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Stalin, la vita e l'opera

Capitolo 16
La nuova Costituzione sovietica

 


Il 5 dicembre 1936 l'VIII Congresso straordinario dei Soviet, approvò la nuova Costituzione dell'URSS. L'entrata in vigore della nuova Carta costituzionale, sancì l'avvenuta realizzazione nel paese del processo di transizione al socialismo. L'URSS era un paese socialista e la legge fondamentale dello Stato, la nuova Costituzione, rispecchiava, ora, questa realtà. L'importanza storica di questo documento, la Costituzione sovietica del 1936, sta proprio in questo. Essa non fu l'enunciazione di "aspirazioni ideali" da conquistare, come molte ce ne sono al mondo, ma la più alta espressione di quanto l'Unione Sovietica aveva saputo realizzare concretamente in dodici anni, tanti ne erano passati dal varo della prima Costituzione del 1924, di edificazione socialista diretta dal Partito comunista. La decisione della modifica della Costituzione del 1924 venne presa, nel febbraio 1935, dal VII Congresso dei Soviet proprio in considerazione dei grandi mutamenti intervenuti nella società sovietica; mutamenti, che rendevano necessario e non più rinviabile adeguare la legge fondamentale dello Stato al rapporto esistente fra le classi nella società sovietica e modificarne altresì il sistema elettorale, ampliandone la democraticità, permettendo così che le prossime elezioni per il rinnovo degli organi del potere sovietico, potessero svolgersi col nuovo sistema elettorale ed essere più rispondenti alla vita e alla realtà sociale dell'Unione Sovietica.
Il sistema e il livello economico del paese, grazie al successo della Nep, era radicalmente cambiato. La Nep aveva praticamente terminato la sua funzione; l'economia nazionale aveva liquidato il capitalismo in tutte le sue branche ed era, ora, saldamente ancorata al socialismo. L'industria socialista si era fortemente sviluppata, superando di circa sette volte il volume di produzione anteguerra, era dotata di una tecnica nuova e moderna ed era in continua espansione. L'agricoltura socialista era diffusa e radicata in tutto il paese. Le aziende collettive (colcos e sovcos) coprivano il 97% delle aree coltivate. Nei colcos e nei sovcos i sistemi arcaici e semifeudali di produzione erano ormai un ricordo, tutte le lavorazioni erano, infatti, meccanizzate. Nel 1936 oltre settecentomila trattori operavano nelle aziende collettive ed, in esse, la produzione aveva superato di circa due volte il volume esistente prima della guerra. Anche il commercio interno che, nel 1924, era per metà in mano ai privati, ora era invece totalmente e direttamente gestito dallo Stato, dai colcos e dalle cooperative di settore. Infine l'Unione delle Repubbliche: nata nel 1922 come una sfida tesa a dare ad ognuna di queste repubbliche uno sviluppo economico completo, armonico ed equilibrato; uno sviluppo garantito dalla fine delle sopraffazioni tra nazionalità e gruppi etnici diversi, da una politica di aiuto reciproco, di fratellanza e di mutua difesa dell'integrità e della dignità nazionale. Anche questa sfida fu vinta, facendo dell'URSS uno stato plurinazionale socialista saldo e unito nel pieno rispetto delle differenze e nella salvaguardia delle peculiarità proprie di ognuna delle circa sessanta nazioni, nazionalità e gruppi etnici che lo componevano.
Aver realizzato il socialismo significava concretamente aver sconfitto il capitalismo, aver abolito lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e spodestate ed espropriate le classi sfruttatrici. L'Unione Sovietica aveva posto alla sua base la proprietà socialista della terra, delle foreste, delle risorse naturali, delle fabbriche, delle officine e di tutti gli strumenti e mezzi di produzione; il principio socialista: "da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo il suo lavoro". Nella società sovietica la classe operaia, la classe dei contadini e lo strato degli intellettuali, erano alleati tra loro ed uniti nel lavoro comune teso a soddisfare in misura sempre maggiore i bisogni del popolo lavoratore e sviluppare ulteriormente il socialismo. Ma tanto la classe operaia, che la classe dei contadini e lo strato intellettuale, avevano assunto, rispetto al passato, caratteristiche del tutto nuove in considerazione del cambiamento intervenuto nella natura e nella struttura di classe dell'URSS.
Nell'esporre il Progetto di Costituzione dell'URSS all'VIII Congresso straordinario dei Soviet, Stalin evidenziò questi cambiamenti: "Si prenda (...) la classe operaia dell'URSS. Essa viene spesso chiamata, secondo la vecchia abitudine, proletariato. Ma che cos'è il proletariato? Il proletariato è una classe che è priva degli strumenti e dei mezzi di produzione, in un sistema economico in cui gli strumenti e i mezzi di produzione appartengono ai capitalisti e la classe dei capitalisti sfrutta il proletariato. Il proletariato è la classe che viene sfruttata dai capitalisti... La nostra classe operaia non solo non è priva degli strumenti e dei mezzi di produzione, ma al contrario, li possiede in comune con tutto il popolo. E poiché li possiede, e la classe dei capitalisti è stata liquidata, è esclusa qualsiasi possibilità di sfruttamento della classe operaia. È possibile, dopo questo, chiamare la nostra classe operaia: proletariato? È chiaro che no. Marx diceva: per liberare se stesso il proletariato deve distruggere la classe dei capitalisti, togliere ai capitalisti gli strumenti e i mezzi di produzione, e sopprimere le condizioni di produzione che generano il proletariato. Si può dire che la classe operaia dell'URSS abbia già realizzato queste condizioni della sua liberazione? Senza dubbio, lo si può e lo si deve dire. Ma che significa ciò? Ciò significa che il proletariato dell'URSS si è trasformato in una classe completamente nuova, nella classe operaia dell'URSS, che ha distrutto il sistema economico capitalista, ha instaurato la proprietà socialista degli strumenti e dei mezzi di produzione e dirige la società sovietica sulla via del comunismo...
Passiamo alla questione dei contadini... I nostri contadini sovietici sono dei contadini completamente nuovi. Da noi non vi sono più grandi proprietari fondiari e kulak, mercanti e usurai, che possano sfruttare i contadini. Quindi, i nostri contadini sono contadini liberati dallo sfruttamento. Inoltre, i nostri contadini sovietici, nella loro schiacciante maggioranza, sono dei contadini colcosiani, cioè basano il loro lavoro e il loro avere non sul lavoro individuale e su una tecnica arretrata, ma sul lavoro collettivo e su una tecnica moderna. Infine, base dell'economia dei nostri contadini non è la proprietà privata, ma è la proprietà collettiva, sviluppatasi sulla base del lavoro collettivo...
Passiamo, infine, alla questione degli intellettuali, dei tecnici e degl'ingegneri, dei lavoratori del fronte culturale, degl'impiegati in generale, ecc. Essi pure hanno subito dei grandi cambiamenti nel periodo trascorso. Non sono già più i vecchi intellettuali incarogniti, che cercavano di porsi al di sopra delle classi, mentre in realtà servivano, nella loro massa, i grandi proprietari fondiari e i capitalisti. I nostri intellettuali sovietici sono degli intellettuali completamente nuovi, legati con tutte le fibre alla classe operaia e ai contadini. È cambiata, in primo luogo, la composizione degl'intellettuali. Gli elementi provenienti dalla nobiltà e dalla borghesia sono una piccola percentuale dei nostri intellettuali sovietici. L'80-90% degl'intellettuali sovietici è composto di elementi provenienti dalla classe operaia, dai contadini e da altre categorie di lavoratori. È cambiato, infine, il carattere stesso dell'attività degl'intellettuali. Prima essi dovevano servire le classi ricche, perché non avevano altra via d'uscita. Adesso devono servire il popolo, poiché non vi sono più classi sfruttatrici. E, precisamente per questo, essi sono oggi membri a parità di diritti della società sovietica, dove, insieme con gli operai e coi contadini, all'unisono con essi, costruiscono la nuova società socialista"
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Il Progetto della nuova Costituzione fu elaborato da un'apposita commissione speciale, presieduta da Stalin. Questo progetto, prima di essere sottoposto all'approvazione dell'VIII Congresso straordinario dei Soviet, fu presentato al popolo sovietico che lo esaminò approfonditamente e con grande partecipazione in una discussione durata quasi sei mesi, dalla quale scaturì non solo un giudizio di merito, ma anche una serie corposa di proposte di emendamenti tutti esaminati, tanto dalla Commissione che dal Congresso dei Soviet, ed, in parte, accettati e recepiti nel progetto. Anche quest'aspetto fu sviluppato con particolare attenzione nel Rapporto di Stalin all'VIII Congresso dei Soviet.
"La discussione del progetto di Costituzione da parte del popolo - disse in merito Stalin - ha prodotto, com'è noto, una quantità abbastanza notevole di emendamenti e di aggiunte. Tutti sono stati resi pubblici nella stampa sovietica. Data la grande diversità degli emendamenti e il diverso loro valore, converrebbe, a mio parere, dividerli in tre categorie.
Il tratto distintivo degli emendamenti della prima categoria è che essi non riguardano questioni della Costituzione, ma problemi del lavoro legislativo corrente dei futuri organi legislativi... Evidentemente, gli autori di questi emendamenti non si sono resi conto della differenza che passa tra i problemi costituzionali e i problemi di legislazione corrente. Appunto per questo essi si sforzano di introdurre nella Costituzione la maggior quantità possibile di leggi, col risultato di fare della Costituzione qualcosa di simile a un codice. Ma la Costituzione non è un codice. La Costituzione è la legge fondamentale, e null'altro che la legge fondamentale. La Costituzione non esclude, ma presuppone il lavoro legislativo corrente dei futuri organi legislativi. La Costituzione dà una base giuridica alla futura attività legislativa di questi organi. Perciò gli emendamenti e le aggiunte di questo genere, in quanto non hanno un rapporto diretto con la Costituzione, devono essere, secondo me, rinviati ai futuri organi legislativi del paese.
Nella seconda categoria si devono mettere gli emendamenti e le aggiunte che tentano di introdurre nella Costituzione dei dati storici o degli elementi di dichiarazione a proposito di ciò che il potere sovietico non ha ancora ottenuto, e di ciò che esso deve ottenere nell'avvenire... Penso che questi emendamenti e aggiunte devono essi pure venir messi da parte, perché non hanno un rapporto diretto con la Costituzione. La Costituzione è la registrazione e la sanzione legislativa delle conquiste già ottenute e garantite. Se non vogliamo alterare questo carattere fondamentale della Costituzione, non dobbiamo riempirla di richiami storici al passato o di dichiarazioni sulle future conquiste dei lavoratori dell'URSS. A questo scopo ci si offrono altre vie e altri documenti.
Infine, nella terza categoria si devono mettere gli emendamenti e le aggiunte che hanno un rapporto diretto col progetto di Costituzione... 1) Prima di tutto sugli emendamenti all'articolo primo del progetto di Costituzione. Vi sono quattro emendamenti. Gli uni propongono, invece delle parole 'Stato degli operai e dei contadini', di dire: 'Stato dei lavoratori'. Altri propongono di aggiungere alle parole 'Stato degli operai e dei contadini' le parole 'e dei lavoratori intellettuali'. I terzi propongono, invece delle parole 'Stato degli operai e dei contadini', di dire: 'Stato di tutte le razze e le nazionalità,che popolano il territorio dell'URSS'. I quarti propongono di sostituire alla parola 'contadini' la parola 'colcosiani', oppure le parole 'lavoratori dell'agricoltura socialista'. Si devono accettare questi emendamenti? Penso che non si devono accettare. Di che cosa parla l'articolo primo del progetto di Costituzione? Parla della composizione di classe della società sovietica. Possiamo noi, marxisti, eludere nella Costituzione la questione della composizione di classe della nostra società? No, non lo possiamo fare...
Gl'intellettuali non sono mai stati e non possono essere una classe; essi sono stati e continuano a essere uno strato, che recluta i suoi membri tra tutte le classi della società... Nel nostro regime, nel regime sovietico, gl'intellettuali si reclutano soprattutto tra gli operai e i contadini. Ma comunque essi si reclutino e qualunque sia il loro carattere, gl'intellettuali sono pur sempre uno strato e non una classe. Non lede questa circostanza i diritti dei lavoratori intellettuali? Niente affatto! L'articolo primo del progetto di Costituzione parla non dei diritti dei diversi strati della società sovietica, ma della composizione di classe di questa società. Dei diritti dei diversi strati della società sovietica, compresi i diritti dei lavoratori intellettuali, si parla principalmente nei capitoli decimo e undicesimo del progetto di Costituzione. Da questi capitoli risulta che gli operai, i contadini e i lavoratori intellettuali godono di diritti assolutamente eguali in tutte le sfere della vita economica, politica, sociale e culturale del paese. Quindi non si può parlare di una lesione dei diritti dei lavoratori intellettuali.
Lo stesso si deve dire delle nazioni e delle razze che fanno parte dell'URSS. Nel secondo capitolo del progetto di Costituzione già si dice che l'URSS è una libera unione di nazioni aventi eguali diritti. Vale la pena di ripetere questa formula nel primo articolo del progetto di Costituzione, che non tratta della composizione nazionale della società sovietica, ma della sua composizione di classe? È chiaro che non ne vale la pena. Per quanto riguarda i diritti delle nazioni e delle razze che fanno parte dell'URSS, se ne parla nei capitoli secondo, decimo e undicesimo del progetto di Costituzione. Da questi capitoli risulta che le nazioni e le razze dell'URSS godono di identici diritti in tutte le sfere della vita economica, politica, sociale e culturale del paese. Quindi non si può parlare di una lesione dei diritti nazionali.
Così pure sarebbe errato sostituire alla parola 'contadino' la parola 'colcosiano', oppure le parole 'lavoratore dell'agricoltura socialista'. In primo luogo tra i contadini, oltre ai colcosiani, vi sono ancora più di un milione di famiglie non colcosiane. Come fare? Pensano forse gli autori di questo emendamento di non tenerne conto? La cosa non sarebbe ragionevole. In secondo luogo, se la maggioranza dei contadini sono passati all'economia colcosiana, questo non significa ancora che essi abbiano cessato di essere dei contadini, che essi non abbiano più la loro economia personale, la casa personale, ecc... Infine, sono forse già scomparse nel nostro paese la classe degli operai e la classe dei contadini? E se non sono scomparse, si devono eliminare dal vocabolario gli appellativi stabiliti per esse? Gli autori dell'emendamento, evidentemente, non hanno in vista la società attuale, ma quella futura, allorché le classi non vi saranno più, e allorché gli operai e i contadini saranno trasformati in lavoratori di una società comunista omogenea. È chiaro, quindi, che essi anticipano l'avvenire. Ma nell'elaborare la Costituzione non bisogna partire dal futuro, bensì dal presente, da quello che esiste già. La Costituzione non può né deve anticipare l'avvenire.
2) Viene in seguito un emendamento all'articolo 17 del progetto di Costituzione. Questo emendamento consiste nel proporre di escludere del tutto dal progetto di Costituzione l'articolo 17, che dice che le Repubbliche federate conservano il diritto di uscire liberamente dall'URSS. Penso che questa proposta non è giusta, e perciò non dev'essere accettata dal Congresso. L'URSS è un'unione volontaria di Repubbliche federate aventi eguali diritti. Escludere dalla Costituzione l'articolo relativo al diritto di uscire liberamente dall'URSS, significa violare il carattere volontario di quest'unione. Possiamo noi fare questo passo? Penso che non possiamo né dobbiamo farlo. Si dice che nell'URSS non c'è nessuna repubblica che voglia uscire dall'URSS, che, in conseguenza di ciò, l'articolo 17 non ha importanza pratica. Che da noi non ci sia nessuna repubblica che voglia uscire dall'URSS, è vero, naturalmente, ma da ciò non deriva che non dobbiamo fissare nella Costituzione il diritto delle Repubbliche federate di uscire liberamente dall'URSS. Nell'URSS anche non esiste una repubblica federata che voglia opprimere un'altra repubblica federata. Ma da questo non deriva affatto che dalla Costituzione dell'URSS debba essere escluso l'articolo che tratta dell'eguaglianza di diritti delle Repubbliche federate.
3) In seguito c'è la proposta di completare il secondo capitolo del progetto di Costituzione con un nuovo articolo, il cui contenuto consista nello stabilire che le repubbliche autonome socialiste sovietiche, quando abbiano raggiunto un corrispondente livello di sviluppo economico e culturale, possano essere trasformate in repubbliche socialiste sovietiche federate. Si può accettare questa proposta? Penso che non si debba accettarla. Essa è sbagliata non solo per il suo contenuto, ma anche per la sua motivazione. Non si può motivare il passaggio delle repubbliche autonome nella categoria delle repubbliche federate con la loro maturità economica e culturale, così come non si può motivare il fatto che si è lasciata questa o quella repubblica nell'elenco delle repubbliche autonome, con la sua arretratezza economica e culturale. Questo non sarebbe un modo marxista, leninista di trattare la questione...
Quali sono gli elementi, la cui esistenza motiva il passaggio delle repubbliche autonome nella categoria delle repubbliche federate? Questi elementi sono tre. In primo luogo, bisogna che la repubblica sia periferica, che non sia circondata da tutte le parti dal territorio dell'URSS. Perché? Perché se alla repubblica federata si lascia il diritto di uscire dall'URSS, è necessario che questa repubblica, diventata repubblica federata, abbia la possibilità logica e pratica di porre la questione della sua uscita dall'URSS. E questa questione può porla soltanto una repubblica che, per esempio, confini con uno stato straniero qualunque e, quindi, non sia circondata da tutte le parti dal territorio dell'URSS... Se la repubblica federata conserva il diritto di uscire dall'URSS, bisogna fare in modo che questo diritto non diventi un pezzo di carta vuoto e privo di senso... In secondo luogo, bisogna che la nazionalità che ha dato il suo nome alla repubblica sovietica rappresenti in essa una maggioranza più o meno compatta. Prendiamo, per esempio, la Repubblica autonoma della Crimea. Essa è una repubblica periferica, ma i tartari della Crimea non sono la maggioranza in questa repubblica, al contrario, essi vi rappresentano la minoranza. Quindi sarebbe errato e illogico passare la Repubblica della Crimea nella categoria delle repubbliche federate. In terzo luogo, bisogna che la repubblica non sia troppo piccola per quanto riguarda l'entità della sua popolazione, che essa abbia una popolazione, diciamo, non inferiore, ma superiore almeno a un milione. Perché? Perché sarebbe un errore supporre che una piccola repubblica sovietica, avente una quantità minima di popolazione e un esercito insignificante, possa contare di esistere come Stato indipendente. Non vi può essere dubbio che i briganti imperialisti farebbero presto a metterle le mani addosso.
Penso che, dove non esistano questi tre elementi oggettivi, sarebbe errato, nell'attuale momento storico, porre la questione del passaggio di questa o di quella repubblica autonoma nella categoria delle repubbliche federate.
4) In seguito si propone di sopprimere, negli articoli 22, 23, 24, 25, 26, 27, 28 e 29, l'elenco particolareggiato della divisione amministrativa e territoriale delle repubbliche federate in territori e regioni. Penso che anche questa proposta è inaccettabile. Nell'URSS vi sono delle persone che sono pronte, con grande piacere, e senza stancarsi, a rifare di continuo la carta dei territori e delle regioni, portando in questo modo confusione e incertezza nel lavoro. Il progetto di Costituzione mette un freno a questa gente. E questo è molto bene, perché qui, come in molte altre cose, abbiamo bisogno di un'atmosfera di certezza, abbiamo bisogno di stabilità, di chiarezza.
5) Il quinto emendamento riguarda l'articolo 33. Si considera inopportuna la creazione di due Camere e si propone di sopprimere il Soviet delle Nazionalità. Penso che anche questo emendamento non è giusto. Il sistema di una sola Camera sarebbe migliore di quello a due Camere, se l'URSS fosse uno Stato nazionale omogeneo. Ma l'URSS non è uno Stato nazionale omogeneo. L'URSS è, com'è noto, uno Stato plurinazionale. Abbiamo un organo supremo, in cui sono rappresentati gli interessi comuni di tutti i lavoratori dell'URSS indipendentemente dalla loro nazionalità. Questo è il Soviet dell'Unione. Ma le nazionalità dell'URSS, oltre agli interessi comuni, hanno anche gli interessi loro particolari, specifici, legati alle loro particolarità nazionali. Si possono trascurare questi interessi specifici? No, non si possono trascurare. È necessario un organo supremo speciale, che rispecchi precisamente questi interessi specifici? Certamente, è necessario. Non può esservi dubbio che senza un tale organo sarebbe impossibile governare uno Stato composto di tante nazionalità come l'URSS. Tale organo è la seconda Camera, il Soviet delle Nazionalità dell'URSS...
6) Si propone, poi, un'aggiunta al progetto di Costituzione, chiedendo che le due Camere abbiano un egual numero di membri. Penso che questa proposta potrebbe essere accettata. Essa offre, secondo me, dei vantaggi politici evidenti, perché sottolinea l'eguaglianza delle Camere.
7) Viene in seguito un'aggiunta al progetto di Costituzione in virtù della quale si propone di eleggere i deputati al Soviet delle Nazionalità nello stesso modo che i deputati al Soviet dell'Unione, per via di elezioni dirette. Penso che anche questa proposta si potrebbe accettare. È vero, essa può creare qualche inconveniente tecnico durante le elezioni. Ma, d'altra parte, essa offre un grande vantaggio politico, perché aumenterà l'autorità del Soviet delle Nazionalità.
8) Viene in seguito un'aggiunta all'articolo 40, in virtù della quale si propone di concedere al Presidium del Soviet Supremo il diritto di emanare degli atti legislativi temporanei. Penso che questa aggiunta non è giusta e non deve essere accettata dal Congresso. Bisogna finirla una buona volta con la situazione in cui non è un solo organismo che emana le leggi, ma è tutta una serie di organismi. Questa situazione contraddice al principio della stabilità delle leggi. E la stabilità delle leggi ci è più necessaria adesso che mai. Il potere legislativo nell'URSS dev'essere esercitato da un solo organismo, il Soviet Supremo dell'URSS.
9) Si propone in seguito un'aggiunta all'articolo 48 del progetto di Costituzione, in virtù della quale si chiede che il presidente del Presidium del Soviet Supremo dell'URSS, venga eletto non dal Soviet Supremo dell'URSS, ma da tutta la popolazione del paese. Penso che quest'aggiunta non è giusta, perché non è conforme allo spirito della nostra Costituzione. Secondo il sistema della nostra Costituzione, nell'URSS, non vi deve essere un presidente unico, eletto da tutta la popolazione allo stesso titolo del Soviet Supremo, e che sia in grado di contrapporsi al Soviet Supremo. La presidenza nell'URSS è collegiale, è il Presidium del Soviet Supremo, compreso il presidente del Presidium del Soviet Supremo, eletto non da tutta la popolazione, ma dal Soviet Supremo e tenuto a render conto al Soviet Supremo. L'esperienza storica dimostra che una simile struttura degli organi supremi è la più democratica e garantisce il paese da sorprese spiacevoli.
10) C'è, poi, un emendamento allo stesso articolo 48. Esso dice: portare a 11 il numero dei sostituti del presidente del Presidium del Soviet Supremo dell'URSS, in modo che vi sia un sostituto per ogni Repubblica federata. Penso che questo emendamento lo si potrebbe accettare, perché migliora le cose e può solo rafforzare l'autorità del Presidium del Soviet Supremo dell'URSS.
11) Viene in seguito un emendamento all'articolo 77. Esso esige l'organizzazione di un nuovo Commissariato del popolo dell'URSS, il Commissariato dell'Industria della difesa. A mio parere questo emendamento dovrebbe pure essere accettato, perché è giunto il momento di fare un posto speciale alla nostra industria della difesa e di creare il relativo Commissariato. A mio parere questo non potrebbe che migliorare la difesa del nostro paese.
12) Viene, in seguito, un emendamento all'articolo 124 del progetto di Costituzione, che chiede la modificazione di questo articolo nel senso di proibire la celebrazione delle cerimonie religiose. Penso che questo emendamento conviene respingerlo, perché non è conforme allo spirito della nostra Costituzione.
13) Infine, ancora un emendamento, di carattere più o meno sostanziale. Parlo dell'emendamento all'articolo 135 del progetto di Costituzione. Esso propone di privare dei diritti elettorali i ministri del culto, le ex guardie bianche, tutti gli 'ex' e le persone che non compiono un lavoro di utilità pubblica, oppure, in ogni caso, di limitare i diritti elettorali delle persone di questa categoria, accordando loro il diritto di eleggere, ma non quello di essere eletti. Penso che anche questo emendamento deve essere respinto. Gli elementi non lavoratori e sfruttatori sono stati privati dei diritti elettorali dal potere dei Soviet non per i secoli dei secoli, ma temporaneamente, per un dato periodo. Ci fu un tempo in cui questi elementi conducevano una guerra aperta contro il popolo e si opponevano alle leggi sovietiche. La legge sovietica che li privava del diritto elettorale fu la risposta del potere sovietico a questa loro lotta. Da allora è passato non poco tempo. Nel periodo trascorso abbiamo ottenuto che le classi sfruttatrici siano state liquidate e il potere sovietico sia diventato una forza invincibile. Non è venuto il momento di rivedere questa legge? Penso che è venuto. Si dice che la cosa è pericolosa, perché possono infiltrarsi negli organi supremi del paese degli elementi ostili al potere sovietico, delle ex guardie bianche, dei kulak, dei preti, ecc. Ma perché aver paura, in sostanza? Se hai paura dei lupi, non andare nel bosco. In primo luogo, non tutti gli ex kulak, ex guardie bianche o preti sono ostili al potere sovietico. In secondo luogo, se il popolo in una località o nell'altra eleggerà degli elementi ostili, ciò vorrà dire che il nostro lavoro d'agitazione sarà stato organizzato molto male e che ci saremo completamente meritata una simile vergogna; se, invece, il nostro lavoro d'agitazione sarà fatto in modo bolscevico, il popolo non lascerà che degli elementi ostili penetrino nei suoi organi supremi. Ciò significa che bisogna lavorare e non piagnucolare, lavorare e non aspettare che tutto ci venga presentato bell'e fatto per via di decreti. Lenin diceva, fin dal 1919, che non era lontano il tempo in cui il potere sovietico avrebbe ritenuto utile introdurre il suffragio universale senza nessuna restrizione. Fate attenzione: senza nessuna restrizione. Questo egli lo diceva quando l'intervento militare straniero non era ancora stato liquidato e la nostra industria e l'agricoltura si trovavano in una situazione disperata. Da allora sono già passati 17 anni. Non è tempo, compagni, di applicare quest'indicazione di Lenin? Penso che è tempo"
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Tra i principali principi sanciti dalla nuova Costituzione, vanno sottolineati: la proprietà socialista della terra, delle foreste, delle risorse naturali, delle fabbriche, degli strumenti e dei mezzi di produzione; la soppressione dello sfruttamento; la direzione dello Stato da parte della classe operaia come classe d'avanguardia della società; il diritto di ogni cittadino al lavoro, all'istruzione, all'assistenza necessaria; l'eguaglianza dei diritti dei cittadini indipendentemente dalla condizione, dall'origine, dal sesso, dal lavoro svolto, ecc.; l'eguaglianza dei diritti economici, sociali, culturali e politici di tutte le nazioni e razze; la garanzia, sulla base del principio della democrazia socialista, non solo dei diritti dei cittadini ma anche dei mezzi necessari all'esercizio di questi diritti.
La Costituzione del 1936 rappresentò indubbiamente un altro, grande successo del socialismo, direttamente legato all'azione e all'opera di Stalin; un documento che si colloca a pieno titolo tra i documenti fondamentali dell'umanità nell'epoca moderna.
Su questa Costituzione si è tentato di far cadere l'oblio: attraverso il silenzio, la minimizzazione del suo grande significato storico o, peggio, facendola passare per un documento privo di valore perché non rispecchiava la "vera realtà" del paese. Certo dalla borghesia, dal capitalismo internazionale e dai nemici del socialismo, non ci si poteva aspettare altro che quest'atteggiamento. A tutti costoro, Stalin diede la sua immediata e assai chiara riposta già nel suo Rapporto al progetto di Costituzione presentato all'VIII Congresso straordinario dei Soviet, nel quale, appunto, dedicò un capitolo proprio alla critica borghese del progetto di Costituzione.
"La posizione che la stampa borghese straniera prende verso il progetto di Costituzione, - affermò Stalin - presenta indiscutibilmente un certo interesse... Noi non possiamo ignorare la critica che questa stampa ha rivolto al progetto di Costituzione. I primi indizi di reazione della stampa straniera al progetto di Costituzione si sono espressi in una tendenza ben determinata a fare il silenzio attorno al progetto di Costituzione. Mi riferisco in questo caso alla stampa più reazionaria, fascista. Questo gruppo di critici ha ritenuto fosse meglio far semplicemente il silenzio attorno al progetto di Costituzione, presentare le cose come se un progetto non ci fosse mai stato e non ci fosse al mondo. Si potrebbe dire che il silenzio non è una critica. Ma non è vero. La congiura del silenzio come mezzo particolare di ignorare i fatti, è pure una forma di critica, stupida e ridicola, è vero, ma nondimeno una forma di critica. Ma la congiura del silenzio non ha avuto successo... E non poteva accadere altrimenti, perché esiste pure nel mondo un'opinione pubblica, esistono dei lettori, degli uomini viventi, i quali vogliono conoscere la verità dei fatti; e tenerli a lungo nelle morse dell'inganno non è assolutamente possibile. Con la frode non si va lontano.
Il secondo gruppo di critici... ritiene che il progetto non presenti un grande interesse, perché esso sarebbe, in sostanza, non un progetto di Costituzione, ma un pezzo di carta, una vuota promessa, fatta allo scopo di compiere una certa manovra e d'ingannare la gente... Rappresentante tipico di questo gruppo di critici è ... l'organo ufficioso tedesco 'Deutsche Diplomatisch-Politische Korrespondenz'. Questa rivista dice apertamente che il progetto di Costituzione dell'URSS è una vuota promessa, un inganno, 'un villaggio di Potemkin'. Esso dichiara senza esitare che l'URSS non è uno Stato, che l'URSS 'non rappresenta altro che un'espressione geografica esattamente definibile', che perciò la Costituzione dell'URSS non può essere considerata come una vera Costituzione... È già da un pezzo che l'URSS è un pruno negli occhi di questi signori. Da diciannove anni l'URSS si erge come un faro, infondendo nella classe operaia di tutto il mondo l'aspirazione alla libertà e provocando il furore dei nemici della classe operaia. Ed ecco che questa URSS, a quanto pare, non si accontenta di esistere semplicemente, ma si sviluppa anche, e non solo si sviluppa, ma prospera, e non solo prospera, ma redige persino un progetto di nuova Costituzione, progetto che esalta gli spiriti, che infonde nuove speranze alle classi oppresse. Come possono dopo ciò non montare in furia i signori dell'organo ufficioso tedesco? Che paese è questo, urlano essi, che ragione ha di esistere? ... E (...) decretano: Ricoprire di nuovo l'URSS, proclamare ai quattro venti che l'URSS, come Stato, non esiste, che l'URSS non è niente altro che una semplice espressione geografica!...
Per quanto riguarda l'affermazione che la Costituzione dell'URSS sarebbe una vuota promessa, un 'villaggio Potemkin', ecc., vorrei riferirmi a una serie di fatti stabiliti, che parlano da sé. Nel 1917 i popoli dell'URSS, hanno abbattuto la borghesia e instaurato la dittatura del proletariato, hanno instaurato il potere sovietico. Questo è un fatto, non una promessa. In seguito, il potere sovietico ha liquidato la classe dei grandi proprietari fondiari e rimesso ai contadini più di 150 milioni di ettari di terra degli ex grandi proprietari fondiari, del demanio e dei conventi, e questo oltre alle terre che si trovavano già prima nelle mani dei contadini. Questo è un fatto, non una promessa. In seguito, il potere sovietico ha espropriato la classe dei capitalisti, le ha tolto le banche, le officine, le ferrovie e gli altri strumenti e mezzi di produzione, dichiarandoli proprietà socialista, e ha messo alla testa di queste aziende i migliori elementi della classe operaia. Questo è un fatto, non una promessa. In seguito, organizzate l'industria e l'agricoltura secondo principi nuovi, socialisti, con una nuova tecnica, il potere sovietico ha ottenuto che l'agricoltura dia oggi nell'URSS una produzione superiore una volta e mezzo a quella di prima della guerra, che l'industria dia una produzione sette volte superiore a quella di prima della guerra e che il reddito nazionale sia quattro volte più grande di quello che era prima della guerra. Tutti questi sono fatti, non promesse. In seguito il potere sovietico ha soppresso la disoccupazione, ha realizzato il diritto al lavoro, il diritto al riposo, il diritto all'istruzione, ha assicurato migliori condizioni materiali e culturali agli operai, ai contadini e agli'intellettuali, ha assicurato l'applicazione del suffragio universale, diretto ed eguale, a scrutinio segreto. Tutti questi sono fatti non promesse. Infine, l'URSS ha dato il progetto d'una nuova Costituzione, che non è una promessa, ma la registrazione e la sanzione legislativa di questi fatti a tutti noti, registrazione e sanzione legislativa di ciò che è già stato ottenuto e conquistato.
Vien fatto di domandarsi: a che cosa si riducono dopo tutto questo le chiacchiere dei signori dell'organo ufficioso tedesco sui 'villaggi di Potemkin', se non al fatto che essi si sono posti come obiettivo di nascondere al popolo la verità sull'URSS, di indurre il popolo in errore, di ingannarlo? Questi sono i fatti. E i fatti, come si dice, sono testardi. I signori dell'organo ufficioso tedesco posson dire: tanto peggio per i fatti. Ma allora si può loro rispondere con le parole del noto proverbio russo: 'Per gli imbecilli, non c'è legge che valga'.
Il terzo gruppo di critici non è alieno dal riconoscere certi meriti al progetto di Costituzione; lo considera un fenomeno positivo, ma, vedete, dubita molto che parecchie delle sue disposizioni possano essere tradotte in atto, perché è convinto che queste disposizioni sono, in generale, irrealizzabili e devono restare sulla carta. Sono, per dirla senza asprezza, degli scettici. Di questi scettici ve ne sono in tutti i paesi.
Bisogna dire che non è la prima volta che ci incontriamo con essi. Quando i bolscevichi presero il potere, nel 1917, gli scettici dicevano: i bolscevichi, sì, non sono gente cattiva; ma al potere non se la caveranno, faranno fiasco... Durante la guerra civile e l'intervento straniero, questo gruppo di scettici diceva: il potere sovietico, naturalmente, non è una brutta cosa, ma Denikin e Kolciak, più gli stranieri, finiranno per averne ragione... Allorché il potere sovietico pubblicò il primo piano quinquennale, gli scettici di nuovo comparvero sulla scena, dicendo: il piano quinquennale, evidentemente, è una bella cosa; ma è ben difficile sia realizzabile; è probabile che i bolscevichi non se la caveranno con il piano quinquennale... Lo stesso si deve dire del progetto della nuova Costituzione e della critica che ne fanno gli scettici. Il progetto era appena pubblicato, che questo gruppo di critici è ricomparso sulla scena con il suo lugubre scetticismo, coi suoi dubbi circa la possibilità di realizzare alcune disposizioni della Costituzione. Non c'è nessuna ragione di dubitare che anche in questo caso gli scettici faranno fiasco, che faranno fiasco adesso come hanno fatto fiasco più d'una volta nel passato. Il quarto gruppo di critici, attaccando il progetto della nuova Costituzione, lo caratterizza come uno 'scarto a destra', come una 'rinuncia alla dittatura del proletariato', come la 'liquidazione del regime bolscevico'. 'I bolscevichi sono scivolati a destra, è un fatto', dicono essi in toni diversi. Dimostrano uno zelo particolare in questo senso alcuni giornali polacchi e, in parte, americani. Che cosa si può dire di questi critici, con licenza parlando? Se l'allargamento della base della dittatura della classe operaia, e la trasformazione della dittatura in un sistema più agile, e quindi, più potente di direzione politica della società, vengono interpretati da costoro non come un rafforzamento della dittatura della classe operaia, ma come un indebolimento di essa, o perfino come una rinuncia ad essa, allora è lecito domandare: ma sanno, in generale, questi signori, che cosa è la dittatura della classe operaia? Se la sanzione legislativa della vittoria del socialismo, la sanzione legislativa dei successi dell'industrializzazione, della collettivizzazione e della democratizzazione vengono chiamate da costoro 'scarto a destra', allora è lecito domandare: ma, sanno, in generale, questi signori, che differenza c'è tra la sinistra e la destra?...
Infine, ancora un gruppo di critici. Se il gruppo precedente accusa il progetto di Costituzione di rinunciare alla dittatura della classe operaia, questo gruppo lo accusa, al contrario, di non cambiare nulla allo stato di cose esistente nell'URSS, di lasciare intatta la dittatura della classe operaia, di non ammettere la libertà dei partiti politici e di mantenere in vigore l'attuale posizione dirigente del partito dei comunisti nell'URSS. Questo gruppo di critici considera, inoltre, che l'assenza di libertà per i partiti nell'URSS è un indice di violazione dei principii del democratismo. Debbo riconoscere che il progetto della nuova Costituzione mantiene effettivamente in vigore il regime della dittatura della classe operaia, così come conserva senza modificazioni l'attuale posizione dirigente del Partito comunista dell'URSS. Se gli egregi critici considerano che questa sia una deficienza del progetto di Costituzione, non c'è che da rammaricarsene. Noi, bolscevichi, consideriamo invece che questo è un merito del progetto di Costituzione.
Per quanto concerne la libertà dei diversi partiti politici, noi siamo a questo proposito d'opinione alquanto diversa. Il partito è una parte della classe, la sua avanguardia. Diversi partiti, e quindi, libertà per i partiti, possono esistere soltanto in una società in cui esistono classi antagonistiche, gli interessi delle quali sono ostili e irreconciliabili, in cui esistono, ad esempio, capitalisti e operai, grandi proprietari fondiari e contadini, kulak e contadini poveri, ecc. Ma nell'URSS, non vi sono più classi come le classi dei capitalisti, dei grandi proprietari fondiari, dei kulak, ecc. Nell'URSS vi sono due classi: gli operai e i contadini, i cui interessi non solo non sono ostili, ma al contrario, sono affini. Quindi nell'URSS non vi è terreno per l'esistenza di parecchi partiti, e neanche, di conseguenza, per la libertà di questi partiti. Nell'URSS vi è terreno per un solo partito: il partito comunista. Nell'URSS può esistere un solo partito: il partito dei comunisti, che difende coraggiosamente e fino all'ultimo gl'interessi degli operai e dei contadini... Parlano di democrazia. Ma che cos'è la democrazia? La democrazia, nei paesi capitalistici, dove esistono delle classi antagonistiche, è, in ultima analisi, la democrazia per i forti, la democrazia per la minoranza abbiente. La democrazia nell'URSS, al contrario, è la democrazia per i lavoratori, vale a dire la democrazia per tutti. Ma da questo deriva che i principii del democratismo non sono violati dal progetto della nuova Costituzione dell'URSS, bensì dalle Costituzioni borghesi. Ecco perché io penso che la Costituzione dell'URSS è nel mondo l'unica Costituzione democratica sino all'ultimo"
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