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Stalin, la vita e l'opera

Capitolo 17
L'Urss, primo Stato socialista

 


Gli anni compresi tra il 1929 e il 1939, racchiudono il periodo della grande ascesa dell'economia nazionale sovietica in tutte le sue branche e settori. Una ascesa che ha le sue caratteristiche principali nella definitiva affermazione e nel consolidamento del sistema socialista e nello sviluppo basato sull'adozione di una tecnica nuova e moderna sia nell'industria, sia nell'agricoltura, e che, rispetto al decennio precedente, ha cambiato volto e vita produttiva degli stabilimenti industriali e delle campagne. Fu il periodo nel quale, mentre il mondo capitalista era lacerato da una profonda crisi preludio della devastante tragedia della guerra, l'URSS raccoglieva i successi legati alla superiorità del suo sistema socialista e alla politica del partito comunista guidato dalla giusta e saggia linea marxista-leninista di Stalin. Alcuni semplici dati possono aiutare a far capire la straordinaria realtà di quei successi e rendere giustizia, nella loro disarmante concretezza, delle vuote parole degli zelanti critici borghesi dello "stalinismo", siano essi di destra o di "sinistra".
Nello sviluppo industriale, l'URSS in quel decennio fu all'avanguardia nel mondo sia per quanto riguardava la tecnica della produzione, sia per il totale ammodernamento della struttura produttiva industriale con i nuovi mezzi tecnici. Ciò determinò, nel quadro della potente affermazione dell'industria socialista, l'incremento del totale della produzione industriale passata dai 42.030 milioni di rubli del 1933 - di cui 28 milioni di rubli dovuti all'industria privata -, ai 100.375 milioni di rubli del 1939 - con un'incidenza dell'industria privata di 26 milioni di rubli. Questa situazione era certo il sintomo della saldezza e della potenzialità di sviluppo dell'industria sovietica, ma non significava certo ancora che l'URSS avesse raggiunto né, tanto meno, superato economicamente le principali potenze capitalistiche.
Nel suo Rapporto al XVIII Congresso del PC(b) dell'URSS, Stalin, sottolineò con particolare attenzione questo aspetto. "Ma in che cosa siamo in ritardo? Siamo ancora in ritardo - affermò Stalin - dal punto di vista economico, ossia dal punto di vista del volume della nostra produzione industriale per abitante. Abbiamo prodotto nel 1938 circa 15 milioni di tonnellate di ghisa, mentre l'Inghilterra ne ha prodotto 7 milioni. Potrebbe sembrare che le cose vadano meglio da noi che in Inghilterra. Ma se si dividono queste tonnellate di ghisa per il numero degli abitanti, si vedrà che in Inghilterra si avevano, nel 1938, per ogni abitante, 145 chilogrammi di ghisa, e nell'Unione Sovietica soltanto 87...
La potenza economica dell'industria non si esprime nel volume della produzione industriale in generale, indipendentemente dalla popolazione del paese, ma nel volume della produzione industriale considerato in rapporto diretto col volume del consumo di questa produzione per abitante. Quanto maggiore è la produzione industriale per abitante, tanto più elevata è la potenza economica del paese, e inversamente, quanto minore è la produzione per abitante, tanto più bassa è la potenza economica del paese e della sua industria. Di conseguenza, quanto più numerosa è la popolazione del paese, tanto maggiore è il fabbisogno del paese in oggetti di consumo, e quindi tanto maggiore deve essere il volume della sua produzione industriale.
Prendiamo, per esempio, la produzione della ghisa. Per superare economicamente l'Inghilterra nel campo della produzione della ghisa, che in quel paese nel 1938 era di 7 milioni di tonnellate, dobbiamo portare a 25 milioni di tonnellate la nostra produzione annua di ghisa...
Abbiamo superato i principali paesi capitalistici per la tecnica della produzione e pei ritmi di sviluppo dell'industria. Ciò è molto bene. Ma non basta. Dobbiamo superarli anche economicamente. Lo possiamo fare e lo dobbiamo fare. Soltanto se supereremo economicamente i principali paesi capitalistici, potremo contare che il nostro paese sarà saturo di articoli di consumo, che avremo abbondanza di prodotti e saremo in grado di passare dalla prima fase del comunismo alla sua seconda fase.
Che cosa è necessario per superare economicamente i principali paesi capitalistici? È necessario soprattutto avere la ferma e inflessibile volontà di marciare in avanti ed essere disposti a compiere dei sacrifici, a investire dei grandi capitali per sviluppare in tutti i modi la nostra industria socialista. Abbiamo noi questi elementi? Certamente li abbiamo! Sono necessari, inoltre, un'alta tecnica della produzione ed elevati ritmi di sviluppo industriale. Abbiamo noi questi elementi? Certamente li abbiamo! È necessario, infine, del tempo. Sì, compagni, del tempo. Si devono costruire nuove officine. Si devono formare nuovi quadri per l'industria. Ma ciò richiede del tempo, e non poco tempo. È impossibile in due o tre anni superare economicamente i principali paesi capitalistici. La cosa richiede un po' più di tempo... Quanto più elevata sarà da noi la produttività del lavoro, quanto più si perfezionerà la tecnica della produzione, tanto più presto si potrà adempiere questo compito economico così importante, tanto più si potranno ridurre i termini per la sua realizzazione"
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Per quanto concerne l'agricoltura due dati, soprattutto, possono dare l'esatta cognizione dell'affermazione del sistema socialista nelle campagne e riguardano: il numero delle famiglie contadine che nel 1938 si raggruppavano nei colcos, 18 milioni e 800 mila pari al 93,5% delle famiglie contadine, e la superficie dei terreni dei colcos seminata a cereali che, sempre nel 1938, era di 92 milioni di ettari, rispetto ai 600 mila ettari delle aziende individuali. Anche per lo sviluppo agricolo oltre che per quello industriale, l'URSS si pose al vertice nel mondo sia per la produzione che per la meccanizzazione. Quello che da sempre era stato un grande problema, il problema dei cereali, trovò, in quel periodo, una rapida e positiva soluzione garantendo appieno il rifornimento dell'intero paese, ed estendendo anche il livello territoriale di questa importante produzione che non rimase più circoscritta alla sola Ucraina, ma si sviluppò in maniera sostanziale anche nella RSFSR. In particolare la produzione di cereali che nel 1913 era di 801 milioni di q.li, passò a 894 milioni di q.li nel 1934, per raggiungere i 949 milioni di q.li nel 1938.Un altro dato importante da segnalare è quello relativo alla produzione di lino e cotone che dai 10,7 milioni di q.li del 1913, salì a 17,1 milioni di q.li del 1934, per raggiungere, nel 1938, i 32,3 milioni di q.li. L'aumento delle superfici coltivate, passate dai 105 milioni di ettari nel 1913 ai 136,9 milioni di ettari 1939, ha contribuito certo a questo sviluppo, ma l'aspetto determinante in questo processo di crescita è stato, indubbiamente, la meccanizzazione dell'agricoltura. Anche qui un dato. Il totale delle macchine agricole operanti nelle campagne nel 1939 era di circa 1 milione e 47 mila mezzi, rispetto ai circa 431 mila del 1933.
Nel campo dell'allevamento del bestiame l'URSS scontava invece una certa arretratezza. Il patrimonio zootecnico dell'URSS, infatti, in particolare per quanto riguardava gli allevamenti di equini e ovini era, nel 1939, al di sotto dei livelli del 1916 di circa 37 milioni di capi, anche se in netta ripresa rispetto al 1933. Migliore la situazione, invece, per quel che riguardava gli allevamenti di bovini e suini.
Nel periodo in questione altri fattori di sviluppo furono l'espansione della rete commerciale statale e cooperativa, con un incremento di più di 71.500 punti vendita nel periodo 1933/1938 e la crescita del volume di scambio delle merci del commercio statale e cooperativo e del mercato colcosiano. I progressi ottenuti in questo settore furono possibili anche grazie allo sviluppo del trasporto merci, soprattutto ferroviario e aereo, al miglioramento e all'incremento della rete di collegamento e dei mezzi impegnati in esso.
Per la classe operaia, per i contadini e per il popolo lavoratore, artefici primi di quell'imponente e impetuoso sviluppo, quegli anni furono certamente anni di sacrificio, di duro lavoro, di abnegazione che esaltavano l'alta coscienza socialista dei lavoratori sovietici, il loro eroismo civile, la loro unione e il loro attaccamento alla patria socialista, agli ideali e all'interesse di classe degli operai di tutto il mondo e alla comune causa internazionalista. Ma, furono anche anni che portarono a un più deciso miglioramento del tenore di vita, della condizione sociale e ad un ulteriore innalzamento del livello culturale del popolo sovietico: "Registriamo - disse Stalin nel già citato Rapporto al XVIII Congresso del PC(b) dell'URSS - i seguenti indici del miglioramento del tenore di vita degli operai e dei contadini nel periodo considerato:
1) Il reddito nazionale, da 48 miliardi e mezzo di rubli nel 1933, è salito a 105 miliardi nel 1938;
2) Il numero degli operai e degli impiegati, da poco più di 22 milioni nel 1933, è salito a 28 milioni nel 1938;
3) Il fondo annuale dei salari degli operai e degli impiegati, da 34 miliardi e 953 milioni di rubli è salito a 96 miliardi e 425 milioni;
4) Il salario annuale medio degli operai industriali, che nel 1933 era di 1513 rubli, nel 1938 era giunto a 3447 rubli;
5) Gli introiti in denaro dei colcos, da 5 miliardi 661 milioni e 900 mila rubli nel 1933, sono giunti a 14 miliardi 180 milioni e 100 mila rubli nel 1937;
6) La distribuzione media di grano ad ogni famiglia colcosiana nelle regioni cerealicole, da 61 pudi nel 1933, è salita a 144 nel 1937, senza tener conto delle sementi, dei fondi di sementi di riserva, del fondo per il nutrimento del bestiame comune, delle consegne di grano allo Stato, dei pagamenti in natura per i lavori compiuti dalle Stazioni di macchine e trattrici;
7) Gli stanziamenti nel bilancio dello Stato per opere sociali e culturali sono passati da 5 miliardi 839 milioni e 900 mila rubli nel 1933 a 35 miliardi e 202 milioni e mezzo nel 1938.
Per quanto riguarda il livello di cultura del popolo, la sua ascesa ha seguito il miglioramento del tenore di vita del popolo.
Dal punto di vista dello sviluppo culturale del popolo, il periodo considerato è stato veramente un periodo di rivoluzione culturale. L'introduzione dell'istruzione elementare generale obbligatoria nelle lingue delle nazionalità dell'URSS, l'aumento del numero delle scuole e degli allievi di tutti i gradi, l'aumento del numero degli specialisti che hanno terminato le scuole superiori, la formazione e lo sviluppo di nuovi intellettuali sovietici - questo è il quadro generale dell'ascesa culturale del popolo...
In seguito a tutto questo immenso lavoro culturale sono sorti e si sono formati innumerevoli nuovi intellettuali sovietici usciti dalle file della classe operaia, dei contadini e degli impiegati sovietici, carne della carne e sangue del sangue del nostro popolo, intellettuali che non conoscono il giogo dello sfruttamento, che odiano gli sfruttatori e sono pronti a servire fedelmente i popoli dell'URSS.
Penso che il sorgere di questa nuova intellettualità, - intellettualità del popolo, socialista, - sia uno dei risultati più importanti della rivoluzione culturale nel nostro paese"
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La rivoluzione culturale e la nascita della nuova intellettualità sovietica ebbero un influsso notevole e portarono un nuovo, vivo, fermento nel dibattito e nell'attività in ogni settore della cultura e dell'arte dando origine al formarsi sul piano teorico e pratico del realismo socialista. La costruzione socialista e la conseguente trasformazione del paese, la realtà sociale che essa generava e le problematiche connesse divennero il centro, il fulcro espressivo della cultura e dell'arte sovietica. Un esempio di ciò è dato, sul piano urbanistico e architettonico, dalla radicale trasformazione delle aree urbane, grandi e piccole, dalla nascita delle città sovietiche. Il processo di industrializzazione del paese portò a un consistente mutamento quantitativo del rapporto tra popolazione urbana e rurale. Già dagli anni venti le città sovietiche videro aumentare la propria popolazione a ritmi sempre crescenti, quantificabili in circa trenta milioni di nuovi abitanti. Mosca e Leningrado, ad esempio, aumentarono la loro popolazione di circa tre milioni di abitanti ciascuna. Tutto questo aveva delle conseguenze e causava dei problemi che dovevano essere affrontati e risolti perché incidevano, e non poco, sulle condizioni e sulla qualità della vita del popolo sovietico. Primi fra tutti il sovraffollamento, che costringeva alla coabitazione fra più nuclei familiari e la carenza di infrastrutture sociali. All'inizio degli anni trenta tutto ciò venne denunciato apertamente e senza infingimenti di sorta. La "questione urbana" fu messa in primo piano, come una delle tematiche centrali da affrontare e risolvere, e inserita nel programma di pianificazione. Mosca, Leningrado, Erevan, Taskent, Kiev rappresentarono le prime tappe dell'ampio progetto di ricostruzione e ammodernamento delle città sovietiche.
Il piano generale della ricostruzione della città di Mosca fu più che un esperimento, divenne, di fatto, un esempio di riferimento nell'urbanizzazione socialista. La superficie territoriale di Mosca passò da circa trentamila a sessantamila ettari. Vennero abbattuti i vecchi edifici, per lo più ancora costruzioni in legno, quelli non ristrutturabili ed altri edifici già proprietà del clero. La nuova normativa sull'edilizia abitativa prevedeva la costruzione di alloggi monofamiliari, lo sviluppo in altezza degli edifici, la non concentrazione di essi nelle sole zone periferiche, la presenza varia e organizzata negli insediamenti dei servizi indispensabili alla collettività, in primo luogo asili nido e mense, ma anche negozi, lavanderie, ristoranti, ecc. La razionalizzazione, l'allargamento e l'ampliamento della rete stradale e dei trasporti per favorire e snellire il collegamento con le zone industriali, gli uffici pubblici, le scuole, i luoghi di assistenza e di cura, i centri ricreativi e sportivi, i parchi pubblici e le zone verdi. Mosca e le altre città si trasformarono in grandi cantieri che impegnarono grandi risorse economiche e umane. Nel 1934 alla sola costruzione della metropolitana di Mosca erano impegnati circa 70 mila lavoratori. Un impegno utile e necessario che, in breve tempo, cambiò il volto delle città e migliorò qualità e condizioni di vita del popolo sovietico.
Gli architetti ed i tecnici urbanisti che lavorarono al piano di ricostruzione di Mosca, rievocarono sulle pagine della rivista "Bolscevik" non solo l'interessamento di Stalin per la ricostruzione di Mosca, ma anche la sua fattiva partecipazione alla elaborazione e al controllo attento del piano e della sua attuazione, a partire dalla riunione svoltasi al Cremlino il 14 luglio del 1934. "Nella riunione del Cremlino il compagno Stalin ci diede con eccezionale chiarezza e forza persuasiva le linee fondamentali per l'impostazione della questione della ricostruzione della capitale... Qualche giorno prima della riunione, al Comitato Centrale del partito erano stati inviati un rapporto sulla ricostruzione di Mosca, gli schizzi, le carte topografiche e i diagrammi. Eravamo stupiti che in così poco tempo Josif Vissarionovic avesse potuto studiare a fondo un materiale così voluminoso. Nei suoi interventi citava a memoria singoli tratti di questi documenti, formulava concretamente i principi basilari della ricostruzione della città. Il compagno Stalin disse che era necessario unire le prospettive più ardite di pianificazione con la realtà effettiva e con le condizioni che si erano determinate a Mosca nel corso di otto secoli di sviluppo spontaneo. Dopo aver fatto notare che la posizione presa dalle organizzazioni di Mosca a proposito del piano regolatore della città era giusta, il compagno Stalin disse che in questa ricostruzione si doveva condurre la lotta su due fronti. Per noi era inaccettabile sia la posizione di coloro che volevano lasciare a Mosca il suo aspetto di grande villaggio, sia la posizione di coloro che parteggiavano per un'eccessiva urbanizzazione, che proponevano, cioè, di costruire una città del tipo di quelle dei paesi capitalistici, con i grattacieli, con una popolazione straordinariamente accentrata. 'La storia, - disse il compagno Stalin, - ci mostra che nei centri industriali il tipo di città più vantaggioso economicamente è costituito da quello che dà un risparmio nelle opere di canalizzazione, di conduttura delle acque, di illuminazione, di riscaldamento, ecc. Perciò hanno torto coloro che propongono di fare estendere la città su una lunghezza di 70-100 km., cioè trasformarla in vera e propria campagna, pur lasciandole tutti i vantaggi dei servizi urbani e della vita culturale di una città. Noi dobbiamo costruire per lo più case a sei o sette piani'.
Il compagno Stalin parlò di una città nella quale dovevano essere create le maggiori comodità per la cittadinanza, della bellezza degli edifici, della forma architettonica delle case, delle buone condizioni di abitabilità degli appartamenti. Alcuni urbanisti erano attratti allora dalle arterie straordinariamente larghe. Il compagno Stalin li corresse, mostrando che ove occorra ricostruire le grandi arterie in una parte già costruita della città, dove, cioè, la larghezza delle strade provoca la necessità di spostare i vecchi edifici, bisogna limitarsi ad una larghezza di 30-35 metri, mentre dove le strade vengono costruite di sana pianta si può arrivare ad una larghezza di 60-70 metri... Il compagno Stalin criticò decisamente i lavori per il rinverdimento della città. Qualcuno pensava ingenuamente che quando avesse costruito qualche modesta aiola vicino ai marciapiedi rendendoli così più stretti, avrebbe perfettamente attuato il rinverdimento della città. Ma in effetti queste aiuole sarebbero servite solamente ad intralciare il traffico, senza arricchire per nulla l'atmosfera di ossigeno. Bisognava costruire grandi zone alberate e a prato e grandi viali.
Nel suo intervento il compagno Stalin disse anche che non solamente bisognava interrompere nuove costruzioni a carattere industriale a Mosca, ma che bisognava anche eliminare dalla città certe imprese industriali nocive alla salute dei cittadini. È possibile che noi ci imbattiamo in svariate difficoltà, in proteste da parte dei singoli comitati popolari, ma noi dobbiamo agire egualmente. Uno dei relatori citò il caso di certi costruttori che edificavano case sgradevoli a vedersi, che disturbavano l'aspetto delle vie. Il compagno Stalin in tono interrogativo chiese: 'Sono colpevoli di una simile cosa?'. La replica bene appropriata colpì nel segno. Comprendemmo perfettamente che i colpevoli eravamo noi architetti e urbanisti.
Nel suo discorso Iosif Vissarionovic ci ricordò ancora una volta che noi falliremmo nel nostro intento. Disse che era necessario il più attento controllo sulle costruzioni, dato che le singole organizzazioni costruivano dove e come pareva a loro. 'Bisogna costruire, - disse il compagno Stalin, - secondo un piano ben preciso e obbligatorio. Chiunque tenti di alterare questo piano deve essere richiamato all'ordine'. Per iniziativa del compagno Stalin e con la sua immediata e diretta partecipazione ebbe inizio un immenso lavoro creatore per la redazione del piano generale di ricostruzione di Mosca... Nella storia del genere umano non vi sono esempi paragonabili al gigantesco lavoro che si conduce per la ricostruzione di Mosca. Saggezza e immensa sollecitudine per i lavoratori si rivelano in ogni parola, in ogni cifra del piano generale di ricostruzione della capitale. Sotto gli occhi di tutti avviene la trasformazione dell'antica Mosca dalla pianta a forma di gomito, con le sue strade sporche, strette e luride, con i suoi vicoli ciechi, in una città bella, progredita, dotata di ogni comodità, degna dell'epoca staliniana. Con grande preveggenza e con straordinaria attenzione per i bisogni e gli interessi della popolazione della capitale, il compagno Stalin dà alle organizzazioni moscovite le indicazioni e i consigli sul modo migliore per costruire le case di abitazione e sulla migliore organizzazione urbanistica... In una parola non c'è parte della vita cittadina alla quale non abbia preso parte, in funzione di dirigenza e con estrema sollecitudine per i lavoratori, il compagno Stalin".126
E questo è l'atteggiamento e il comportamento tenuto da Stalin verso ogni aspetto, ogni questione, ogni problema "piccolo" o "grande". Anche questo è un motivo per cui gli operai sovietici, il popolo e i comunisti dell'URSS hanno riconosciuto a Stalin il merito dei successi e delle vittorie del socialismo. Con il suo esempio Stalin si è guadagnato l'alta stima e il grande affetto del suo popolo. Per questo Stalin è stato una "guida vera" per il suo Paese. Un esempio fatto di dedizione totale alla classe operaia e alla causa del socialismo. Rimase sempre dedito al suo lavoro ed instancabile in esso. Svolto con la riconosciuta meticolosità, con l'approfondita conoscenza dei problemi, con il pieno coinvolgimento di quanti fossero interessati alle questioni che di volta in volta si andavano ad affrontare. Questo fu sempre il suo metodo e il suo stile di lavoro.
Per i suoi meriti eccezionali nell'opera di organizzazione del partito bolscevico, nella formazione dello Stato sovietico, nell'edificazione della società socialista e nel rafforzamento dell'amicizia tra i popoli dell'URSS, il Presidium del Soviet Supremo insignì, il 20 dicembre 1939, Stalin del titolo di Eroe del Lavoro Socialista. Il 22 dicembre, inoltre, Stalin venne eletto membro onorario dell'Accademia delle Scienze dell'URSS.
In ogni questione affrontata e in ogni lavoro svolto, Stalin non ha mai lesinato forze ed energie, anche nei momenti più duri e difficili della sua vita personale. Mai chiese qualcosa per sé, o fece intercessioni di sorta per i suoi familiari. Nel 1918, Stalin si unì alla sua seconda compagna di vita, Nadezda Alliluyev. Iscritta al partito bolscevico, Nadezda lavorò per alcuni anni alla segreteria di Lenin e a quella del Commissariato del popolo alle nazionalità, con Stalin. Seguì il suo compagno anche a Tsaritsyn, nel periodo della guerra civile. Dopo la morte di Lenin lavorò nella redazione della rivista "Rivoluzione e cultura" e, nel 1929, riprese gli studi iscrivendosi all'Accademia industriale scegliendo la specializzazione in fibre artificiali. Stalin e la Alliluyev vivevano in un piccolissimo appartamento al Cremlino e quando, nel 1921, nacque il loro figlio Vasilij, e Jakov, primogenito di Stalin, si riunì al padre, fu Lenin a chiedere che venisse assegnato loro un alloggio più grande, ben sapendo che Stalin non lo avrebbe fatto. Né Stalin intervenne in alcun modo quando il partito prese un provvedimento disciplinare contro Nadezda per un allentamento della sua attività sociale e del lavoro di partito, dimostrando una volta di più che mai egli fece valere la sua autorità per un qualche suo "interesse" o "favore" personale o familiare.
Rari furono, inoltre, i momenti di riposo che Stalin si concesse data l'enorme mole di lavoro che doveva svolgere per fare fronte ai suoi molteplici impegni. Di questi rari momenti egli approfittò per riunirsi, nella dacia di Zubalovo, con la moglie, i figli e la sua famiglia - i familiari di Ekaterina Svanidze, la sua prima compagna, e gli Alliluyev - o per "coltivare" le sue passioni: la musica, il cinema e il teatro, assistendo a qualche rappresentazione al termine delle quali si soffermava brevemente a salutare gli artisti e scambiare con loro qualche parola.
La grande mole di lavoro svolto ha influito non poco anche sulla sua salute fisica. Proprio gli anni trenta, sotto questo aspetto, segnarono un periodo particolarmente tormentato dall'acutizzarsi della malattia reumatica di cui soffriva già dagli anni della giovinezza e dall'insorgere di problemi polmonari che lo costrinsero a ricorrere spesso a brevi soggiorni di cura a Soci. Poi i gravi e tragici lutti che lo colpirono negli affetti più cari. Prima fra tutte la morte dell'amata compagna Nadezda che dopo la nascita della figlia Svetlana, nel 1926, iniziò a soffrire di una grave depressione. Questa debilitazione nervosa ebbe certamente nell'ereditarietà familiare una delle sue concause. Ne soffrirono infatti alcuni familiari di Olga, la madre di Nadezda, e, nella famiglia Alliluyev, anche il fratello Fedor. Nell'estate del 1930 lo stato di salute di Nadezda si aggravò ed essa andò in Germania, ospite del fratello Pavel, per un breve periodo di cura. Poi, improvvisamente, la sera dell'otto novembre 1932 il tragico epilogo, con il suicidio di Nadezda. Stalin da questa perdita rimase provato nei suoi più intimi sentimenti né, come ricordato dalla figlia Svetlana e dagli amici più stretti, il tempo è mai riuscito a sopire il dolore e l'amarezza provocati da questa perdita. Nel giugno del 1937, poi, la morte della madre Ekaterina che lui e Nadezda con insistenza, ma invano, avevano cercato di convincere a lasciare la Georgia per andare a vivere con loro a Mosca. Rimase sempre in contatto epistolare con lei e, nel 1935, riuscì anche a farle una breve visita a Tiflis. E infine la scomparsa di Jakov, il figlio primogenito, barbaramente assassinato in un campo di concentramento nazista, dopo essere stato catturato dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale. I criminali nazisti tentarono con il ricatto più vile di porre condizioni in cambio del rilascio del prigioniero, ma Stalin si oppose sempre fermamente a qualsiasi trattativa con il nemico. Non c'è disprezzo sufficiente a coprire quanti hanno sfruttato perfino questa tragedia pur di infangare la memoria di Stalin, spacciando il fermo rifiuto a un ignobile ricatto per l'ennesimo esempio della crudeltà del despota. Del resto dall'abisso della bassezza morale di costoro non è certo possibile percepire la grandezza di Stalin.