coordinata dal procuratore aggiunto Rosario Cantelmo, ha avviato lŽinchiesta per i casi di malattia e i decessi che si sarebbero verificati a Pianura a causa dellŽinquinamento dellŽarea, ipotizzando i reati di disastro ambientale ed epidemia colposa. A scorrere le carte - peraltro incomplete - tenute in serbo dalla Provincia, risulta che centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti ospedalieri, fanghi speciali, polveri di amianto, residui di verniciatura, alimenti avariati o scaduti sono finiti a Contrada Pisani. Una attività che sarebbe stata regolarmente autorizzata dalle autorità provinciali di Napoli anche se in violazione delle norme a tutela dellŽambiente in vigore dal 1982. Il Pm ha ordinato il sequestro della discarica e dei dati relativi allo sversamento nel periodo che va dal 1987 al 1994. NellŽelenco sono indicate le aziende e le località di provenienza: Brindisi, vari comuni del Torinese (Chivasso, Robassomero, Orbassano), San Giuliano Milanese e Opera (Milano), Cuzzago di Premosello (Milano), Riva di Parabbiago (Milano), Pianoro (Bologna), Parona (Pavia), Mendicino (Cosenza), San Gregorio (Reggio Calabria) e Roma. Martedì 22 gennaio 2008 Corrado Catenacci, ex commissario all'emergenza rifiuti è tra le sette persone che risultano indagate dalla procura di Benevento per lo sversamento illegale di rifiuti nella discarica di Montesarchio. Gli indagati, oltre a Catenacci, sono Claudio Di Biaso quale funzionario coordinatore del Commissario di governo, coinvolto anche nellŽinchiesta su camorra e rifiuti nella società mista Eco 4 di Caserta, Armando Cattaneo, legale rappresentante di Fibe Campania spa, Michele Greco, funzionario coordinatore del Commissario di governo, Angelo Sordelli, responsabile per la Fibe dell'impianto Tre Ponti di Montesarchio, Rocco Votta, dipendente del Commissariato di governo, addetto ai controlli presso la discarica di Montesarchio e Ciro Turiello quale funzionario coordinatore del Commissario di governo e attuale direttore generale dell'Asìa, la municipalizzata che si occupa della raccolta a Napoli. Le ipotesi di reato contestate dal pm Antonio Clemente sono: "disastro ambientale, inquinamento atmosferico e del suolo, sversamento reiterato di rifiuti pericolosi". Secondo la Procura di Benevento gli indagati smaltivano nella discarica rifiuti "non conformi a quanto prescritto dalla legge, dai regolamenti e ordinanze", "cagionavano un disastro ambientale determinando un inquinamento atmosferico con la presenza di cloruro di vinile di monomero, sostanza cancerogena cui erano esposti anche i lavoratori nella discarica, inquinamento del suolo e del sottosuolo con lo sversamento reiterato di rifiuti pericolosi (tra cui rifiuti contenenti oli minerali superiori ai parametri) e non pericolosi, determinando, altresì, la creazione di ingenti quantità di percolato che fuoriuscivano dai settori impermeabilizzati per infiltrarsi nei terreni e nelle acque circostanti". Nell'agosto 2006 il commissario Catenacci era incappato in un altro avviso di garanzia da parte della Procura di Nola che lo porterà alle dimissioni. Secondo i magistrati insieme ai suoi collaboratori, Michele Greco e Giuseppe Sorace avrebbe disposto la riapertura dell'impianto Cdr di Tufino in barba alle perizie interdittive della Asl territorialmente competente, le accuse "incendio colposo, discariche abusive ed immissioni pericolose in atmosfera". Anche nell'inchiesta che ha investito la cupola sannitica dell'Udeur di Mastella figura un filone che riguarda lo smaltimento dei rifiuti ospedalieri dell'Ospedale di Caserta. Mastella e consorte non avrebbero soltanto piazzato, con i soliti consolidati metodi di stampo mafioso, propri dei partiti del regime, i manager e i primari dell'azienda ospedaliera, ma avrebbe anche cercato in tutti i modi di favorire l'appalto per lo smaltimento dei rifiuti tossici ospedalieri del S. Anna alle ditte della camorra locale coinvolte a piene mani nelle inchieste sull'ecomafia. Nell'ambito della stessa inchiesta sono indagati gli assessori regionali all'ambiente Luigi Nocera ed al personale Andrea Abbamonte, Ferdinando Errico, capogruppo dei Popolari-Udeur al Consiglio regionale della Campania, il sindaco di Benevento e il presidente della Provincia di Caserta Sandro de Franciscis in relazione alla mega-discarica di Lo Uttaro. Vedi anche "I mille affari in Italia e nel mondo del gruppo Impregilo" - Il Bolscevico 11 gennaio 2006. "Richiesto il rinvio a giudizio per Bassolino, il figlio e il fratello di Romiti per la criminale gestione dei rifiuti" - Il Bolscevico 29 agosto 2007 Cronistoria della criminale gestione dei rifiuti in Campania - 6 giugno 2007 - consultabile anche nel sito http://www.pmli.it 6 febbraio 2008 |