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Stalin, la vita e l'opera

Capitolo 14
Trotzkismo o Leninismo?

 

L'opposizione antipartito assunse, a seconda delle circostanze, dei tempi e dei modi in cui si manifestò, forme e contenuti politici diversi. I capi di questa opposizione antipartito diressero la loro lotta a volte separatamente, altre volte uniti e in modo concentrico. Ma sempre questa opposizione antipartito ebbe il suo filo unificatore e il suo naturale collante sul piano ideologico e politico nel trotzkismo e riconobbe in Trotzki l'uomo simbolo e guida della lotta al partito, alla sua linea politica, al marxismo-leninismo, alle conquiste dell'Ottobre e all'intero processo d'edificazione del socialismo.
Trotzki fu l'ispiratore e l'artefice principale dell'opposizione. Perché questo? Per il suo "carisma autoritario" e la "forte personalità"? Per il suo "bagaglio culturale e intellettuale" o la sua "capacità e duttilità oratoria"? No, non certo per questo. Trotzki fu l'ispiratore e l'artefice principale dell'opposizione perché non era, né mai fu, un bolscevico. La sua ideologia guida non era il marxismo, ma l'opportunismo socialdemocratico nato dalla II Internazionale. Il riferimento ideale di Trotzki non era Marx, ma Kautski. La sua visione storica e filosofica non era materialista, ma idealista. Il che trova ampia conferma nei punti cardine e nei momenti significativi che hanno contraddistinto l'attività teorica e pratica di Trotzki, prima e dopo la Rivoluzione d'Ottobre. Il trotzkismo è stato l'espressione russa dell'opportunismo socialdemocratico nato dalla II Internazionale e, come tale, è rimasto sempre in contrapposizione con il leninismo che ha invece incarnato l'essenza del pensiero scientifico marxista e ne ha costituito la naturale evoluzione sulla base delle mutate condizioni (l'avvento dell'epoca dell'imperialismo).
 

Trotzki contro Lenin

La storia della contrapposizione e dell'antagonismo tra il trotzkismo e il leninismo risale alla nascita del movimento rivoluzionario marxista in Russia.
Già nel 1903 all'epoca del II Congresso del POSDR, il congresso che ha sancito la nascita reale del partito, Trotzki si contrappose a Lenin sul Programma e sullo Statuto del partito. Sul Programma, nella parte inerente la dittatura del proletariato come finalità della socialdemocrazia, Trotzki si schierò a fianco di quanti "hanno esposto - come sottolineò Lenin al congresso - concezioni che sono già state definite e giustamente, opportunismo". Ed anche sullo Statuto Trotzki si schierò contro Lenin nella parte relativa all'appartenenza al partito, il primo paragrafo dello Statuto. Ecco un breve passaggio dell'intervento di Lenin al Congresso: "Dirò, entrando nel merito, che il compagno Trotzki non ha affatto capito l'idea fondamentale del compagno Plekhanov e perciò nei suoi ragionamenti ha eluso tutta la sostanza della questione. Egli ha parlato degli intellettuali e degli operai, del punto di vista classista e del movimento di massa, ma non ha rilevato una questione fondamentale: la mia formulazione restringe o allarga il concetto di membro del partito? Se egli si fosse posto questa domanda, gli sarebbe stato facile vedere che la mia formulazione restringe questo concetto, mentre quella di Martov lo allarga, distinguendosi (secondo la giusta espressione dello stesso Martov) per la sua 'elasticità'. E proprio l''elasticità', in un periodo della vita del partito come quello che attraversiamo, spalanca indubbiamente le porte a tutti gli elementi sbandati, tentennanti e opportunisti. Per confutare questa conclusione semplice ed evidente è necessario dimostrare che questi elementi non esistono, e il compagno Trotzki non ha nemmeno pensato di farlo. Del resto, non lo si può dimostrare, perché tutti sanno che questi elementi sono abbastanza numerosi ed esistono anche nella classe operaia. La salvaguardia della fermezza della linea e della purezza dei principi del partito diviene appunto ora un compito tanto più impellente, in quanto il partito, ricostituito nella sua unità, accoglierà nelle sue file moltissimi elementi instabili, il cui numero crescerà nella misura in cui il partito si sviluppa".103
Anche nell'elezione dei centri direttivi del partito, in particolare sulla nomina della redazione dell'"Iskra", Trotzki contrastò la proposta di Lenin, appoggiando Martov e gli altri opportunisti che puntavano a conquistare la redazione dell'"Iskra" per fare dell'Organo Centrale del partito il portavoce e il propagatore della linea opportunista della frazione minoritaria del partito. L'esito del II Congresso vide affermarsi nel POSDR la linea leninista e, con essa, i principi marxisti; ma, fece emergere al tempo stesso la divisione tra i bolscevichi, animatori e interpreti di questa linea, ed i menscevichi, la frazione interprete e sostenitrice dell'opportunismo socialdemocratico. Trotzki, che sulle questioni di fondo appoggiò i menscevichi, non si legò tuttavia stabilmente ad essi, assumendo una posizione "oscillante". Fin da allora il trotzkismo si delineò come una forma precisa e pericolosa dell'opportunismo menscevico, quella "centrista e conciliatoria" che, oltretutto, ben rispondeva alle ambizioni personali e alle smanie di protagonismo del suo leader.
Nella lotta infida per scindere il partito che i menscevichi attuarono contro le decisioni del II Congresso per conquistare a colpi di mano la maggioranza nel CC e nella redazione dell'"Iskra", Trotzki non ebbe dubbi. Si schierò con i menscevichi, assumendo anzi una posizione d'estrema destra. Nel settembre 1903 Trotzki partecipò attivamente a Ginevra alla "conferenza dei 17 menscevichi" che, in violazione dello Statuto, fu convocata all'insaputa del CC. Assieme a Martov, Axelrod e Dan venne posto a capo del centro segreto antipartito. Girò mezza Europa per tenere conferenze agli esuli russi in cui venne riscritto, ad uso e consumo menscevico, il II Congresso del POSDR. In quel periodo, inoltre, Trotzki in alcuni suoi scritti, attaccò violentemente Lenin accusandolo di "giacobinismo piccolo borghese" e di voler imporre al partito la sua "dittatura personale".
Allo scoppio della guerra russo-giapponese, ai bolscevichi che ne denunciarono il carattere imperialistico e posero con forza al popolo russo la necessità di legare la lotta per la pace a quella per l'abbattimento dell'autocrazia zarista, Trotzki contrappose la parola d'ordine "pace a qualunque costo" che era pienamente rispondente agli interessi della borghesia liberale.
Al III Congresso del POSDR (aprile 1905) i menscevichi non parteciparono riunendosi in una loro conferenza a Ginevra. "Due congressi, due partiti" affermò allora Lenin. Il congresso alla vigilia della prima rivoluzione russa, sottolineò il ruolo dirigente che doveva assumere il proletariato e la necessità della sua alleanza con i contadini per la conquista della dittatura democratica-rivoluzionaria degli operai e dei contadini come premessa indispensabile per il passaggio dalla rivoluzione democratico-borghese alla rivoluzione socialista. Trotzki, che al III Congresso non partecipò, negò il ruolo rivoluzionario dei contadini in Russia e contrappose alla necessità dell'alleanza della classe operaia con i contadini, quella dell'alleanza subordinata della classe operaia con la borghesia liberale. Fu in quel periodo che Trotzki lanciò la sua teoria della "rivoluzione permanente". Stalin, nell'intervento che tenne alla riunione del gruppo comunista del Consiglio Centrale dei Sindacati dell'Unione Sovietica il 19 novembre 1924 - disse in proposito: "Il trotzkismo è la teoria della rivoluzione 'permanente'. E che cosa è la rivoluzione permanente nella concezione trotzkista? È la rivoluzione che non tiene conto dei contadini poveri quale forza rivoluzionaria. La rivoluzione 'permanente' di Trotzki vuol dire, come dice Lenin, 'scavalcare' il movimento contadino, 'giocare alla presa del potere'. Che pericolo essa racchiude? Il pericolo che una simile rivoluzione, se ci si provasse a realizzarla, finirebbe con un immancabile fallimento, poiché essa staccherebbe dal proletariato russo il suo alleato, cioè i contadini poveri. Questo, appunto, spiega la lotta che il leninismo conduce contro il trotzkismo sin dal 1905. Come valuta Trotzki il leninismo dal punto di vista di questa lotta? Egli lo considera come una teoria che contiene in sé dei 'tratti antirivoluzionari'. Su che cosa è fondato un giudizio tanto rabbioso del leninismo? Sul fatto che il leninismo difendeva ed ha saputo difendere a suo tempo l'idea della dittatura del proletariato e dei contadini".104
Nel periodo di restaurazione seguito alla sconfitta della prima rivoluzione russa del 1905-1907, mentre i menscevichi si "squagliavano" di fronte alla reazione assumendo una posizione apertamente liquidazionista che puntava a trasformare la socialdemocrazia in un partito riformista nell'ambito del regime di Stolypin, Lenin e i bolscevichi, seppure costretti nell'illegalità, mantennero salda la struttura organizzativa e la capacità di iniziativa e di azione politica del partito ingaggiando una dura e ferma lotta contro la posizione liquidazionista assunta dall'opportunismo menscevico, sviluppando una forte azione tra le masse combinando il lavoro illegale con quello legale, lavorando tenacemente in tutti gli organismi legali (sindacati, circoli operai, ecc. e finanche nella Duma di Stato). All'interno del partito bolscevico un ristretto gruppo, gli otzovisti, si oppose a questa linea. Costoro volevano imporre al partito una politica avventurista con la cessazione di ogni lavoro legale, relegandolo nella più assoluta clandestinità. In questo modo il partito si sarebbe isolato e staccato dagli operai e dalle masse andando incontro a morte certa. Bogdanov, capo degli otzovisti, fu espulso dal partito. Allora Trotzki era a Vienna (vi era giunto nel 1908). Lì per circa quattro anni, dall'ottobre 1908 al maggio 1912, pubblicò, con il finanziamento dei liquidatori e della direzione del partito socialdemocratico tedesco, un suo giornale: "Pravda". Da quelle pagine, proclamandosi fautore del "non frazionismo", Trotzki attaccò i bolscevichi e quanti fra i menscevichi si erano schierati contro le posizioni liquidazioniste (il gruppo di Plekhanov denominato menscevichi-partitisti). Da quelle pagine difese liquidatori e otzovisti. Fu quello il periodo in cui Lenin chiamò Trotzki "Juduska Trotzki", prendendo a prestito l'appellativo dall'ipocrita personaggio Juduska Golovlev dei "Signori Golovlev" di Saltycov. In quel periodo Trotzki, con inaudita doppiezza, lavorò per infliggere al partito bolscevico un colpo mortale. Manteneva contatti con tutti, liquidatori e otzovisti, e attraverso una fraseologia di sinistra, presentandosi appunto come un "non frazionista", proponeva una politica "centrista", come Kautski nella SPD, un unitarismo senza principi e senza prospettive.
All'amo del tentativo conciliatore di Trotzki abboccarono, nelle file bolsceviche, Zinoviev, Kamenev e Rikov che approfittando del fatto che molti compagni del CC erano stati arrestati ed erano quindi detenuti e contro la volontà di Lenin, fecero passare nella riunione plenaria del CC del gennaio 1910 la decisione di chiudere il giornale bolscevico "Proletari" e finanziare la "Pravda" di Vienna che, nei piani di Trotzki, doveva diventare l'organo del CC del POSDR unificato. Ciò che Lenin aveva denunciato opponendosi con fermezza a questa decisione, si avverò puntualmente. Fu solo il "Proletari" a cessare le pubblicazioni, mentre rimase ben attivo il foglio menscevico "Golos".
La VI Conferenza d'organizzazione del POSDR svoltasi a Praga nel 1912 forte dell'appoggio della quasi totalità delle organizzazioni di partito operanti in Russia, ruppe definitivamente, anche sul piano organizzativo, con l'opportunismo. Anche allora Trotzki non ebbe dubbi. Organizzò il cosiddetto "blocco d'agosto" e raccolse attorno a sé ogni sorta di opportunista, liquidazionista, otzovista, ecc. Tutti legati assieme da un solo punto comune e da un'unica volontà: la lotta a Lenin e l'annientamento dei bolscevichi. Il "blocco d'agosto" fallì miseramente il suo scopo, disgregandosi nel giro di pochi mesi.
Falliti i loro propositi all'interno della Russia, trotzkisti, menscevichi e quant'altri tentarono l'attacco ai bolscevichi attraverso la II Internazionale. Il Comitato Esecutivo, su incarico dell'Ufficio Internazionale, convocò una conferenza dei socialdemocratici di Russia per uno scambio di opinioni sulle divergenze esistenti. I bolscevichi non si sottrassero. Del resto Lenin concepì sempre la lotta all'opportunismo non come una lotta ristretta al solo POSDR, ma come una necessità ineludibile per la socialdemocrazia del mondo intero. La conferenza si tenne a Bruxelles nel luglio 1914. Fu Lenin a preparare il rapporto del CC del POSDR(b), ma egli non prese parte alla conferenza. Il rapporto fu letto da Ines Armand che con Vladimivski e Popov, componeva la delegazione bolscevica. I "centristi" dell'Ufficio socialista internazionale - Kautski in testa - tentarono in tutti i modi di imporre ai bolscevichi l'unificazione con gli opportunisti. Anche attraverso la presentazione di una risoluzione dello stesso Kautski, cosa peraltro che esulava dagli scopi della conferenza convocata esclusivamente per uno "scambio di opinioni" sulla situazione russa. I bolscevichi respinsero con forza ogni genere di attacco e si opposero duramente alla risoluzione di Kautski, ottenendo in questo anche l'appoggio della delegazione lettone. Dopo il fallimento del "blocco d'agosto" russo, gli opportunisti tentarono l'avventura del "blocco del 3 luglio" internazionale, l'alleanza stretta a Bruxelles tra il comitato organizzatore della conferenza, Trotzki, Rosa Luxemburg, Plekhanov, i bundisti, i caucasiani, l'opposizione polacca, ecc. Un'avventura che, come la precedente, finì assai male. Essa partorì un appello dal titolo "A tutti gli operai di Russia" scritto a tre mani da Trotzki, Martov e Plekhanov in cui ripetevano quanto Kautski aveva affermato nella sua risoluzione. L'appello cadde nel vuoto e anche il "blocco del 3 luglio", come quello d'"agosto", si disgregò senza lasciare traccia della sua esistenza.
Lo scoppio della prima guerra mondiale fece esplodere tutte le contraddizioni presenti nel campo dell'opportunismo socialdemocratico. L'esperienza della II Internazionale era ormai irrimediabilmente giunta al capolinea. In una lettera a Scliapnikov, scritta l'undici febbraio 1915, Lenin delineava così la situazione nella socialdemocrazia: "Credo che tanto da noi in Russia quanto in tutto il mondo si delinei un nuovo fondamentale raggruppamento in seno alla socialdemocrazia: gli sciovinisti ('socialpatrioti') e i loro amici, i loro difensori, da una parte, e gli antisciovinisti, dall'altra. Fondamentalmente questa divisione corrisponde alla divisione in opportunisti e socialdemocratici rivoluzionari, (...) e rappresenta, per così dire, uno stadio di sviluppo più elevato, più vicino alla rivoluzione socialista".105
Qual è la posizione assunta da Trotzki nell'ambito del movimento socialdemocratico? Lo si può dedurre con esattezza da una lettera che Lenin inviò nel luglio 1915 al socialdemocratico olandese Wijnkoop: "L'articolo di A.P. sulla Berner Tagwacht (24 luglio) intorno al congresso del Partito socialdemocratico olandese è molto importante ai fini della nostra comprensione reciproca ... il nostro compito più importante consiste ora appunto nel tracciare una netta linea di confine tra la sinistra marxista, da una parte, e gli opportunisti (e i kautskiani) e gli anarchici, dall'altra. Un punto dell'articolo di A.P. mi ha però addirittura indignato, e precisamente dove si dice che la dichiarazione di principio della signora Roland-Holst 'corrisponde perfettamente al punto di vista del Partito socialdemocratico'!! Da questa dichiarazione di principio ... vedo che in nessun caso noi potremo solidarizzare con la signora Roland-Holst. Questa a mio avviso, è il Kautski olandese o il Trotzki olandese. Costoro in linea di principio 'non sono assolutamente d'accordo' con gli opportunisti, ma in pratica, in tutte le questioni più importanti, sono d'accordo!! La signora Roland-Holst respinge il principio della difesa della patria, cioè respinge il socialsciovinismo. Questo va bene. Ma essa non respinge l'opportunismo!! Nella interminabile dichiarazione neanche una parola contro l'opportunismo! Neanche una parola precisa, non ambigua, sui mezzi di lotta rivoluzionari... Neanche una parola sulla rottura con gli opportunisti! Parola d'ordine della 'pace' completamente à la Kautski!... In tutto e per tutto come il nostro signor Trotzki: 'in linea di principio decisamente contro la difesa della patria', in pratica per l'unità con il gruppo di Ckheidze nella Duma russa (cioè con gli avversari del nostro gruppo deportato in Siberia, con i migliori amici dei socialsciovinisti russi)... Questo è internazionalismo del tutto avventato, meramente platonico e ipocrita. Nient'altro che tattica delle mezze misure. Questo può servire (politicamente parlando) solo a formare un''ala sinistra' (cioè una 'minoranza innocua', un 'ornamento marxista decorativo') nei vecchi partiti di lacché, partiti vili e imputriditi (nei partiti operai liberali)... La lotta del nostro partito (e del movimento operaio in Europa in generale) dev'essere interamente diretta contro l'opportunismo. Questo non è una corrente, una tendenza; questo (l'opportunismo) è diventato oggi uno strumento organizzato della borghesia in seno al movimento operaio. E inoltre: i problemi della lotta rivoluzionaria (tattica, mezzi, propaganda nell'esercito, fraternizzazione nelle trincee, ecc.) debbono assolutamente essere esaminati punto per punto, discussi, meditati, controllati, spiegati alle masse nella stampa illegale. Senza di questo, ogni 'riconoscimento' della rivoluzione rimane soltanto una frase. Noi e i radicali parolai (in olandese: 'passivi') percorriamo strade diverse".106
Lo smascheramento dell'opportunismo socialdemocratico e lo sviluppo impetuoso del movimento rivoluzionario in Russia, dove già si era imposta la rivoluzione del febbraio 1917 che aveva detronizzato lo zar, posero Trotzki di fronte alla necessità di una scelta precisa e non più rinviabile. Al VI Congresso del POSDR(b) (luglio-agosto 1917) Trotzki e il suo gruppo "miezraiontsy" dichiarando di accettare la linea bolscevica e di rompere con il menscevismo, chiesero l'ammissione al partito. Il POSDR(b) li accolse tra le sue file. Ma Trotzki aveva veramente rotto con il menscevismo? Aveva convintamente accettato il bolscevismo e la sua politica? Aveva lealmente scelto di mettere se stesso al servizio della rivoluzione, della classe operaia russa e del suo partito cresciuto e forgiato nella sua politica, nella sua ideologia e nella sua organizzazione dal marxismo e dal leninismo? Solo qualche settimana prima del VI Congresso ai membri del suo gruppo aveva detto che i "miezraiontsy" non dovevano limitarsi a chiedere semplicemente di poter entrare nel POSDR(b), ma che l'unificazione doveva avvenire - annota nei suoi appunti Lenin, presente a quella riunione: "non con l'adesione automatica ma attraverso un congresso panrusso, preparato dai bolscevichi, da noi, dalle organizzazioni locali e dai menscevichi internazionalisti". E ancora, che "la vecchia denominazione frazionistica 'bolscevico' è indesiderabile", che "non si può pretendere da noi il riconoscimento del bolscevismo". "I bolscevichi - affermò Trotzki - non si sono sbolscevizzati ed io non posso chiamarmi bolscevico".107
I dieci anni di militanza nelle file dei bolscevichi dimostrano che Trotzki rimase uguale a se stesso: un "non bolscevico", come Lenin lo definì nella "Lettera al congresso". Ciò che cambiò fu la sua tattica politica. Per quattordici anni egli combattè il leninismo dall'esterno, in seguito la sua lotta venne condotta dall'interno del partito.
Fu così al tempo della pace di Brest-Litovsk, fu così al tempo della "discussione sui sindacati", fu così al tempo della "discussione sulla democrazia".
Nel tardo pomeriggio del 21 gennaio 1924 moriva a Gorki Lenin.
La sua scomparsa costituì una perdita incommensurabile per il proletariato e i popoli della giovane URSS, il primo Stato socialista sorto grazie al pensiero e all'azione rivoluzionaria di Vladimir Ilic e per il partito bolscevico, creato da Lenin, cresciuto e fortificato grazie all'opera condotta durante tutta la sua vita e permeato, nella sua radicata essenza marxista, dalla teoria leninista e dal grande esempio di rivoluzionario proletario che Lenin ha impersonificato.
La sua scomparsa rappresentò altresì una perdita incommensurabile per la classe operaia, per i popoli e le nazioni oppresse del mondo intero e per tutto il movimento comunista internazionale, anch'esso nato e sviluppatosi grazie alla tenacia, alla volontà, al lavoro teorico e pratico di Lenin. Tutti i proletari e i sinceri rivoluzionari, rimasero orfani della sua grandezza intellettuale rivoluzionaria, delle sue capacità politiche e organizzative, del suo acume politico, ma, nel contempo, allora come ora, tutti rimangono armati dell'immortale opera e dell'indelebile esempio che fanno di Lenin un grande maestro del proletariato internazionale.
Non è per caso quindi, che lo scontro politico in Russia da fenomeno naturale e fisiologico di quella come delle altre società prese caratteri e intensità sempre più acuti quanto più si aggravavano le condizioni fisiche di Lenin, finendo per limitare di molto il suo lavoro teorico e politico; fino a svilupparsi, nel periodo successivo alla sua morte, nelle forme apertamente antagonistiche che il trotzkismo assunse, che puntavano esplicitamente alla liquidazione del partito leninista e della dittatura del proletariato in URSS.
La malattia di Lenin impose la ripartizione dei suoi gravosi incarichi e compiti di direzione del partito e del governo fra gli altri dirigenti. Dopo la morte di Lenin i principali organismi direttivi erano così composti. Relativamente al partito:
Ufficio politico: Bukharin, Kamenev, Rykov, Stalin, Tomskij, Trotzki e Zinoviev (membri candidati: Kalinin, Molotov, Rudzutak)
Segreteria: Stalin, segretario generale, Molotov e Rudzutak
Ufficio di organizzazione: Andreev, Dzerzinskij, Molotov, Rykov, Rudzutak, Stalin, Tomskij.
Presidente della Commissione Centrale di Controllo: Kujbysev.
Direttore della "Pravda", organo centrale del partito, e del "Bolscevik", la rivista teorica: Bukharin.
Relativamente allo Stato: Presidente del Comitato Esecutivo Centrale (massimo organo legislativo eletto dal Congresso dei Soviet): Kalinin.
Presidente del Consiglio dei Commissari del Popolo: Rykov.
Presidente del Consiglio Superiore dell'economia Nazionale: Dzerzinskij, che era anche al vertice della Direzione politica di Stato (GPU).
Altri importanti incarichi erano quelli di Tomskij, presidente del Consiglio Centrale dei Sindacati dell'Unione, e di Trotzki, presidente del Consiglio militare rivoluzionario e Commissario del Popolo alla Difesa. Suo vice e capo di stato maggiore dell'Armata Rossa era Frunze.


Il XIII Congresso del PC(b)R

Quattro mesi dopo la morte di Lenin, nel maggio 1924, si tenne il XIII Congresso del PCR(b). In esso tutte le delegazioni lessero e discussero in tutte le sue parti la "Lettera al Congresso", gli ultimi appunti di Lenin, peraltro sotto molti aspetti già affrontati nel precedente congresso. La recente XIII Conferenza di partito aveva posto tutte le basi necessarie al superamento dei problemi e dei contrasti esistenti nel partito. La quasi totalità dei delegati volle per questo concentrarsi sull'attualità della situazione e sui problemi concreti che essa poneva, senza rivangare e rimestare "vecchie" polemiche. Lo stesso Stalin nel suo Rapporto organizzativo non fece il minimo accenno alle "questioni" anche recenti, che l'opposizione aveva sollevato. Ma Trotzki e Preobragenski non la pensavano evidentemente come la stragrande maggioranza del partito e ritornarono puntigliosamente a riproporle. Stalin rispose loro nel discorso di chiusura seguito alla discussione sul suo Rapporto organizzativo: "Compagni! - esordì Stalin - Negli interventi degli oratori non ho rilevato obiezioni al rapporto organizzativo del CC. È per me questo il segno che il congresso è d'accordo con le conclusioni che in esso sono tratte. Nel mio rapporto non avevo intenzionalmente accennato ai nostri dissensi all'interno del partito: non vi avevo accennato perché non volevo riaprire le ferite che sembravano rimarginate. Ma dopo che Trotzki e Preobragenski hanno toccato queste questioni, hanno detto una serie di cose inesatte e lanciato la sfida, non bisogna più tacere. In una simile situazione il silenzio sarebbe inconcepibile...Tanto Trotzki che Preobragenski, parlando dei dissensi, attirano l'attenzione del congresso su una risoluzione, quella del 5 dicembre, dimenticando che oltre a questa ve n'è un'altra sul bilancio della discussione, dimenticando che vi è stata la Conferenza e che, dopo la risoluzione approvata dal CC il 5 dicembre, c'è stata una nuova ondata di discussioni, su cui è già stato dato un giudizio in una risoluzione speciale sul bilancio della discussione, approvata dalla XIII Conferenza... Attiro l'attenzione del congresso sul fatto che alla conferenza sono state approvate una risoluzione sulla politica economica, e ben due sull'edificazione del partito. Perché? Vi è stata una risoluzione, approvata dall'intero partito e adottata dal CC il 5 dicembre, ma in seguito si è reso necessario farne un'altra sulla stessa questione: sulla deviazione piccolo-borghese. Donde tale inconveniente e come si spiega? Si spiega col fatto che l'intera discussione ha avuto due fasi. La prima fase, che si è conclusa con la risoluzione del 5 dicembre, approvata all'unanimità, e la seconda, che si è conclusa con la risoluzione sulla deviazione piccolo-borghese. Noi supponevamo allora, cioè nella prima fase, che la risoluzione del 5 dicembre avrebbe probabilmente messo fine alle discussioni nel partito, e appunto perciò, allora, nel mio rapporto alla XIII Conferenza io dissi, riferendomi a quella fase, che, se l'opposizione avesse voluto, la risoluzione del 5 dicembre avrebbe potuto por fine alla lotta nel partito. Lo dissi e tutti noi pensavamo così. Ma il fatto è che la discussione non finì in quel periodo. Dopo la risoluzione del 5 dicembre apparvero le lettere di Trotzki - una nuova piattaforma con nuovi problemi - e cominciò una nuova ondata di discussioni, più aspre di prima. Fu proprio ciò che distrusse le possibilità di pace nel partito. Fu questa la seconda fase che gli oppositori cercano ora di passare sotto silenzio, di evitare. Il fatto è che tra la seconda fase della discussione e la prima, rispecchiata nella risoluzione del 5 dicembre, la differenza è enorme. La risoluzione del 5 dicembre non poneva il problema della degenerazione dei quadri. Trotzki, assieme al quale noi avevamo allora elaborato quella risoluzione, non vi fece neppure cenno. Si vede che questo supplemento è stato tenuto in serbo da Trotzki per i suoi ulteriori interventi. Inoltre, nella risoluzione del 5 dicembre non si parla della gioventù studentesca quale più sicuro barometro. Si vede che Trotzki teneva in serbo anche questo problema per ulteriori interventi nella discussione. Nella risoluzione del 5 dicembre non vi è quella tendenza ad attaccare l'apparato, non si esige che si prendano misure punitive contro l'apparato del partito, cosa su cui in seguito Trotzki si è tanto diffuso nelle sue lettere. E infine, nella risoluzione del 5 dicembre non vi è neppure un accenno alla necessità dei gruppi; eppure in seguito, nelle sue lettere, Trotzki si è molto dilungato su questo punto, cioè sui gruppi. Ecco quale enorme differenza passa tra l'atteggiamento dell'opposizione prima del 5 dicembre e quello dei suoi capi dopo il 5 dicembre... Non dubito che il congresso si pronuncerà tanto sulla prima fase della discussione, di cui la risoluzione del 5 dicembre è stata l'espressione, quanto sulla seconda, che ha trovato la sua espressione nella risoluzione della conferenza sulla deviazione piccolo-borghese. Queste due risoluzioni sono due parti di un tutto unico che si chiama discussione. Chi crede di confondere queste due parti e di ingannare con ciò il congresso si sbaglia. Il partito è cresciuto, è diventato più cosciente e non lo si può ingannare con la diplomazia. Tutto l'errore dell'opposizione consiste nel non capire questo. Vediamo: chi ha avuto ragione nelle questioni sollevate dalla piattaforma dell'opposizione dopo il 5 dicembre? Chi ha avuto ragione sulle quattro nuove questioni trattate nelle lettere di Trotzki? Prima questione: i quadri degenerano. Noi tutti esigevamo ed esigiamo fatti che comprovino la degenerazione dei quadri. Tuttavia tali fatti non ci sono stati indicati, e non possono essere indicati poiché fatti simili non esistono affatto. Avendo esaminato il problema da vicino, abbiamo tutti constatato che non vi è da noi degenerazione, mentre vi è, indubbiamente, la deviazione di alcuni capi dell'opposizione verso la politica piccolo-borghese. Chi dunque ha ragione? Non l'opposizione, a quanto pare. Seconda questione: la gioventù studentesca, che sarebbe il barometro più sicuro. Chi ha avuto ragione in questa questione? Anche qui, non l'opposizione, a quanto pare. Se guardiamo l'aumento numerico del nostro partito da allora, l'ammissione di 200 mila nuovi membri, risulta chiaro che bisogna cercare il barometro non nelle file della gioventù studentesca, bensì nelle file del proletariato, che il partito deve fondarsi non sulla gioventù studentesca, bensì sul nucleo proletario del partito. Duecentomila nuovi membri del partito, ecco il barometro. Anche qui l'opposizione ha avuto torto. Terza questione: sanzioni contro l'apparato, attacco contro l'apparato del partito. Chi ha avuto ragione? Anche qui, non l'opposizione. Essa ha ammainato la sua bandiera di attacco contro l'apparato ed è passata alla difensiva. Voi siete stati qui testimoni di come essa si contorceva, ritirandosi disordinatamente dalle posizioni di lotta contro l'apparato del partito. Quarta questione: sulle frazioni, sui gruppi. Trotzki ha dichiarato di essere recisamente contro i gruppi. Questo è molto bene. Ma giacché siamo costretti ad accennare alla storia, permettete di ristabilire alcuni fatti. Abbiamo avuto in dicembre una sottocommissione del CC del partito che aveva il compito di elaborare la risoluzione pubblicata poi il 5 dicembre. Questa sottocommissione era composta da tre persone: Trotzki, Kamenev e Stalin. Avete fatto caso che nella risoluzione del 5 dicembre la frase sui gruppi è scomparsa? Si parla di proibizione delle frazioni, ma non vi si dice nulla della proibizione dei gruppi. Vi è soltanto un riferimento alla nota decisione del X Congresso sull'unità del partito. Come si spiega ciò? È un caso? No, non è un caso. Io e Kamenev ponemmo recisamente la questione: proibire i gruppi. Trotzki protestava in tono ultimativo contro questa proibizione, dichiarando di non poter, stando così le cose, votare per la risoluzione. Ci siamo limitati allora a richiamarci alla risoluzione del X Congresso, che Trotzki, a quanto pare, non aveva letto allora e nella quale si parla non soltanto della proibizione delle frazioni, ma anche della proibizione dei gruppi. Trotzki era allora per la libertà di gruppo. Egli ha lodato qui la risoluzione del 5 dicembre. Ma nella sua lettera al CC del PCR(b), quattro giorni dopo che la risoluzione sull'edificazione del partito era stata approvata, cioè il 9 dicembre, Trotzki scriveva: 'Suscita in me particolare preoccupazione la posizione puramente formale dei membri dell'Ufficio politico sulla questione dei gruppi e delle formazioni frazionistiche'. Che ve ne pare? A quanto risulta, l'uomo che si fa in quattro per quella risoluzione, porta invece nell'animo un'inquietudine particolare, ispiratagli dall'atteggiamento dell'Ufficio politico verso i gruppi e le frazioni. Non mi pare che questo dimostri che egli fosse allora per la proibizione dei gruppi. No, Trotzki era allora per la formazione dei gruppi, per la libertà di gruppo... Trotzki ha detto che in fondo la democrazia si riduce a un problema di generazioni. Ciò è falso. Falso in linea di principio. In fondo la democrazia non si riduce affatto a questo. Il problema delle generazioni è secondario. I dati sulla vita del nostro partito, la vita stessa del nostro partito dimostrano che la giovane generazione del partito si va inserendo, passo passo, nell'effettivo dei quadri: l'effettivo dei quadri si va ampliando con l'inserimento dei giovani. Il partito ha sempre seguito e continuerà sempre a seguire questa via. Soltanto colui che considera il complesso dei quadri come un'entità chiusa, come una casta privilegiata, che non ammette nel proprio seno nuovi elementi, soltanto colui che considera questi quadri come il corpo degli ufficiali dei vecchi tempi, soltanto colui che considera tutti gli altri membri del partito 'al di sotto della propria dignità', soltanto colui che vuole creare un'incrinatura fra i quadri e i giovani del partito, soltanto costui può imperniare la questione della democrazia sul problema delle generazioni nel partito. In fondo, la democrazia non si riduce al problema delle generazioni, ma è un problema di spirito d'iniziativa, di partecipazione attiva dei membri del partito alla direzione del partito. Soltanto in questo modo può essere posta la questione della democrazia, naturalmente se si tratta non di un partito fondato sulla democrazia formale, ma di un partito veramente proletario, indissolubilmente legato alle masse della classe operaia. Seconda questione. Il pericolo maggiore, dice Trotzki, consiste nella burocratizzazione dell'apparato del partito. Anche questo è falso. Non è qui che risiede il pericolo, ma nella possibilità che il partito si stacchi realmente dalle masse senza partito. Si può avere un partito il cui apparato abbia una struttura democratica, ma se questo partito non è legato alla classe operaia, la democrazia sarà vana e il suo valore sarà nullo. Il partito esiste per la classe. In quanto è legato alla classe, ha dei contatti con la classe e gode dell'autorità e del rispetto delle masse senza partito, esso può esistere e svilupparsi anche avendo dei difetti burocratici. Ma se manca tutto ciò, potete avere l'organizzazione di partito che volete - burocratica o democratica - il partito perirà sicuramente. Il partito è una parte della classe, che esiste per la classe e non per se stesso. La terza tesi è sostanzialmente sbagliata: il partito, dice Trotzki, non sbaglia. Ciò è falso. Il partito non di rado sbaglia. Ilic ci ha insegnato ad insegnare al partito a orientarsi in modo giusto, valendosi dei suoi stessi errori. Se il partito non commettesse errori, non vi sarebbe nulla da insegnare al partito. Il nostro compito è di saper afferrare questi errori, di scoprirne le radici e di mostrare al partito e alla classe operaia come ci siamo sbagliati e come non dobbiamo ripetere simili errori nell'avvenire. Senza di ciò lo sviluppo del partito sarebbe impossibile. Senza di ciò la formazione dei capi e dei quadri del partito sarebbe impossibile, poiché questi vengono formati ed educati nella lotta contro i propri errori, per superare questi errori. Penso che la dichiarazione di Trotzki è, in un certo senso, un complimento, unito ad un certo tentativo di prendere in giro, tentativo mancato, a dire il vero".108
Il Congresso ribadì appieno le risoluzioni della XIII Conferenza e approvò l'attività politica e organizzativa del CC. Il partito si dimostrò deciso e saldo nel proseguire sulla strada dell'edificazione socialista in URSS e strettamente unito al CC e al suo Segretario generale nella difesa del leninismo.


Compagno Lenin noi ti giuriamo!

Stalin, il 26 gennaio 1924, onorando la memoria di Lenin dinanzi al II Congresso dei Soviet, aveva espresso il solenne giuramento del partito a Lenin di mantenere fede alla realizzazione dei suoi insegnamenti: tenere alto e mantenere puro il grande appellativo di membro del partito; salvaguardare l'unità del partito; salvaguardare e rafforzare la dittatura del proletariato; rinsaldare con tutte le forze l'alleanza degli operai e dei contadini; rafforzare ed estendere l'Unione delle Repubbliche; rafforzare ed estendere l'unione dei lavoratori di tutto il mondo, l'Internazionale Comunista.
Questo solenne giuramento così come le lezioni sui "Principi del leninismo" tenute all'Università Sverdlov e pubblicate nell'aprile del 1924 e il suo scritto del gennaio 1926 "Questioni del leninismo", sono state e rimarranno delle pietre miliari nel panorama delle opere marxiste-leniniste, la sicura bussola che ha saputo guidare il popolo e il partito comunista sovietico contro tutte le deviazioni e i tentativi di restaurazione messi in atto dal trotzkismo e dagli altri nemici, interni ed internazionali, della Rivoluzione d'Ottobre.
Nell'autunno 1924 si profilò chiaramente il delinearsi di un ennesimo tentativo di attacco al partito da parte di Trotzki. In quel periodo vi fu infatti la pubblicazione del terzo volume delle opere di Trotzki, che ne raccoglieva gli scritti e i discorsi del 1917. Egli scrisse allora una prefazione a questo volume, dal titolo "Lezioni dell'ottobre", nella quale portò un duro attacco a Zinoviev, Kamenev e altri esponenti del partito per le posizioni da loro assunte alla vigilia dell'Ottobre, per concludere, poi, parlando di se stesso, del suo ruolo nella rivoluzione, della sintonia politica che Lenin avrebbe avuto con lui su tutte le più importanti questioni, ma anche una serie di critiche, più o meno velate, poste con sottigliezza su Lenin, sul suo operato e sul suo modo di gestire il partito. Non solo. Alcuni suoi epigoni, in altri scritti dello stesso periodo, sostennero delle congetture di nessun fondamento, secondo le quali le "Tesi di aprile" di Lenin derivavano da teorie già espresse da Trotzki e che in un primo tempo, quando si trattò di decidere dell'insurrezione, solo Trotzki e Lenin, tra i membri del CC, furono favorevoli ad essa.
Tutto ciò, ovviamente, non potè passare inosservato. La riscrittura e la ricostruzione artefatta dell'Ottobre non potevano, nel partito, in tutto il partito e non solo nel suo gruppo dirigente, né essere ignorate né passare sotto silenzio. Un ampio dibattito, sulla stampa e nel Paese, seguì alla pubblicazione di questi scritti, Numerosissimi furono gli interventi: da Kamenev a Sokolnikov, da Zinoviev alla Krupskaia, da Molotov a Safarov, da Bukharin a Gursev, ecc. Anche Stalin intervenne nel dibattito suscitato dallo scritto di Trotzki; per ristabilire la realtà sullo svolgimento di quegli avvenimenti, ma, soprattutto, per dare risposta al quesito politico di fondo che da quello scritto scaturiva. A cosa mirava Trotzki con le "Lezioni dell'ottobre", col modo con cui era stato concepito e scritto? E Stalin infatti, svolse le sue argomentazioni in merito alle "leggende" diffuse da Trotzki e dai suoi seguaci sull'insurrezione, sul ruolo dello stesso Trotzki nell'insurrezione, sul "trotzkismo come ideologia particolare, incompatibile con il leninismo" e sui compiti che al partito ponevano gli ultimi scritti di Trotzki. Lo fece il 19 novembre, intervenendo alla riunione del gruppo comunista del Consiglio Centrale dei sindacati dell'Unione Sovietica, intervento successivamente pubblicato dalla "Pravda" col titolo "Trotzkismo o leninismo?". "Tra i membri del partito - disse Stalin - circola insistentemente la diceria che l'intero CC sarebbe stato contrario all'insurrezione nell'ottobre del 1917. Si racconta, di solito, che il 10 ottobre, quando prese la decisione di organizzare l'insurrezione, il CC, nella sua maggioranza, si sarebbe in un primo tempo, dichiarato contrario, ma che allora alla seduta del CC avrebbe fatto irruzione un operaio il quale avrebbe detto: 'Voi vi dichiarate contro l'insurrezione, ma io vi dico che l'insurrezione ci sarà, nonostante tutto'. E dopo queste minacce, il CC, come se fosse stato intimorito, avrebbe nuovamente posto il problema dell'insurrezione e avrebbe deciso di organizzarla. Non è una semplice diceria, compagni. Lo scrive nel suo libro I dieci giorni il noto John Reed, il quale, essendo lontano dal nostro partito, non poteva certamente sapere la storia della nostra riunione clandestina del 10 ottobre e aveva abboccato all'amo dei pettegolezzi messi in giro dai vari signori Sukhanov. Questo racconto viene poi riprodotto e ripetuto in una serie di opuscoli dovuti alla penna di trotzkisti, tra l'altro in uno dei più recenti opuscoli sull'Ottobre scritto da Syrkin. Queste dicerie vengono persistentemente alimentate dagli ultimi scritti di Trotzki... Prendo i verbali della seduta del CC del nostro partito del 10 (23) ottobre 1917. Sono presenti: Lenin, Zinoviev, Kamenev, Stalin, Trotzki, Sverdlov, Uritski, Dzerzinski, Kollontai, Bubnov, Sokolnikov, Lomov. Viene discussa la situazione politica e l'insurrezione. Dopo la discussione è messa ai voti la risoluzione del compagno Lenin sull'insurrezione. La risoluzione viene approvata con una maggioranza di dieci contro due... Il Comitato Centrale elegge alla stessa seduta il centro politico per dirigere l'insurrezione, col nome di Ufficio politico e composto da Lenin, Zinoviev, Stalin, Kamenev, Trotzki, Sokolnikov e Bubnov. Questi i fatti. Questi verbali fanno crollare di colpo parecchie leggende. Fanno crollare la leggenda che il CC nella sua maggioranza sarebbe stato contro l'insurrezione. Fanno crollare anche la leggenda che il CC nella questione dell'insurrezione si sarebbe trovato di fronte alla scissione. Dai verbali risulta chiaro che gli avversari dell'insurrezione immediata - Kamenev e Zinoviev - sono entrati a fare parte dell'organo di direzione politica dell'insurrezione accanto ai sostenitori di questa. Non si è parlato, e non si poteva neppure parlare, di nessuna scissione... Come si spiega che il partito abbia potuto evitare la scissione? Si spiega col fatto che, nonostante i dissensi, noi avevamo in questi compagni dei vecchi bolscevichi, che stavano sul terreno comune del bolscevismo. In che cosa consisteva questo terreno comune? Nell'unità di vedute sui problemi essenziali: il carattere della rivoluzione russa, le forze motrici della rivoluzione, la funzione dei contadini, i principi di direzione del partito, ecc. Se non fosse esistito questo terreno comune, la scissione sarebbe stata inevitabile... Passiamo ora alla leggenda sulla funzione particolare di Trotzki nell'insurrezione d'Ottobre. I trotzkisti propalano insistentemente la voce secondo cui l'animatore e l'unico dirigente dell'insurrezione d'Ottobre sarebbe stato Trotzki. Queste voci vengono messe in giro, con particolare insistenza, da Lenzner, il cosiddetto redattore delle opere di Trotzki. Lo stesso Trotzki, ignorando sistematicamente il partito, il CC del partito e il comitato di Pietrogrado, passando sotto silenzio la funzione dirigente di questi organismi nell'insurrezione e spingendosi insistentemente avanti come figura centrale dell'insurrezione, contribuisce volontariamente o involontariamente a diffondere le dicerie su una funzione particolare da lui avuta nell'insurrezione... Ma devo dire che Trotzki non ha avuto e non poteva avere nessuna funzione particolare nell'insurrezione d'Ottobre, e che, essendo presidente del Soviet di Pietrogrado, egli non ha fatto che eseguire la volontà delle istanze competenti di partito, che guidavano ogni suo passo... Prendiamo i verbali della seduta successiva del CC del 16 (29) ottobre 1917. Sono presenti i membri del CC, più i rappresentanti del Comitato di Pietrogrado, più i rappresentanti dell'organizzazione militare, dei comitati delle fabbriche e officine, dei sindacati, dei ferrovieri. Oltre ai membri del CC vi sono anche Krylenko, Sciotman, Kalinin, Volodarski, Scliapnikov, Latsis e altri. In tutto 25 persone. Viene discussa l'insurrezione sotto l'aspetto puramente pratico e organizzativo. Viene approvata la risoluzione di Lenin sull'insurrezione con una maggioranza di venti contro due e tre astenuti. Viene eletto il centro pratico per la direzione organizzativa dell'insurrezione. Chi entra a far parte di questo centro? Vengono eletti cinque compagni: Sverdlov, Stalin, Dzerzinski, Bubnov, Uritski. Compiti del centro pratico: dirigere tutti gli organi pratici dell'insurrezione, conformemente alle direttive del CC... Come conciliare questo con l'opinione corrente sulla funzione particolare di Trotzki? ... Egli, come tutti i dirigenti responsabili, non era che un esecutore della volontà del Comitato Centrale e dei suoi organi. Chi conosce il meccanismo di direzione del partito bolscevico, capirà senza grandi difficoltà che la cosa non avrebbe neppure potuto essere diversa: sarebbe bastato che Trotzki trasgredisse la volontà del CC perché egli perdesse ogni influenza sul corso degli avvenimenti. Le chiacchiere sulla funzione particolare di Trotzki sono una leggenda, propalata dalle servizievoli comari 'del partito'. Questo non significa, naturalmente, che l'insurrezione d'Ottobre non abbia avuto il suo animatore. No, ha avuto il suo animatore e capo. Ma questo fu Lenin, e nessun altro".109
Poi, analizzando il trotzkismo come ideologia, Stalin prosegue: "Ma ci si chiede: perché ha avuto bisogno Trotzki di tutte queste leggende sull'Ottobre e sulla preparazione dell'Ottobre, su Lenin e sul partito di Lenin?... Dov'è il senso, lo scopo di questi scritti, ora che il partito non intende fare delle discussioni, ora che il partito è sovraccarico di compiti improrogabili, ora che il partito ha bisogno di un lavoro concorde per la ricostruzione dell'economia, e non di una nuova lotta su vecchie questioni? Che bisogno aveva Trotzki di spingere il partito indietro, verso nuove discussioni? Trotzki assicura che tutto ciò è necessario per 'studiare' l'Ottobre... No, qui non si tratta di studiare l'Ottobre. Così non si studia l'Ottobre. Così non si scrive la storia dell'Ottobre. È evidente che qui l'intenzione è un'altra. E questa 'intenzione', secondo tutti i dati, consiste nel fatto che Trotzki nei suoi scritti compie un altro (un altro ancora!) tentativo di preparare il terreno per sostituire il trotzkismo al leninismo... In questo sta l'essenza degli ultimi scritti di Trotzki. Perciò questi scritti di Trotzki pongono in modo acutissimo la questione del trotzkismo...".110
"La collaborazione durevole dei leninisti con Trotzki - prosegue Stalin - è possibile soltanto a condizione che questi rinunci completamente al suo vecchio fardello, a condizione che egli aderisca completamente al leninismo... Il fatto è che il vecchio fardello del trotzkismo, nascosto nell'armadio nei giorni del movimento di Ottobre, viene ora di nuovo tirato fuori nella speranza di poterlo smerciare, visto che il nostro mercato si sta allargando... Il nuovo trotzkismo non è la semplice ripetizione del vecchio... Il nuovo trotzkismo non si azzarda a prender posizione, come forza combattiva, contro il leninismo; esso preferisce operare sotto l'insegna comune del leninismo, e agire con la parola d'ordine dell'interpretazione e del perfezionamento del leninismo. Questo perché è debole. Non si può ritenere casuale il fatto che l'entrata in scena del nuovo trotzkismo abbia coinciso con la scomparsa di Lenin. Con Lenin non si sarebbe azzardato a questo passo rischioso. Quali sono i tratti caratteristici del nuovo trotzkismo?... Il nuovo trotzkismo non ritiene necessario difendere a viso aperto la teoria della rivoluzione 'permanente'. Esso stabilisce 'semplicemente' che la Rivoluzione d'Ottobre ha del tutto confermato l'idea della rivoluzione 'permanente'. E ne trae la seguente conclusione: del leninismo è importante e accettabile ciò che è stato attuato dopo la guerra, nel periodo della Rivoluzione d'Ottobre, e, al contrario, è sbagliato e inaccettabile ciò che è stato attuato prima della guerra, prima della Rivoluzione d'Ottobre... Questa teoria che scinde in due parti il leninismo è necessaria al trotzkismo come primo passo, più o meno 'accettabile', che deve poi facilitargli i passi successivi nella lotta contro il leninismo. Ma il leninismo non è una teoria eclettica, composta di vari elementi incollati insieme, che ammetta la possibilità di essere scissa. Il leninismo, sorto nel 1903, è una teoria che forma un tutto organico, che è passata attraverso le prove di tre rivoluzioni e ora marcia in avanti come la bandiera di combattimento del proletariato mondiale. 'Il bolscevismo - dice Lenin - come corrente del pensiero politico e come partito politico esiste dal 1903. Soltanto una storia del bolscevismo che abbracci tutto il periodo della sua esistenza, può spiegare in maniera soddisfacente perché esso abbia potuto forgiare e mantenere, nelle più difficili circostanze, la ferrea disciplina che è necessaria per la vittoria del proletariato' (vedi Vol. XXV, pag. 174). Bolscevismo e leninismo sono una cosa sola. Sono due denominazioni dello stesso oggetto. Perciò la teoria della scissione del leninismo in due parti è la teoria della distruzione del leninismo, la teoria della sostituzione del trotzkismo al leninismo... Il vecchio trotzkismo cercava di menomare il prestigio di Lenin più o meno apertamente, senza temere le conseguenze. Il nuovo trotzkismo agisce più prudentemente. Esso cerca di fare quel che faceva il vecchio trotzkismo, presentandosi però come esaltazione e incensamento di Lenin... Quale pericolo racchiude il nuovo trotzkismo? Il pericolo di trasformarsi, per tutto il suo contenuto intrinseco, in centro e punto di raccolta degli elementi non proletari, che aspirano a indebolire, a disgregare la dittatura del proletariato. E allora - chiederete voi - quali sono i compiti immediati del partito di fronte ai nuovi scritti di Trotzki? Il trotzkismo opera adesso per menomare il prestigio del bolscevismo e scalzarne le basi. Il compito del partito è di sotterrare il trotzkismo in quanto corrente ideologica. Si parla di rappresaglie contro l'opposizione e di possibilità di scissione. Sono sciocchezze, compagni. Il nostro partito è forte, è possente. Esso non tollererà nessuna scissione. Quanto alle rappresaglie, io sono decisamente contrario ad esse. In questo momento non ci occorrono rappresaglie, bensì una vasta lotta ideologica contro il rinascente trotzkismo. Non abbiamo voluto, non abbiamo cercato questa discussione letteraria. Il trotzkismo ce la impone con i suoi scritti antileninisti. Ebbene compagni, siamo pronti".111
Dopo la pubblicazione delle "Lezioni dell'ottobre" la stampa sovietica fu sommersa di lettere, articoli, messaggi singoli e di gruppo, prese di posizione di organismi vari che intervenivano sulla questione. Molti di questi scritti chiedevano a Trotzki di chiarire, di far meglio comprendere il suo pensiero. Ma Trotzki non rispose. Tant'è che la "Pravda", anche per prevenire eventuali illazioni su atteggiamenti censori che non esistevano, precisò che mai nulla giunse al giornale da parte di Trotzki in merito al dibattito in corso sulle sue pagine.
Moltissime organizzazioni locali del partito chiesero poi espressamente al CC di affrontare l'operato di Trotzki e le questioni poste dai suoi scritti, in una sua sessione plenaria. Questa sessione plenaria del CC e della CCC fu convocata per il 17 gennaio 1925. Ad essa Trotzki non si presentò, adducendo motivi di salute e inviando una sua lettera al CC e alla CCC. Stalin, a inizio lavori, presentò le comunicazioni della Segreteria sui temi della discussione e sulle risoluzioni proposte. "Purtroppo - disse Stalin - siamo costretti a discutere dell'azione di Trotzki in sua assenza, giacché egli, come ha comunicato oggi, non ha la possibilità di partecipare alla sessione plenaria essendo ammalato. Voi sapete, compagni, che la discussione è cominciata per iniziativa di Trotzki, con le sue Lezioni dell'Ottobre... Il partito ha risposto all'azione di Trotzki con due accuse principali. La prima accusa è che Trotzki tenta la revisione del leninismo; la seconda che Trotzki tenta di ottenere un cambiamento radicale della direzione del partito. Trotzki non ha detto nulla a propria giustificazione circa queste accuse che gli ha mosso il partito. È difficile dire perché non abbia detto nulla a propria giustificazione. La spiegazione più ovvia è che egli si è ammalato e non ha avuto la possibilità di farlo. Ma certamente qui la colpa non è del partito. Se, dopo ogni attacco contro il partito, Trotzki ha un accesso di febbre, il partito non può farci nulla. Il Comitato Centrale ha ricevuto ora una dichiarazione di Trotzki (in data 15 gennaio), nella quale egli dice di non aver fatto né detto nulla a propria giustificazione, perché non voleva rendere più acre la polemica e inasprire la questione. Naturalmente si può credere o non credere che questa spiegazione sia convincente. Io personalmente non ci credo. In primo luogo, è da molto tempo che Trotzki ha capito che le sue azioni contro il partito inaspriscono i reciproci rapporti? E quando, di preciso, Trotzki ha capito questa verità? Certo non è la prima volta che Trotzki agisce contro il partito e non è la prima volta che si meraviglia o si rammarica, perché la sua azione ha provocato un inasprimento. In secondo luogo, se egli si preoccupa realmente che nel partito non peggiorino i reciproci rapporti, perché ha messo in circolazione le Lezioni dell'Ottobre, dirette contro il nucleo dirigente del partito e designate a peggiorare, inasprire i reciproci rapporti? Ecco perché ritengo che queste spiegazioni di Trotzki non siano affatto convincenti. Qualche parola sulla dichiarazione inviata il 15 gennaio da Trotzki al CC, di cui ho parlato sopra e che è stata distribuita ai membri del CC e della Commissione centrale di controllo. Bisogna innanzitutto prendere atto della dichiarazione di Trotzki nella quale egli afferma di esser pronto ad assumere qualsiasi incarico che il partito gli indichi, di esser pronto ad accettare qualsiasi controllo nei propri confronti, per quel che riguarda le sue eventuali attività, e di ritenere assolutamente necessario, nell'interesse della causa, il suo sollecito esonero dalla carica di presidente del Consiglio militare rivoluzionario. Certo bisogna prendere atto di tutto questo. Per quanto riguarda la sostanza della questione, bisogna rilevare due punti: la 'rivoluzione permanente' e il cambiamento della direzione del partito. Trotzki dice che se, in generale, gli è accaduto dopo l'Ottobre di ritornare occasionalmente alla formula della 'rivoluzione permanente', l'ha fatto soltanto quando si è occupato della storia del partito, come richiamo al passato e non per illustrare gli attuali compiti politici. Questa questione è importante, perché tocca i principi dell'ideologia leninista. Ritengo che questa dichiarazione di Trotzki non può essere considerata né come un chiarimento, né come una giustificazione. Qui non c'è neppure l'ombra di un riconoscimento dei propri errori. Questa è una scappatoia per eludere la questione. Che cosa significa la dichiarazione secondo cui la teoria della 'rivoluzione permanente' rappresenta qualcosa che riguarda la storia del partito? Come intenderla? La storia del partito non è solo l'archivio, ma anche l'interprete dei documenti del partito. Essa contiene documenti che a suo tempo avevano una validità, validità che hanno perduto in seguito. Ma contiene anche documenti che avevano e continuano ad avere un valore orientativo per il partito. Essa contiene altresì documenti che avevano un carattere del tutto negativo, un valore negativo e che il partito non può accettare. A quale categoria di documenti assegna Trotzki la sua teoria della 'rivoluzione permanente'? Alla categoria dei documenti positivi o a quella dei documenti negativi? Su questo argomento Trotzki non ha detto nulla nella sua dichiarazione. Egli ha eluso la questione. L'ha evitata. Perciò l'accusa di revisione del leninismo resta valida. Trotzki dice poi di non aver parlato neppure una volta sulle questioni risolte dal XIII Congresso, né al Comitato Centrale, né al Consiglio del lavoro e della difesa, né, a maggior ragione, davanti al Paese, avanzando una qualsiasi proposta che risollevasse, direttamente o indirettamente, le questioni già risolte. È falso. Di che cosa ha parlato Trotzki al XIII Congresso? Egli ha parlato dell'inettitudine dei quadri e della necessità di un radicale cambiamento della direzione del partito. Di che cosa parla egli ora nelle Lezioni dell'Ottobre? Dell'inettitudine del nucleo fondamentale del partito e della necessità di cambiarlo. Questa è la conclusione delle Lezioni dell'Ottobre. Le Lezioni dell'Ottobre sono state pubblicate per giustificare questa conclusione. A questo mirano le Lezioni dell'Ottobre. Perciò l'accusa che ci sia stato da parte sua un tentativo di cambiare radicalmente la direzione del partito resta valida. In complesso la dichiarazione di Trotzki costituisce quindi non una spiegazione nel vero senso della parola, ma un miscuglio di sotterfugi diplomatici e un ritorno alle vecchie controversie già risolte dal partito... Trotzki evidentemente non ha capito - e io dubito che abbia mai capito - che il partito esige dai suoi ex capi e da quelli attuali non sotterfugi diplomatici, ma l'onesto riconoscimento dei propri errori. Evidentemente a Trotzki è mancato il coraggio di riconoscere apertamente i suoi errori... Come hanno reagito le nostre organizzazioni all'azione di Trotzki? Voi sapete che esistono numerosissime risoluzioni delle organizzazioni locali su questa questione. Esse sono state pubblicate sulla Pravda, e si possono dividere in tre categorie. Le risoluzioni della prima categoria chiedono l'espulsione di Trotzki dal partito. Le risoluzioni della seconda categoria chiedono l'allontanamento di Trotzki dalla Consiglio militare rivoluzionario e l'esclusione dall'Ufficio politico. Le risoluzioni della terza categoria, cui appartiene anche l'ultimo progetto di risoluzione inviato oggi al Comitato Centrale dai compagni di Mosca, di Leningrado, degli Urali e dell'Ucraina, chiedono l'allontanamento di Trotzki dal Consiglio militare rivoluzionario e la sua permanenza condizionata nell'Ufficio politico. Questi sono i tre gruppi principali di risoluzioni concernenti l'azione di Trotzki. Il Comitato Centrale e la Commissione centrale di controllo dovranno scegliere fra queste risoluzioni. Questo è quanto vi dovevo comunicare a proposito della discussione".112
La risoluzione adottata a maggioranza dal CC e dalla CCC fu quella di sollevare Trotzki, in base alla richiesta da lui stesso avanzata, dalla presidenza del Comitato militare rivoluzionario, affidata a Frunze, e mantenerlo negli altri incarichi. Anche Stalin appoggiò questa risoluzione esprimendo, nella sessione, la sua contrarietà sia all'espulsione di Trotzki dal partito, sia al suo allontanamento dall'Ufficio politico.