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Stalin, la vita e l'opera

Capitolo 3
Stalin, il bolscevico del Caucaso


 
Il lungo esilio

Koba era pienamente cosciente del pericolo di disgregazione che incombeva sul partito a causa dell'azione scissionistica menscevica. E questo mentre si acuiva nel paese una crisi politica che poche settimane dopo si sarebbe ulteriormente aggravata con l'attacco, nella notte tra il 26 e il 27 gennaio 1904, delle torpediniere giapponesi alla flotta russa nella rada di Port Arthur e lo scoppio del conflitto russo-giapponese. Decide quindi di evadere dal confino. Il 5 gennaio 1904 Koba fugge dal confino deciso a rientrare a Tiflis dove giunge a febbraio, impegnandosi da subito nella direzione del Comitato dell'Unione del Caucaso del POSDR, organismo nel quale era stato eletto nel marzo dell'anno precedente mentre era detenuto. La sua azione politica si articola pertanto in tutta la regione concentrandosi in particolare nelle tre principali città: Tiflis, Batum e Bakù capitale dell'Azerbaigian. L'impegno principale di Koba è quello di fare affermare nelle organizzazioni di partito le deliberazioni del II Congresso. Nel lavoro politico crescono e si plasmano le sue qualità e le sue doti di dirigente rivoluzionario bolscevico. La sua attività spazia su tutti i fronti: lotta ideologica al menscevismo, riorganizzazione dei Comitati di partito e creazione di nuove cellule, crescente attività teorica con una feconda preparazione e pubblicazione di articoli, manifesti, documenti, opuscoli e saggi. In giugno è a Bakù su incarico del Comitato dell'Unione del Caucaso. Lì scioglie il comitato menscevico e dà vita ad un nuovo comitato bolscevico. Poi si reca a Kutais, Batum e Catura, portando anche lì la forza e i frutti di un lavoro tenace e paziente e l'esempio concreto dell'abnegazione e della dedizione alla classe operaia, al popolo lavoratore, al partito e alla rivoluzione. Per se stesso Koba cercava solo lo stretto necessario vivendo in modo assai modesto. Dei trenta rubli mensili messi a sua disposizione in quel periodo, non ha mai prelevato l'intera somma. A novembre è di nuovo a Bakù. Di lì a poco la classe operaia di quella città scriverà una pagina storica per se stessa e per il movimento operaio russo. Con la direzione di Stalin, dal 13 al 31 dicembre 1904 gli operai della aziende petrolifere effettuano uno sciopero generale imponente per partecipazione, unità e capacità di lotta terminato con la conquista di un contratto collettivo: il primo in assoluto della Russia. Uno sciopero importante anche sul piano politico in quanto espressione dello svilupparsi dell'ascesa rivoluzionaria in Transcaucasia all'alba del 1905, un anno cruciale nella storia della Russia!
Lo sciopero generale di Bakù costituisce l'esempio più eclatante, anche per la sua conclusione vittoriosa, di tutta una serie di agitazioni e manifestazioni di operai e di contadini scoppiate in tutto l'impero zarista contro le condizioni di sfruttamento e di miseria di un intero popolo a causa di una pesante crisi economica e del conflitto imperialista con il Giappone in cui il regime autocratico aveva trascinato il paese.
La guerra rappresentò un nuovo elemento di scontro tra bolscevichi e menscevichi. Lenin da subito denunciò il conflitto russo-giapponese come una guerra imperialista per la conquista dei mercati dell'estremo oriente e la penetrazione e il controllo del vasto territorio cinese, rilevando inoltre come lo zar avesse alimentato propositi e politica di guerra anche perché convinto che essa avrebbe contribuito, sul piano interno, ad indebolire e smorzare le proteste e le agitazioni delle masse popolari che montavano e stavano dilagando con forza sempre maggiore da un capo all'altro dell'impero. I bolscevichi quindi iniziarono una battaglia contro la guerra e contro il regime zarista; mentre Martov, Trotzki e tutto il gruppo menscevico non saldavano i due aspetti del problema trincerandosi dietro la parola d'ordine "pace a qualunque costo" che, di fatto, dopo le sconfitte subite dalla Russia nel conflitto, coincideva totalmente con gli interessi dell'autocrazia, dei proprietari fondiari e del capitalismo russo; accodandosi alla borghesia liberale e rinunciando ad un ruolo di direzione del movimento operaio nella "rivoluzione democratica".


Contro il nazionalismo per l'unità internazionalista degli operai e degli sfruttati

In tutto il Caucaso si fa sempre più aspra l'azione scissionistica dei menscevichi. Ad essa Stalin, da grande dirigente bolscevico, pone un argine sia a livello pratico sia teorico. Sotto la sua direzione l'organo del Comitato dell'Unione del Caucaso del POSDR il "Proletariatis Brdzola" (La lotta del proletariato) divenne il principale giornale bolscevico della regione caucasica, strumento di difesa e diffusione delle idee leniniste. Sulle sue pagine furono pubblicati nel 1905 importanti articoli di Stalin tra i quali: "La classe dei proletari e il partito dei proletari", "L'insurrezione armata e la nostra tattica", "Il governo rivoluzionario provvisorio e la socialdemocrazia", "Risposta al Sozial-Demokrat", "La reazione si rafforza" e "La borghesia tende la trappola". Nel febbraio del 1905 su proposta di Stalin il Comitato dell'Unione del Caucaso scioglie il comitato menscevico di Tiflis che voleva l'uscita dell'Unione stessa dal POSDR. A Tiflis Koba crea un nuovo comitato bolscevico. Subito dopo si impegna a fondo nella denuncia degli scontri nazionalistici provocati ad arte dalla polizia zarista a Bakù. Il 13 febbraio scrive un manifesto sui fatti di Bakù "Viva la fratellanza internazionale" nel quale denuncia: "... il governo dello zar per rafforzare il proprio trono escogita un 'nuovo' mezzo. Esso semina l'ostilità fra le nazionalità della Russia, le aizza l'una contro l'altra, si sforza di frantumare il movimento generale del proletariato in piccoli movimenti e di volgerli l'uno contro l'altro, organizza i pogrom contro gli ebrei, gli armeni, ecc. E tutto ciò per dividere l'una dall'altra, con una guerra fratricida, le nazionalità della Russia, e, dopo averle indebolite, battere senza fatica ognuna di esse separatamente... Sì, cittadini! Sono essi, gli agenti del governo dello zar, quelli che hanno aizzato i tartari meno coscienti contro i pacifici armeni! Sono essi, i lacché del governo dello zar, che hanno dato loro armi e munizioni, hanno vestito alla tartara i poliziotti e i cosacchi e li hanno scagliati contro gli armeni... Ora questi miserabili schiavi di un miserabile zar cercano con ogni mezzo di suscitare anche da noi, a Tiflis, la guerra fratricida!".21
A Tiflis il 14 febbraio una manifestazione organizzata dal comitato bolscevico e alla quale parteciparono circa ottomila persone, fece fallire il tentativo di scatenare anche nella capitale georgiana una sanguinosa lotta tra le diverse etnie. Il giorno successivo Stalin scrive un manifesto rivolto ai cittadini di Tiflis dal titolo "Ai cittadini. Viva la Bandiera Rossa!", per mettere in risalto l'importanza dell'azione di massa e dell'unità tra le varie nazionalità nella lotta contro il regime zarista.


Il 1905

Il 1905 fu l'anno della "prima rivoluzione russa". Inizia con l'orrenda strage della "domenica di sangue"; il massacro voluto dallo zar, organizzato con l'aiuto di un prezzolato agente - il pope Gapon - perpetrato da esercito e cosacchi che spararono senza pietà contro gli operai di Pietroburgo e le loro famiglie, lasciando sulle strade insanguinate della capitale oltre mille morti e almeno duemila feriti. L'eco dell'eccidio si sparse in ogni angolo del paese provocando dimostrazioni spontanee di protesta. Nell'impero montava la marea rivoluzionaria. Agli scioperi rivendicativi si aggiunsero sempre più numerose e possenti le manifestazioni politiche antizariste. In questa lotta agli operai si affiancarono i contadini che, a partire dalla primavera del 1905, iniziarono a muoversi in massa contro i proprietari fondiari, occupando le terre, requisendo grano e altre derrate alimentari, rivendicando la terra per sé. Un movimento che si espanse dalla Russia, alla Transcaucasia e al bacino del Volga. L'espandersi delle lotte operaie e contadine e le sconfitte militari subite dall'esercito russo nella guerra con i giapponesi fecero sì che anche tra i soldati maturasse una presa di coscienza antizarista e di solidarietà con il movimento rivoluzionario, sfociata in numerosi episodi di aperta rivolta. Un esempio su tutti è costituito dalla rivolta scoppiata nel giugno del 1905 sulla corazzata "Potiomkin" i cui marinai, dopo aver assunto il controllo della nave, la diressero nel porto di Odessa dove era in pieno svolgimento uno sciopero generale politico, schierandosi a fianco del movimento rivoluzionario popolare.
Nel fuoco di questa incalzante lotta rivoluzionaria il movimento operaio ideò e diede vita concreta ad uno strumento di rappresentanza del tutto nuovo sul piano dell'organizzazione politica di massa della classe operaia: il Soviet dei deputati operai, composto dai delegati di tutte le fabbriche e le officine. Tra i primi a sorgere, fu quello di Ivanovo-Voznessensk, la città nella quale circa settantamila operai diretti dal Comitato bolscevico del Nord effettuarono uno sciopero generale protrattosi per circa due mesi e mezzo tra il maggio e l'agosto 1905, resistendo agli stenti, alla fame, allo stato d'assedio e alla repressione armata della polizia zarista costata decine di morti e centinaia di feriti.
La rivoluzione democratica scuoteva l'impero zarista dalle fondamenta. Tutte le classi sociali e tutti i partiti vi erano coinvolti, sviluppando la loro azione per definire obiettivi e ruolo propri nel futuro assetto politico del paese. In questa situazione era indispensabile anche per il POSDR stabilire la propria tattica per fare fronte a tutte le problematiche connesse all'impetuoso sviluppo della rivoluzione: l'organizzazione dell'insurrezione armata per rovesciare il governo zarista; le alleanze che il movimento operaio doveva tessere in questo processo; che tipo di governo creare e che ruolo il POSDR doveva assumere in esso se la rivoluzione avesse trionfato.
La divisione del POSDR indeboliva di fatto il ruolo del movimento operaio nel processo rivoluzionario. Il solco tra bolscevichi e menscevichi si era approfondito aggiungendo alle divergenze sulle questioni organizzative anche quelle relative alla tattica da seguire nella rivoluzione in corso. Per uscire da questa dannosa situazione di stallo i bolscevichi proposero di svolgere il III Congresso del POSDR per definire una tattica unica vincolando tutto il partito alle decisioni congressuali. I menscevichi non accolsero questa proposta. Il III Congresso del POSDR si tenne a Londra nell'aprile del 1905. Ad esso furono convocate tutte le organizzazioni del partito sia bolsceviche sia mensceviche, ma i menscevichi non si recarono al Congresso indicendo, nello stesso periodo, una loro conferenza a Ginevra.
Tanto il III Congresso del POSDR che la conferenza menscevica discussero le stesse questioni, assumendo però posizioni diametralmente opposte. Così Stalin sintetizza queste divergenze: "Linea tattica del Terzo Congresso del partito. - Il congresso diceva: nonostante il carattere democratico-borghese della rivoluzione in corso, e sebbene essa non possa, in questo momento, uscire dal quadro di ciò che è possibile sotto il capitalismo, alla sua vittoria totale è interessato innanzi tutto il proletariato, poiché la vittoria di questa rivoluzione deve dare al proletariato la possibilità di organizzarsi, di elevarsi politicamente, di acquistare l'esperienza e la pratica della direzione politica delle masse lavoratrici e di passare dalla rivoluzione borghese alla rivoluzione socialista. La tattica del proletariato, che mira alla piena vittoria della rivoluzione democratico-borghese, può essere appoggiata solo dai contadini, giacché questi non possono né vincere i proprietari fondiari né impadronirsi dei loro fondi, senza la vittoria completa della rivoluzione. I contadini sono, quindi, gli alleati naturali del proletariato. La borghesia liberale non è interessata alla vittoria completa di questa rivoluzione, dato che essa ha bisogno del potere zarista per servirsene come uno staffile contro gli operai e i contadini che essa teme più di ogni altra cosa. La borghesia liberale si sforzerà quindi di conservare il potere dello zar, limitandone un po' le prerogative. La borghesia liberale si sforzerà di risolvere il problema mediante un'intesa con lo zar, sulla base di una monarchia costituzionale. La rivoluzione vincerà solo se il proletariato si metterà alla sua testa; se il proletariato, come capo della rivoluzione, saprà assicurarsi l'alleanza con i contadini; se la borghesia liberale sarà isolata; se la socialdemocrazia parteciperà attivamente all'organizzazione dell'insurrezione popolare contro lo zarismo; se sarà creato, in seguito alla vittoria dell'insurrezione, un governo rivoluzionario provvisorio, capace di sradicare la controrivoluzione e di riunire l'Assemblea costituente di tutto il popolo: se la socialdemocrazia non si rifiuterà, le condizioni permettendolo, di partecipare al governo rivoluzionario provvisorio, per condurre fino in fondo la rivoluzione.
Linea tattica della conferenza menscevica. - Siccome si tratta di una rivoluzione borghese, solo la borghesia liberale può esserne il capo. Il proletariato non deve avvicinarsi ai contadini, ma alla borghesia liberale. Ciò che importa soprattutto è che non spaventi la borghesia liberale col suo spirito rivoluzionario e che non le dia un pretesto per distaccarsi dalla rivoluzione, perché, in tal caso, la rivoluzione s'indebolirà. È possibile che l'insurrezione sia vittoriosa, ma la socialdemocrazia, dopo la vittoria dell'insurrezione, deve mettersi in disparte, per non spaventare la borghesia liberale. È possibile che, in seguito all'insurrezione, sia creato un governo rivoluzionario provvisorio, ma la socialdemocrazia non dovrà parteciparvi in nessun caso, dato che tale governo non avrà un carattere socialista e che, soprattutto, con la sua partecipazione e con il suo spirito rivoluzionario, la socialdemocrazia potrebbe spaventare la borghesia liberale e compromettere in tal modo la rivoluzione. Dal punto di vista delle prospettive della rivoluzione, sarebbe preferibile che fosse convocato qualche organo rappresentativo come... una Duma di Stato, sul quale la classe operaia potrebbe premere dal di fuori, per trasformarlo in un'Assemblea costituente o per spingerlo a convocare quest'Assemblea. Il proletariato ha i suoi interessi particolari, prettamente operai; e dovrebbe occuparsi precisamente di questi interessi e non aspirare a divenire il capo della rivoluzione borghese, che è una rivoluzione politica generale e riguarda, quindi, tutte le classi e non il solo proletariato.
Queste, in breve, le due tattiche delle due frazioni del Partito Operaio Socialdemocratico di Russia"
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L'applicazione della tattica bolscevica emersa dal III Congresso del POSDR, la sua diffusione e il suo radicamento a livello di massa è al centro del lavoro di Koba. Nella grande assemblea di Batum - aprile 1905 - difende a spada tratta le decisioni congressuali demolendo le argomentazioni dei leader menscevichi Ramiscvili e Arsenidze. Lo stesso fa in un comizio a Ciaturi al quale partecipano circa duemila persone, attaccando le posizioni politiche di anarchici, federalisti e socialisti rivoluzionari. A maggio scrive un opuscolo per la diffusione di massa dal titolo "Brevemente sulle divergenze nel partito". Nel luglio il movimento bolscevico caucasico perde uno dei suoi più valenti militanti, il compagno Tsulukidze. Koba ne onora la memoria il 12 luglio, giorno del funerale, spronando operai e contadini alla lotta contro l'autocrazia e sottoponendo ad una dura critica la tattica dei menscevichi.
L'azione pratica e teorica di Stalin è di grande importanza e di rilevante spessore politico per il movimento bolscevico anche oltre i confini del Caucaso. Essa suscita un interesse e un'attenzione sempre maggiori nella dirigenza centrale del partito. Già il III Congresso aveva riconosciuto i meriti dell'attività svolta dall'organizzazione della Transcaucasia definita da Lenin la più combattiva del partito. Il 18 luglio Nadezda Krupskaia, compagna di Lenin, in una lettera al Comitato dell'Unione del Caucaso richiede l'opuscolo di Stalin "Brevemente sulle divergenze nel partito" e l'invio regolare del "Proletariatis Brdzola".
Nell'ottobre 1905 tutta la forza del proletariato russo si esprime in un grande sciopero generale. Il regime vacilla e lo zar promulga il "manifesto del 17 ottobre" con il quale si prospettavano le libertà democratiche. Stalin su questi avvenimenti redige a Tiflis due manifesti: "Cittadini" e "A tutti gli operai" e scrive sul primo numero del "Kavkazski Raboci Listok" (Foglio operaio del Caucaso) l'articolo "Tiflis, 20 novembre 1905" nel quale tra l'altro afferma: "La grande rivoluzione russa è cominciata! Abbiamo già vissuto il terribile primo atto di questa rivoluzione, che è terminato formalmente col manifesto del 17 ottobre. Lo zar autocratico 'per grazia di Dio' ha chinato la sua 'testa coronata' davanti al popolo rivoluzionario e gli ha promesso le 'basi incrollabili della libertà civile'... Il proletariato rivoluzionario urbano, diretto dalla socialdemocrazia, e i contadini rivoluzionari, sulle sue orme, malgrado tutte le macchinazioni dei liberali, continueranno fermamente la loro lotta finché non otterranno il completo abbattimento dell'autocrazia e non erigeranno sulle sue rovine la libera repubblica democratica... Nessuna minaccia del governo, nessun manifesto zarista con grandi promesse, nessun governo provvisorio, tipo governo Witte, escogitato dall'autocrazia per la propria salvezza, nessuna Duma di stato, anche se eletta sulla base del suffragio universale, ecc., convocata dal governo dello zar, possono distogliere il proletariato dalla sua unica vera strada rivoluzionaria, che lo deve condurre alla repubblica democratica...".23


L'incontro di Stalin con Lenin alla prima conferenza panrussa dei bolscevichi

A fine novembre Stalin è alla direzione della IV Conferenza bolscevica dell'Unione del Caucaso del POSDR, nella quale si decise di intensificare la lotta per la preparazione dell'insurrezione armata. In essa Stalin è eletto delegato dell'Unione alla Prima Conferenza panrussa dei bolscevichi convocata per il 12 dicembre a Tammerfors in Finlandia. Lì, a Tammerfors, Lenin e Stalin si incontrarono per la prima volta. Nella conferenza furono prese due decisioni inerenti il ristabilimento dell'unità del partito e il boicottaggio della I Duma. Stalin fu nominato membro della Commissione politica incaricata di redigere le risoluzioni della Conferenza. L'Assise di Tammerfors fu poi rapidamente chiusa il 17 dicembre perché, nel frattempo, era incominciata l'insurrezione di Mosca. E con Mosca anche altre città e intere regioni dell'impero erano insorte: Krasnoiarsk, Perm, Sebastopoli, Kronstadt e poi l'Ucraina e la Georgia, la Lettonia e la Finlandia. L'insurrezione di dicembre rappresentò il punto più alto della lotta contro l'autocrazia. Ma, alla fine, fu l'autocrazia a vincere: la rivoluzione del 1905, la "prima rivoluzione russa" era stata sconfitta. Di questa esperienza il partito operaio e il proletariato russi seppero fare tesoro, capirne le cause e individuarne gli errori. Il crollo dell'autocrazia era soltanto rimandato.
Il 7 gennaio 1906 esce l'opuscolo di Stalin "Due scontri" una sintetica analisi del 1905 attraverso la comparazione dei movimenti del 9 gennaio (la domenica di sangue) e quelli del novembre-dicembre sfociati nell'insurrezione, nel quale si evidenziano le cause della sconfitta e i nuovi compiti del partito. "... L'insurrezione armata generale, - scrive Stalin - propagandata nei primi tempi soltanto da un piccolo gruppo del proletariato, l'insurrezione armata su cui alcuni compagni avevano persino dei dubbi, ha gradatamente guadagnato la simpatia del proletariato, che ha organizzato febbrilmente i reparti rossi, si è procurato le armi, ecc. Lo sciopero generale dell'ottobre ha dimostrato chiaramente la possibilità di un attacco simultaneo del proletariato. Grazie a ciò è stata dimostrata la possibilità di un insurrezione organizzata e il proletariato si è messo decisamente su questa via. Era necessario soltanto un partito saldo, un partito socialdemocratico unico e compatto che dirigesse l'organizzazione dell'insurrezione generale, che unificasse la preparazione rivoluzionaria, condotta separatamente nelle diverse città, e prendesse l'iniziativa dell'attacco. Tanto più che la vita stessa preparava una nuova ripresa: la crisi nella città, la fame nella campagna e altre cause consimili rendevano sempre più inevitabile una nuova esplosione rivoluzionaria. Disgraziatamente, questo partito era appena in formazione: spossato dalla scissione, il partito s'era appena ripreso e avviava l'opera di unificazione. Proprio in questo momento il proletariato della Russia fu sorpreso da una seconda battaglia, la gloriosa battaglia di dicembre. Parleremo ora di questo conflitto... I Soviet dei deputati operai di Pietroburgo e di Mosca e i centri della 'maggioranza' e della 'minoranza', per quanto era possibile, 'hanno preso delle misure' perché l'azione rivoluzionaria fosse simultanea, hanno chiamato il proletariato della Russia a un'offensiva simultanea. Durante l'insurrezione di gennaio non c'era stato nulla di simile. Ma poiché quest'appello non era stato preceduto da un lavoro di partito lungo e tenace volto a preparare l'insurrezione, l'appello è rimasto tale e l'azione è stata di fatto spezzettata e disorganizzata. In realtà c'è stata soltanto l'aspirazione a un'insurrezione simultanea e organizzata. L'insurrezione di gennaio fu 'diretta' soprattutto dai Gapon. L'insurrezione di dicembre ha avuto sotto quest'aspetto una superiorità in quanto alla sua testa si trovavano i socialdemocratici. Ma era triste che questi ultimi fossero frazionati in gruppi distinti, non costituissero un partito unico e compatto e non potessero perciò agire di concerto. Ancora una volta il Partito operaio socialdemocratico della Russia ha affrontato l'insurrezione impreparato e sminuzzato... Risulta chiaramente da quanto si è detto che cosa dobbiamo fare oggi noi, socialdemocratici della Russia. In primo luogo è nostro compito portare a termine l'opera che abbiamo già iniziato: la creazione di un partito unico e unito... In secondo luogo è nostro compito aiutare il partito a organizzare l'insurrezione armata, a prender parte attiva a quest'opera sacrosanta, a lavorare instancabilmente per essa... In terzo luogo è nostro compito gettar da parte ogni esitazione, condannare ogni incertezza e condurre decisamente una politica di offensiva... In una parola, un partito compatto, l'insurrezione organizzata dal partito e una politica di offensiva, ecco quanto ci occorre oggi per la vittoria dell'insurrezione...".24
L'8 marzo sul giornale "Gantiadi" (L'Aurora) è pubblicato un nuovo articolo di Stalin dal titolo "La Duma di stato e la tattica della socialdemocrazia". E' un articolo importante che chiarisce qual è l'atteggiamento più coerente dal punto di vista di classe per il proletariato rispetto all'elezione della Duma. Scrive Stalin: "... La Duma non è un parlamento popolare, è un parlamento di nemici del popolo, poiché le elezioni alla Duma non saranno né universali, né eguali, né dirette, né segrete. Gli insignificanti diritti elettorali concessi agli operai esistono solo sulla carta. Su 98 elettori di secondo grado, che devono eleggere i deputati del governatorato di Tiflis alla Duma, soltanto due possono essere operai, i rimanenti 96 elettori devono appartenere ad altre classi: così dichiara il manifesto. Dei 32 elettori di secondo grado che devono mandare alla Duma i deputati dei collegi di Batum e di Sukhum, soltanto uno può essere operaio, i rimanenti 31 elettori devono appartenere ad altre classi; così dichiara il manifesto. Lo stesso bisogna dire anche per altri governatorati. È superfluo dire che riusciranno deputati solo i rappresentanti di altre classi. Neppure un deputato degli operai, neppure un voto agli operai; ecco su quali principi è fondata la Duma. Se a tutto ciò si aggiunge ancora lo stato d'assedio, se si tien conto che è proibita la libertà di stampa, di parola, di riunione e di associazione, si vedrà subito che razza di gente si riunirà nella Duma zarista. ... Va da sè che noi dobbiamo sforzarci, con ancora maggior decisione, di toglier di mezzo questa Duma e di issare la bandiera della rivoluzione. Come possiamo togliere di mezzo la Duma? Con la partecipazione alle elezioni o col boicottaggio delle elezioni? Questo è ora il problema... Una delle due: o rifiutate di partecipare alle elezioni e provvedete a sabotare la Duma, oppure rifiutate di sabotare la Duma e partecipate alle elezioni, ma sapendo che non dovrete poi distruggere ciò che voi stessi avete creato. È chiaro che l'unica via giusta è il boicottaggio attivo, mediante il quale noi isoleremo la reazione dal popolo, organizzeremo il sabotaggio della Duma, privando così questo parlamento ibrido di qualsiasi base...".25
A fine marzo nella riunione appositamente convocata in preparazione del nuovo congresso del partito, l'organizzazione di Tiflis elegge Stalin come proprio delegato al IV Congresso del POSDR.